Intesa Sanpaolo, prima banca italiana e tra le principali in Europa, ha scelto iGenius, azienda all’avanguardia che applica la propria tecnologia di AI generativa alla business intelligence (BI), per implementare le proprie soluzioni di BI. Si tratta di una piattaforma che semplifica l’accesso ai dati utilizzando il linguaggio naturale, in grado di offrire una configurazione professionale personalizzata perché costruita sulle esigenze dell’utente finale, attraverso anche l’automatizzazione di diverse funzioni.
La banca adotterà Crystal, soluzione basata su una tecnologia di tipo GPT
Intesa Sanpaolo adotterà così Crystal, la soluzione di business intelligence generativa di iGenius già testata con successo all’interno del Gruppo attraverso Fideuram Private Banking. Crystal, basata su una tecnologia all’avanguardia di tipo GPT, sfrutta la potenza dell’AI generativa fornendo approfondimenti efficaci e strumenti decisionali, analizza grandi quantità di dati ed estrae soluzioni per supportare decisioni e progetti. Intesa Sanpaolo potrà, in tal modo, implementare soluzioni di BI che potenzieranno i propri processi, migliorando l’efficienza e la produttività complessiva.
Ditta (Intesa Sanpaolo): «Tecnologia a supporto delle capacità professionali»
Queste le dichiarazioni di Marco Ditta, responsabile Data & Artificial Intelligence di Intesa Sanpaolo: «L’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale, come quella proposta da iGenius, e di grandi quantità di dati si sta sempre più affermando nel mondo del lavoro e nel nostro panorama aziendale come chiave di trasformazione e semplificazione. Per questo motivo è fondamentale adottare un approccio che vede l’uomo al centro di progetti e processi. Questo approccio dà priorità alle esigenze delle persone nell’organizzazione aziendale e propone un utilizzo della tecnologia a supporto ed esaltazione delle capacità professionali, oltre a creare un ambiente di lavoro più efficiente ed efficace in cui le persone partecipano al disegno delle nuove soluzioni e dei nuovi processi e vengano formate all’utilizzo delle nuove tecnologie, contribuendo così all’evoluzione del modo di lavorare in questa nuova era».
Sharka (iGenius): «Lavoriamo per implementare prodotti con attenzione alla sostenibilità»
Gli ha fatto eco Uljan Sharka, fondatore e ceo di iGenius: «La partnership tra Intesa Sanpaolo e iGenius è una dimostrazione della direzione in cui si sta muovendo il futuro del lavoro, dove tecnologie avanzate come la BI generativa giocheranno un ruolo fondamentale nel guidare il successo aziendale e le decisioni guidate dai dati. Entrambe le aziende adottano un approccio incentrato sull’uomo, garantendo vantaggi a tutti gli stakeholder, primi tra tutti dipendenti e clienti. Inoltre, iGenius e Intesa Sanpaolo stanno lavorando per implementare prodotti con particolare attenzione alla sostenibilità, introducendo modalità intelligenti di elaborazione dei dati che ottimizzano l’uso delle risorse computazionali con effetti green sui data center».
TIM lancia le nuove cabine digitali che permettono di accedere in modalità touch screen a una vasta gamma di servizi e contenuti digitali, tra cui quelli di pubblica utilità. Le stazioni “intelligenti”, realizzate in collaborazione con Urban Vision, sono state presentate in anteprima da Pietro Labriola, amministratore delegato del Gruppo, in occasione della giornata conclusiva dell’Italian Tech Week. Apripista del progetto sarà il Comune di Milano che, già nel 2024, renderà sempre più smart e sostenibili vie e piazze della città.
