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L’inarrestabile crollo in Borsa di Nexi fa traballare l’ad Bertoluzzo
Era stata definita la European Pay Tech Company d’Europa dal suo attuale amministratore delegato Paolo Bertoluzzo, oppure il campione nazionale dei pagamenti europei da Cassa depositi e Prestiti e dal suo precedente amministratore delegato, Fabrizio Palermo, ora passato alla guida della multiutility romana Acea. Il governo grillino di Giuseppe Conte ne aveva fatto un suo vanto, in particolare Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, principale sponsor dell’iniziativa e di Bertoluzzo. La nuova Nexi, formatasi da appena due anni grazie alla fusione per incorporazione delle società specializzate nei pagamenti Sia e Nets, è diventata un bel problema per i suoi azionisti: i fondi americani Bain e Advent (uniti in Mercury con Clessidra, 9,4 per cento), Hellman & Friedman (19,9 per cento), il fondo sovrano di Singapore GIC (2,1 per cento), le lussemburghesi Eagle (6,08 per cento) e Alliance & Bernstein Europe (5,06 per cento), Cassa Depositi e Prestiti (13,5 per cento) e Poste Italiane (3,5 per cento). Ma soprattutto per il 41 per cento di azionisti di minoranza che formano il flottante di Borsa. Alcuni, soprattutto i soci rilevanti, saranno costretti ancora una volta svalutare la partecipazione nella società nel 2023, come già fatto nel 2022.

Il titolo Nexi ha perso il 70 per cento dal 2021 e il 35 per cento dalla quotazione del 2018
Il titolo Nexi (prima della fusione con Sia e Nets) è stato quotato nel 2018 a 9 euro, e subito è stato un problema perché il prezzo è sceso fino a 8. Poi, a seguito degli annunci di fusione con Sia, gioiello italiano dei pagamenti, e di Nets, società con attività nei Paesi nordici e in Germania, nel luglio del 2021 il titolo è salito a oltre 19 euro. I fondi ricordano molto bene come sia stato Bertoluzzo a voler a tutti i costi comprendere anche Nets nel perimetro della fusione, non tenendo conto che la società aveva un profilo finanziario problematico. Così facendo Cdp sarebbe stata diluita come azionista e quindi avrebbe avuto meno poteri di governance. Oggi, dopo due anni, il titolo vale 5,5 euro, il 70 per cento in meno dal 2021 e addirittura del 35 per cento dall’iniziale quotazione del 2018, anche se nel frattempo Nexi ha moltiplicato fatturato e ebitda grazie alla fusione con Sia e Nets. Gli azionisti in questi anni non solo hanno visto calare drasticamente il titolo, ma subire il fatto che da quando è stata quotata la società non ha mai distribuito dividendi, oberata ora da un debito di 5,5 miliardi di euro.

Il progetto di vendere Sianet
Bertoluzzo, l’ad designato nel 2021 dai soci, è molto silenzioso e aspetta l’inizio di novembre per presentare i conti dei primi nove mesi dell’anno, sperando di poter anche annunciare prima di quella data la vendita di un altro pezzo di Nexi, quella che viene chiamata Sianet, cioè il business di service provider della Rete Nazionale Interbancaria (RNI), che collega tra loro i Centri Elaborazione Dati di Banca d’Italia, degli istituti bancari, di Poste, di società d’intermediazione mobiliare (SIM), servizi di post-trading e operatori dei mercati internazionali. Il compratore dovrebbe essere F2i, il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli, ora anche in trattativa per comperare un 15 per cento della rete di Tim affiancando così il Mef e il fondo americano Kkr. Si stima che l’introito per Nexi sarà intorno agli 800/900 milioni di euro, somma che potrebbe andare a ripagare parte del debito di 5,5 miliardi di euro. Il mercato da alcuni mesi è a conoscenza del deal e quindi ne ha già tenuto conto. Ma il titolo Nexi ha continuato a diminuire sino al livello degli attuali 5 euro. Sembra che il mercato non creda più soprattutto alla strategia impostata da Bertoluzzo, vecchia ormai di sette anni da quando iniziò la sua avventura in Carta Si, e che quindi si aspetti un cambio di vertice e di strategie. Un ultimo colpo a Nexi è stato inflitto da Bcc Pay, la società dei pagamenti costituita da Iccrea e da FSi, la Sgr di Maurizio Tamagnini, che le ha scippato il cliente Bpm, grazie anche alle soluzioni innovative portate da Massimo Arrighetti, ora presidente di Bcc Pay e persona molto esperta di banche (è colui che ha ideato e sviluppato l’attuale Bancoposta, Intesa San Paolo e la Sia pre Nexi).

Il futuro di Bertoluzzo in mano ai fondi esteri
Vedremo che accadrà nei prossimi mesi, se a Bertoluzzo verrà imposto di lasciare l’incarico, assieme o senza il suo fedele capo della finanza Bernardo Mingrone. O se invece i fondi esteri resisteranno alle sollecitazioni del mercato e alle assai deludenti performance borsistiche. Sicuramente chi verrà scelto a succedergli dovrà superare non poche difficoltà per riprendersi la fiducia dei clienti bancari europei e per trovare un’altra strategia, magari basata sull’innovazione. Secondo i patti parasociali il pallino sta in mano ai fondi Bain e Advent, che dovranno sentire preventivamente H&F, e poi AB, Cdp e Poste Italiane.