L’infinita rivalità Brasile-Argentina tra razzismo e guerra calcistica

La seconda Guerra del Football ha come epicentro lo stadio Maracanà di Rio de Janeiro. Si celebra in due tempi, esattamente come se fosse una partita, ma da adesso in poi rischia di espandersi verso altri campi da gioco e di battaglia. È la guerra tra Brasile e Argentina, i due giganti del Sud America che dalla fine del giogo colonialista nel XIX secolo si contendono l’egemonia sul continente e che proprio sui campi da calcio trovano una perfetta sublimazione della loro rivalità. Una rivalità storicamente molto accesa, ma mai andata oltre il segno dell’agonismo e oltre il perimetro del rettangolo di gioco. E invece durante il mese di novembre 2023 si è avuto in due riprese lo scontro sanguinario. Che ha coinvolto le tifoserie calcistiche, ma è indice di qualcosa di più profondo. E poiché il ripetersi della circostanza in terra brasiliana dimostra che questo qualcosa di profondo c’è, adesso è il caso di pensare al rischio di veder replicare lo schema in Argentina, o in giro per il Sud America, tutte le volte che le tifoserie dei due Paesi dovessero incrociarsi.

Assalto premeditato prima della finale di Libertadores

Il primo episodio di questa svolta violenta si è verificato all’inizio di novembre. Per l’esattezza è stato venerdì 3, vigilia della finale di Coppa Libertadores per la cui disputa è stato scelto il Maracanà. A giocarsi il principale trofeo sudamericano per club sono giunti i brasiliani del Fluminense (che quindi giocano in casa) e gli argentini del Boca Juniors. Come è normale in circostanze del genere, gran parte della tifoseria ospite giunge il giorno prima nella città in cui si gioca la partita. Ciò che purtroppo dà vita a uno scenario inedito, con la spiaggia di Copacabana che si trasforma da luogo da cartolina globale in terreno di caccia all’uomo. I tifosi argentini vengono inseguiti e aggrediti, senza che vi sia una causa scatenante. Si tratta di un assalto premeditato, che avvelena la vigilia della gara vinta l’indomani (2-1) dal Fluminense. Né l’assalto della spiaggia di Copacabana rimane isolato, dato che nelle ore successive altri episodi, sia pur di portata minore, si susseguono.

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Un tifoso del Boca colpito negli scontri a Copacabana (Getty).

La partita a rischio del Maracanà e le due tifoserie mescolate

Si tratta di un precedente pesante, che eleva il livello di tensione fra le due patrie calcistiche e fa indicare come una partita a rischio quella fra due squadre nazionali messa in calendario per martedì 21 novembre. Si gioca per le qualificazioni al Mondiale 2026 e visto il precedente andato in scena poco più di due settimane prima era molto alto il livello di tensione e attenzione. Ma ciò non è bastato per evitare scontri, che anzi in questa occasione si sono verificati sugli spalti del Maracanà. Complice una vendita scarsamente controllata dei tagliandi d’ingresso, le due tifoserie si sono trovate mescolate dentro i vari settori dello stadio. Ciò che, viste le recentissime violenze a margine della finale di Libertadores, ha provocato immediatamente gli scontri.

Prima i violenti tafferugli sono avvenuti fra le opposte fazioni di tifosi, poi è toccato al confronto fra i poliziotti brasiliani (che hanno manganellato senza complimenti) e tifosi ospiti. L’inizio della partita è stato ritardato di oltre mezz’ora, ma viste le circostanze è un prodigio che gli incidenti si siano fermati lì e non abbiano provocato vittime. Come ha detto Lionel Messi dopo la partita (vinta 1-0 dall’Argentina): «Poteva essere una strage».

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Scontri sugli spalti del Maracanà tra tifosi del Brasile e dell’Argentina (Getty).

Il razzismo anti-brasiliano che contagia tutto il Sud America

Ma perché tanta violenza? Molte potrebbero essere le spiegazioni, al di là della rivalità storica fra le due patrie calcistiche. Fra queste ne può essere indicata una, tutta interna al calcio e incubata negli anni più recenti. Riguarda il razzismo che contagia gli stadi sudamericani non meno di quanto avviene in quelli europei. E le principali vittime di tali manifestazioni di razzismo sono proprio i brasiliani, che ovunque si spostino per il Sud America vengono accolti da odiose manifestazioni di discriminazione.

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Tifosi brasiliani (Getty).

La scimmia con la banana sui profili social di Marcelo

La lista degli episodi è lunga e ha colpito le tifoserie di quasi tutti i club brasiliani impegnati nelle competizioni internazionali sudamericane. Atti odiosi di questo genere sono stati particolarmente frequenti in occasione delle gare contro i club argentini. E l’ultimo, clamoroso episodio si è registrato giusto nelle ore che precedevano la finale di Coppa Libertadores tra Fluminense e Boca Juniors. È successo infatti che sui profili social di Marcelo, ex esterno del Real Madrid che è andato a chiudere la carriera nel Fluminense, un tifoso argentino ha postato l’immagine di una scimmia che mangia una banana.

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Marcelo, brasiliano ex Real Madrid e ora al Fluminense (Getty).

Quanto questo episodio e i precedenti possano avere inciso nell’esplosione dell’odio fra le tifoserie dei due Paesi non è cosa su cui ci si possa esprimere con certezza. Di sicuro non hanno favorito la pacificazione degli animi. Altrettanto sicuro è che la situazione ha raggiunto un tale livello di gravità da indurre la confederazione calcistica sudamericana (Conmebol) a inasprire le sanzioni per i club i cui tifosi si rendano protagonisti di comportamenti discriminatori.

Dopo la crescita, il Brasile è affondato con Bolsonaro

Sullo sfondo rimangono le relazioni fra i due giganti del Sud America. Che da sempre soggette alla lotta per l’egemonia sul continente. Rispetto a ciò, i due Paesi attraversano una fase di confuso passaggio. In questo scorcio di XXI secolo i due Paesi hanno percorso traiettorie ampiamente divergenti. Il Brasile ha dapprima segnato una crescita economica rilevante, che lo ha portato a essere la decima potenza mondiale, salvo poi avere una grave crisi di rigetto coincisa col periodo in cui il suo prestigio internazionale avrebbe dovuto toccare il culmine: il 2014-2016, anni in cui sono stati ospitati dapprima il Mondiale di calcio e poi le Olimpiadi di Rio de Janeiro. La presidenza di Jair Bolsonaro ha poi prodotto un passaggio di profonda spaccatura sociale dalla quale il Paese non si è ancora ripreso.

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Tifosi argentini (Getty).

Entrare nei Brics? La vittoria di Milei rivede i piani dell’Argentina

Dal canto suo l’Argentina passa da un default al rischio di vederne materializzare un altro. Il primo ventennio del secolo è stato caratterizzato dall’ennesima oscillazione fra liberismo e peronismo, ciò che ha determinato per il Paese la difficoltà a marcare una presenza strategica sul piano internazionale. La prospettiva di entrare nel club dei Brics (di cui il Brasile è socio fondatore) è stata molto caldeggiata sotto la presidenza della repubblica di Alberto Férnandez. Ma con la nuova presidenza di Javier Milei, che porta alle estreme conseguenze il populismo peronista e il liberismo, questa prospettiva è stata rapidamente accantonata. Per dirla eufemisticamente, entrambi gli Stati stanno vivendo una fase di passaggio. Che prevede la fiera e reciproca inimicizia come indispensabile ingrediente.

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