Si potranno ricaricare gli smartphone e chiedere assistenza in caso di emergenza
Caratterizzate da un design completamente rinnovato, le cabine digitali rappresentano un presidio evoluto e inclusivo, con applicazioni sensoristiche che consentiranno anche alle persone con disabilità motorie, barriere linguistiche o visive, di accedere alle informazioni e ai servizi digitali in modo personalizzato, semplice e veloce. Le nuove cabine rappresenteranno per i cittadini una vera e propria stazione digitale per poter fruire di servizi di infotainment, di ricarica degli smartphone, di pagamenti digitali e ticketing, di chiamate gratuite verso numeri fissi e mobili nazionali. Inoltre le cabine digitali, che rientrano nel più ampio progetto di TIM La parità non può aspettare per il gender gap, rappresentano un importante presidio per la sicurezza di fronte a situazioni di potenziale rischio. Grazie, infatti, al tasto Women+ è possibile accedere in tempo reale a un servizio di supporto con operatore per segnalare, gestire ed assistere la persona che ne faccia richiesta. Si tratta di una funzionalità a valenza sociale che mette a disposizione della collettività uno strumento di contrasto agli episodi di violenza nei confronti delle donne o dei fenomeni di microcriminalità.
Nuova cabina digitale (TIM).
Rilevante anche il supporto alla cultura, al turismo e alle informazioni istituzionali che in tempo reale il Comune vorrà fornire alla propria cittadinanza, ad esempio l’offerta artistica della città, di cinema, teatri, musei, concerti ed eventi, l’acquisto di biglietti, la scelta di un ristorante, la prenotazione di un taxi, la verifica delle previsioni meteo e degli orari dei mezzi di trasporto oltre che informazioni sulla viabilità.
Rispettata la sostenibilità e azzerata l’impronta di carbonio
La nuova cabina si integra nel modello di Smart City promosso da TIM che – grazie alle nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, 5G e IoT- ha l’obiettivo di realizzare spazi urbani più vivibili, sostenibili e sicuri capaci di valorizzare anche il patrimonio culturale e artistico. La progettazione delle cabine rispetta i più avanzati standard di sostenibilità (Life cycle thinking) che azzerano completamente l’impronta di carbonio (carbon footprint) attraverso sistemi di compensazione sul territorio locale certificati a livello internazionale. Il progetto intende valorizzare una parte del patrimonio storico della telefonia pubblica tradizionale in corso di dismissione sul territorio nazionale. L’avvio del progetto coinvolgerà la città di Milano, dove saranno progressivamente installate circa 450 postazioni. L’iniziativa si estenderà successivamente in altre 13 principali città italiane per un totale di circa 2.500 cabine digitali.
Labriola: «Così la cabina tradizionale diventa uno sportello multiservizi»
Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM, si è così espresso sull’iniziativa: «L’innovazione è la chiave per offrire soluzioni più efficienti e portare benefici concreti alla collettività. Con questo progetto trasformiamo la cabina tradizionale, nata negli Anni 50, in uno sportello multiservizi di nuova generazione che contribuirà a rendere le nostre città più sostenibili. Abbiamo così colto l’opportunità di dare una seconda vita a una parte del nostro patrimonio, ormai superato dalle nostre abitudini, per farlo evolvere e diventare anche un importante presidio di sicurezza per le donne in situazioni di pericolo. Le cabine telefoniche si trasformeranno così in uno strumento a disposizione dei cittadini e che conferma il nostro impegno per l’inclusione, di genere e sociale, nell’era delle smart city». Gli ha fatto eco Gianluca De Marchi, amministratore delegato di Urban Vision: «Siamo davvero orgogliosi di essere partner di TIM in questo grande progetto. Nello sviluppo della nuova cabina digitale ci siamo basati sui principi che da sempre caratterizzano il nostro rapporto con la città: creare valore per la comunità in termini di pubblica utilità, innovazione e sicurezza, attraverso soluzioni tecnologicamente avanzate e totalmente integrate con il tessuto urbano».
