Archivio
- Agosto 2025 (31)
- Luglio 2025 (30)
- Giugno 2025 (24)
- Maggio 2025 (9)
- Aprile 2025 (80)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (65)
- Gennaio 2018 (10)
Ludopatia: cos’è, quali sono i sintomi e come combatterla
Il calcioscomesse che ha travolto alcuni importanti calciatori della Nazionale – con l’autodenuncia di Nicolò Fagioli e gli avvisi di garanzia a Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo – ha riaperto il dibattito sui rischi della ludopatia e sulle problematiche legate al gioco d’azzardo.
Cos’è la ludopatia
Quando si parla di ludopatia, bisogna innanzitutto chiarire che si tratta di una patologia. Dunque, di un disturbo psicologico. Un giocatore e un ludopatico sono differenti nella modalità in cui portano avanti l’interesse per la scommessa. Il ludopatico gioca d’azzardo in maniera abitudinaria, manifestando la necessità di scommettere sempre di più. Anche a distanza di pochi minuti dalla precedente giocata.
Quali sono i sintomi della ludopatia e come ci si accorge di averla
Diversi i sintomi che possono ricondurre alla ludopatia. Tra questi ansia e preoccupazioni. Il giocatore patologico pensa continuamente al gioco e alle sue esperienze passate, presenti o frutto di sogni. Poi c’è l’assuefazione, tipica delle dipendenze: servono puntate sempre più alte e frequenti per continuare a provare le stesse emozioni. E ancora, l’astinenza. Inquietudine e irritabulità sono elementi che caratterizzano il ludopatico quando prova a ridurre o interrompere l’attività. C’è poi il senso di rivincita, la voglia di “riscatto” dopo una sconfitta, che porta a giocare finché non si vince. Il ludopatico sviluppa una inclinazione verso le azioni illegali: è cioè portato a infrangere la legge pur di trovare il denaro per scommettere o recuperare una perdita. Questi disturbo ha gravi conseguenze sulle relazioni personali.
Come combattere la ludopatia
Esistono diversi modi di curare questa patologia, differenti a seconda del grado di gravità. Per i casi meno gravi si può utilizzare una terapia cognitivo comportamentale. L’obiettivo è arrivare a comprendere quali siano i meccanismi che stanno alla base del disturbo da gioco. Una volta superata questa fase, si può intervenire per individuare le strategie migliori per gestire il disturbo nella vita di tutti i giorni. In caso di dipendenza grave, non sono escluse terapie farmacologiche. Specialmente nei casi in cui il paziente abbia sviluppato anche forme di depressione, stati d’ansia o altre malattie di tipo psichiatrico. In ultimo, si può procedere con terapie di gruppo.