L’Ucraina potrebbe entrare nella Nato solo a fine guerra (forse)

Se l’Ucraina fosse stata nella Nato la Russia non l‘avrebbe attaccata: l’invasione da parte di Mosca avrebbe fatto scattare l’articolo 5 e l’immediata risposta dell’Alleanza Atlantica con il conseguente scontro diretto tra potenze nucleari. Nessuno al Cremlino o alla Casa Bianca lo avrebbe voluto. L’ex repubblica sovietica però, pur essendoci vicina, collaborando su vari livelli da anni, soprattutto dall’inizio della guerra nel Donbass nel 2014, è sempre rimasta ai margini, non diventandone membro ufficiale, per cui la Russia ha optato nel 2022 per l’aggressione su larga scala senza il rischio di una reazione diretta di Nato e Stati Uniti. Questa la teoria. In pratica la guerra che si combatte in Ucraina è tra le forze russe e ucraine, armate, addestrate e supportate dai Paesi dell’Alleanza.

Al netto della propaganda, l’Ucraina potrà entrare nella Nato solo a guerra conclusa

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in questi mesi ha continuato a richiedere l’ingresso immediato nella Nato e solo raramente ha ammesso che sarà impossibile con la guerra in corso. L’ultimo appello di Zelensky è arrivato a pochi giorni del vertice di Vilnius dell’11 e 12 luglio: «Manca esattamente una settimana al giorno del vertice di Vilnius», ha spiegato mercoledì 6 luglio il leader ucraino. «Ciò significa che manca una settimana a un momento chiave per la sicurezza comune in Europa. Stiamo lavorando con i nostri partner il più possibile per garantire che questa prevalga. Tutto dipende da loro». Più probabile che l’Ucraina venga cooptata nelle strutture occidentali ma solo a conflitto terminato. Di questo a Kyiv sono tutti consci, al netto della propaganda. Ma fa parte appunto del gioco e della infowar spingere a tutti i costi verso l’obiettivo massimo, anche se irraggiungibile. Che sia così l’hanno espresso chiaramente gli Stati Uniti e i Paesi della vecchia Europa, dalla Francia alla Germania, al contrario di quelli nuovi dell’Est – Polonia e repubbliche baltiche – che vorrebbero imbarcare l’Ucraina da subito anche a costo di scatenare davvero la Terza guerra mondiale, almeno stando a quello che si sente dire tra Varsavia e il Baltico.

L'Ucraina potrebbe entrare nella Nato solo a fine guerra (forse)
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Getty Images).

L’arrivo di Putin al Cremlino ha frenato la strategia delle porte aperte 

La strategia della Nato è stata sempre quella delle porte aperte: negli Anni 90 e sino ai primi 2000, il gioco è stato facile, con tutta l’Europa dell’Est passata in varie tappe nel Patto Atlantico e alcune repubbliche ex sovietiche alla finestra, Georgia e Ucraina in testa. Poi con l’arrivo di Vladimir Putin al Cremlino qualcosa è cambiato. Nel 2008 l’allora presidente georgiano Mikhail Saakashvili scatenò una guerra per riprendersi le regioni indipendentiste di Abcasia e Ossezia. Mosca reagì portando le truppe poco lontano da Tbilisi e bloccando le sue aspirazioni. Nel 2010 il presidente ucraino Victor Yanukovich ancorò la neutralità militare del Paese alla Costituzione, cancellata con il cambio di regime del 2014. La guerra nel Donbass, durata quasi otto anni, ha preparato il terreno per il conflitto odierno che di fatto ha bloccato, sul modello georgiano, la via dell’Ucraina verso la Nato. Finché durerà la guerra Kyiv non ha speranze di entrare nella Nato. Il problema è che il conflitto potrebbe continuare a lungo e non si sa come finirà. In caso di una totale sconfitta russa, l’Ucraina intera potrà fare il suo ingresso a pieno diritto; in caso contrario bisognerà vedere quanta Ucraina non sarà russa e se il resto potrà in futuro avvicinarsi all’Alleanza.

L'Ucraina potrebbe entrare nella Nato solo a fine guerra (forse)
Il presidente russo Vladimir Putin (Getty Images).

Il modello georgiano e il futuro incerto dell’Ucraina

Il modello georgiano insegna. Basta guardare cosa è accaduto negli ultimi 15 anni: Mosca ha fatto di Abcasia e Ossezia due protettorati, la Georgia ha perso due fette importanti del proprio territorio, l’ingresso nella Nato è stato congelato. E allora si torna all’inizio: perché l’Ucraina o la Georgia non sono entrate velocemente nella Nato? È colpa della cautela di Francia e Germania che già nel 2008 hanno bloccato l’approccio di Kyiv e Tbilisi per non risvegliare l’orso russo? O forse è vero che allora e prima di allora sia Ucraina che Georgia non avevano nessuna intenzione di spostare il proprio baricentro militare e avrebbero preferito rimanere neutrali, anche per questioni di buon vicinato, al di là delle spinte forzate delle élite filostatunitensi impersonate da Victor Yushchenko e Mikhail Saakashvili, due presidenti finiti dalle stelle alle stalle? L’Ucraina di Yanukovich, che in fondo aveva cercato un equilibrio tra Russia e Occidente, aveva scelto l’equidistanza militare ed era arrivata a un passo dall’Unione Europea, con l’Accordo di associazione già parafato per la parte economica e bloccato per quella politica a causa del caso di Yulia Tymoshenko, incarcerata per abuso d’ufficio. In seguito, prima è arrivata la virata verso la Russia poi la rivoluzione di Euromaidan che nel 2014 ha riportato la barra verso Ovest e la Nato. Da cui però l’Ucraina continua a stare fuori.

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