Era stata definita la European Pay Tech Company d’Europa dal suo attuale amministratore delegato Paolo Bertoluzzo, oppure il campione nazionale dei pagamenti europei da Cassa depositi e Prestiti e dal suo precedente amministratore delegato, Fabrizio Palermo, ora passato alla guida della multiutility romana Acea. Il governo grillino di Giuseppe Conte ne aveva fatto un suo vanto, in particolare Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, principale sponsor dell’iniziativa e di Bertoluzzo. La nuova Nexi, formatasi da appena due anni grazie alla fusione per incorporazione delle società specializzate nei pagamenti Sia e Nets, è diventata un bel problema per i suoi azionisti: i fondi americani Bain e Advent (uniti in Mercury con Clessidra, 9,4 per cento), Hellman & Friedman (19,9 per cento), il fondo sovrano di Singapore GIC (2,1 per cento), le lussemburghesi Eagle (6,08 per cento) e Alliance & Bernstein Europe (5,06 per cento), Cassa Depositi e Prestiti (13,5 per cento) e Poste Italiane (3,5 per cento). Ma soprattutto per il 41 per cento di azionisti di minoranza che formano il flottante di Borsa. Alcuni, soprattutto i soci rilevanti, saranno costretti ancora una volta svalutare la partecipazione nella società nel 2023, come già fatto nel 2022.
Paolo Bertoluzzo, ad di Nexi (Imagoeconomica).
Il titolo Nexi ha perso il 70 per cento dal 2021 e il 35 per cento dalla quotazione del 2018
Il titolo Nexi (prima della fusione con Sia e Nets) è stato quotato nel 2018 a 9 euro, e subito è stato un problema perché il prezzo è sceso fino a 8. Poi, a seguito degli annunci di fusione con Sia, gioiello italiano dei pagamenti, e di Nets, società con attività nei Paesi nordici e in Germania, nel luglio del 2021 il titolo è salito a oltre 19 euro. I fondi ricordano molto bene come sia stato Bertoluzzo a voler a tutti i costi comprendere anche Nets nel perimetro della fusione, non tenendo conto che la società aveva un profilo finanziario problematico. Così facendo Cdp sarebbe stata diluita come azionista e quindi avrebbe avuto meno poteri di governance. Oggi, dopo due anni, il titolo vale 5,5 euro, il 70 per cento in meno dal 2021 e addirittura del 35 per cento dall’iniziale quotazione del 2018, anche se nel frattempo Nexi ha moltiplicato fatturato e ebitda grazie alla fusione con Sia e Nets. Gli azionisti in questi anni non solo hanno visto calare drasticamente il titolo, ma subire il fatto che da quando è stata quotata la società non ha mai distribuito dividendi, oberata ora da un debito di 5,5 miliardi di euro.
Il logo Nexi (Imagoeconomica).
Il progetto di vendere Sianet
Bertoluzzo, l’ad designato nel 2021 dai soci, è molto silenzioso e aspetta l’inizio di novembre per presentare i conti dei primi nove mesi dell’anno, sperando di poter anche annunciare prima di quella data la vendita di un altro pezzo di Nexi, quella che viene chiamata Sianet, cioè il business di service provider della Rete Nazionale Interbancaria (RNI), che collega tra loro i Centri Elaborazione Dati di Banca d’Italia, degli istituti bancari, di Poste, di società d’intermediazione mobiliare (SIM), servizi di post-trading e operatori dei mercati internazionali. Il compratore dovrebbe essere F2i, il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli, ora anche in trattativa per comperare un 15 per cento della rete di Tim affiancando così il Mef e il fondo americano Kkr. Si stima che l’introito per Nexi sarà intorno agli 800/900 milioni di euro, somma che potrebbe andare a ripagare parte del debito di 5,5 miliardi di euro. Il mercato da alcuni mesi è a conoscenza del deal e quindi ne ha già tenuto conto. Ma il titolo Nexi ha continuato a diminuire sino al livello degli attuali 5 euro. Sembra che il mercato non creda più soprattutto alla strategia impostata da Bertoluzzo, vecchia ormai di sette anni da quando iniziò la sua avventura in Carta Si, e che quindi si aspetti un cambio di vertice e di strategie. Un ultimo colpo a Nexi è stato inflitto da Bcc Pay, la società dei pagamenti costituita da Iccrea e da FSi, la Sgr di Maurizio Tamagnini, che le ha scippato il cliente Bpm, grazie anche alle soluzioni innovative portate da Massimo Arrighetti, ora presidente di Bcc Pay e persona molto esperta di banche (è colui che ha ideato e sviluppato l’attuale Bancoposta, Intesa San Paolo e la Sia pre Nexi).
Ranato Ravanelli, ceo di F2i (Imagoeconomica).
Il futuro di Bertoluzzo in mano ai fondi esteri
Vedremo che accadrà nei prossimi mesi, se a Bertoluzzo verrà imposto di lasciare l’incarico, assieme o senza il suo fedele capo della finanza Bernardo Mingrone. O se invece i fondi esteri resisteranno alle sollecitazioni del mercato e alle assai deludenti performance borsistiche. Sicuramente chi verrà scelto a succedergli dovrà superare non poche difficoltà per riprendersi la fiducia dei clienti bancari europei e per trovare un’altra strategia, magari basata sull’innovazione. Secondo i patti parasociali il pallino sta in mano ai fondi Bain e Advent, che dovranno sentire preventivamente H&F, e poi AB, Cdp e Poste Italiane.
Poste Italiane ha ottenuto la medaglia di platino di EcoVadis, che valuta la sostenibilità delle imprese lungo la catena di fornitura, e ha migliorato ulteriormente la posizione dalla medaglia Gold del 2022 collocandosi entro l’1 per cento delle migliori aziende valutate dal team di esperti internazionali. EcoVadis è tra le più accreditate piattaforme di rating sulla sostenibilità delle imprese a livello internazionale e ha finora espresso valutazioni su 100 mila aziende. La medaglia premia le aziende che hanno completato il processo di valutazione EcoVadis e hanno dimostrato di possedere un sistema di gestione solido che risponde ai criteri di sostenibilità secondo quanto indicato nella metodologia EcoVadis.
Misurata la performance di 21 indicatori in relazione a quattro ambiti
La metodologia si basa su standard internazionali di sostenibilità, tra cui la Global Reporting Initiative, il Global Compact delle Nazioni Unite e la ISO 26000, coprendo oltre 200 aree di interesse ESG per circa 175 Paesi. Il modello di valutazione, presidiato da un comitato scientifico internazionale, si fonda su standard riconosciuti a livello mondiale e consiste nel misurare la performance di 21 indicatori in relazione a quattro macro-ambiti valutati con un punteggio finale da 0 a 100. Si tratta di Ambiente, Pratiche Lavorative e Diritti Umani, Etica e Acquisti Sostenibili.
L’ad Del Fante: «Testimonianza del continuo progresso aziendale»
L’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante ha così commentato il riconoscimento: «Il passaggio dalla medaglia d’oro alla medaglia di platino nella graduatoria EcoVadis testimonia il continuo progresso aziendale nel raggiungimento degli obiettivi del Piano Strategico ESG. Il rating di EcoVadis è un nuovo tassello del percorso di Poste Italiane, che si colloca al massimo livello del rating globale per la responsabilità sociale d’impresa lungo la catena di fornitura. Gli ha fatto eco il condirettore del Gruppo Giuseppe Lasco: «Siamo impegnati quotidianamente a trovare soluzioni innovative e sostenibili per i nostri partner italiani e internazionali, in linea con gli obiettivi aziendali. Continueremo a lavorare per essere un punto di riferimento sempre più rappresentativo per il Paese nell’ambito ESG».
Giuseppe Lasco (Poste Italiane).
Gli altri riconoscimenti di Poste Italiane
La leadership nel rating EcoVadis si aggiunge ad altri numerosi riconoscimenti ottenuti da Poste Italiane, che è presente nei più prestigiosi indici di sostenibilità internazionali tra cui l’indice MIB ESG di Borsa Italiana, primo posto fra le Blue Chip, il Dow Jones Indices per il quarto anno consecutivo, Euronext Vigeo-Eiris Indices, Integrated Governance Index (IGI), Euronext Equileap Gender Equality Eurozone 100, FTSE4Good, Bloomberg Gender-Equality Index, Stoxx Global ESG Leaders. A questi si aggiungono, inoltre, i rating da parte di importanti agenzie internazionali, come la AA da parte di MSCI, l’A- da parte di CDP e il Top 5 per cento S&P Global Esg Score 2022 del Sustainability Yearbook 2023. Il Gruppo, infine, ha ottenuto un ESG Risk Rating pari a 13,7 (Low risk) da parte di Sustainalytics ed è stato riconosciuto come top ESG performer su un panel che conta oltre 15 mila aziende valutate a livello mondiale, ottenendo il riconoscimento di 2023 Industry Top-Rated.
Poste Italiane ha comunicato l’emissione, da parte del ministero delle Imprese e del Made in Italy, di un francobollo commemorativo della Regina Elisabetta II del Regno Unito. La carta-valore, stampata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A, vuole essere un omaggio a una delle figure più iconiche della storia contemporanea nonché la monarca più longeva del regno britannico. Il bozzetto è stato ideato da Emanuele Cigliuti e ottimizzato dal Centro Filatelico della Produzione dell’IPZS.
La vignetta raffigura la regina in cinque epoche diverse
Si tratta di un francobollo relativo al valore della tariffa B zona 1 (pari a 1,30 euro) recante una vignetta che raffigura il profilo della sovrana in cinque epoche diverse. Cinque come le visite ufficiali che dedicò al nostro Paese durante il suo regno durato 70 anni (1952-2022), il più lungo di qualsiasi capo di Stato donna nella storia, che contribuirono al consolidamento del legame tra le due nazioni. Elisabetta ha infatti sempre mostrato una grande passione per il Belpaese, come ha evidenziato anche l’ambasciatore britannico a Roma Lord Llewellyn nel commentare la scelta di dedicarle un francobollo: «La regina ha amato l’Italia e l’ha visitata tante volte. Secondo me questo gesto è davvero eccezionale e vorrei ringraziare il ministro Urso e tutti gli italiani».
Elisabetta visitò l’Italia cinque volte
Il primo soggiorno di Elisabetta nello stivale ebbe luogo nel 1951, un anno prima dell’incoronazione. Insieme a Filippo, alloggiò presso la villa Adriana di Tivoli dove festeggiò i suoi primi 25 anni. Si recò poi al Quirinale, dove pranzò insieme all’allora capo dello Stato Luigi Einaudi e al capo del governo Alcide De Gasperi, e in Vaticano, dove c’era papa Pio XII. Passati 10 anni, il 3 maggio 1961, attraversò Roma a bordo di una Flaminia 335. Era in città per incontrare il capo dello Stato Giuseppe Gronchi e papa Giovanni XXIII. Poi andò a Venezia e a Firenze. E, ancora, tornò in Italia nel 1980 ricevuta da Sandro Pertini e papa Giovanni Paolo I, nel 1992, quando fece tappa in una Palermo ancora ferita dalla strage di Capaci, e nel 2000. Insieme a Carlo Azeglio Ciampi assistette al Palio di Siena per poi recarsi a Milano dove, presso il Teatro La Scala, Riccardo Muti diresse un concerto in suo onore. Il suo ultimo viaggio istituzionale in Italia è stato nel 2014, quasi alla fine della presidenza di Giorgio Napolitano. In quell’occasione strinse la mano anche a papa Francesco. La regina, sposata con Filippo Mountbatten per 73 anni e madre del principe Carlo, della principessa Anna, del principe Andrea e del principe Edoardo, è morta all’età di 96 anni nel castello di Balmoral (2022).
È acquistabile presso gli uffici postali con sportello filatelico
Il francobollo a lei dedicato e i prodotti filatelici correlati – cartoline, tessere e bollettini illustrativi – sono disponibili presso gli uffici postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito filatelia.poste.it. Sulla carta-valore, oltre alla vignetta che ritrae Lilibet, è presente anche il sigillo reale del suo regno, in basso al centro. Per l’occasione è stata realizzata anche una cartella filatelica in formato A4 a tre ante contenente una quartina di francobolli, un francobollo singolo, una cartolina annullata e affrancata, una busta del primo giorno di emissione e il bollettino illustrativo al prezzo di 20 euro.
«Se la Federal trade commission dovesse prevalere, il risultato sarebbe un minor numero di prodotti tra cui scegliere, prezzi più alti, consegne più lente per i consumatori e un minor numero di soluzioni per le piccole imprese: l’opposto delle finalità per la quale la legge antitrust è stata concepita. L’azione legale presentata oggi dalla Ftc è sbagliata dal punto di vista fattuale e legale e siamo pronti a far valere le nostre ragioni in tribunale». A confermarlo è Amazon in una nota.
The Federal Trade Commission and 17 states sued Amazon on Tuesday, accusing the company of using its monopoly power to stifle competition and raise prices.
Here are the two tactics the FTC says that Amazon used to undermine competition. https://t.co/zQIL43RfUN
Gli Stati Uniti hanno citato in giudizio Amazon dando il via alla lotta antitrust con il colosso dell’e-commerce. Come riportato dal New York Times, la Federal Trade Commission e 17 stati hanno intentato una causa accusando la società di soffocare illegalmente la concorrenza. A loro parere, infatti, la società fondata da Jeff Bezos porta avanti illegalmente un monopolio su settori della vendita al dettaglio online schiacciando i commercianti e favorendo i propri servizi.
Luciano Violante, professore di diritto e procedura penale, ex magistrato, presidente della Camera nella XIII legislatura e presidente della commissione parlamentare antimafia nella XI legislatura, è stato nominato, dall’assemblea dei soci di Multiversity, nuovo presidente del gruppo pioniere in Italia nel settore della Digital Education. Durante la stessa riunione, Fabio Vaccarono è stato confermato quale amministratore delegato oltre che presidente e amministratore delegato degli Atenei digitali e delle società controllate del Gruppo.
Le altre nomine del Consiglio
Il Cda ha inoltre nominato l’Advisory board, composto da: Maria Chiara Carrozza, presidente CNR, già ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Pierluigi Ciocca, economista, accademico dei Lincei; Marta Dassù, ex viceministro degli Affari esteri, membro comitato esecutivo Aspen unstitute, direttrice di Aspenia, componente del comitato scientifico Luiss; Gianni De Gennaro, presidente Centro studi americani; Luciano Floridi, Founding director del Center for digital ethics dell’università di Yale; Lucia Lucchini, esperta in protezione dati ed etica del digitale; Monica Maggioni, giornalista, responsabile direzione editoriale per l’offerta informativa in Rai, ex direttore TG1 Rai; Alessandro Pajno, presidente emerito del consiglio di Stato; Corrado Petrocelli, magnifico Rettore dell’università di San Marino; Giovanni Salvi, già procuratore generale della corte di Cassazione; Stefano Scarpetta, direttore per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari Sociali dell’OCSE (Parigi); Ersilia Vaudo, Astrofisica, Esa (Parigi).
«Una società in continua trasformazione»
«Assumo con orgoglio la presidenza del gruppo Multiversity» ha commentato in una nota il neoeletto presidente Luciano Violante. «La rivoluzione digitale ha mutato profondamente il mondo dell’istruzione, portando modalità di apprendimento nuove e più flessibili. Sono convinto che in una società in continua trasformazione come quella odierna, se vogliamo costruire un sistema educativo inclusivo e una maggiore coesione sociale, è fondamentale coniugare le giuste esigenze di formazione con le nuove tecnologie digitali e i relativi modelli di insegnamento. Un Advisory board come quello nominato oggi, che raccoglie alcune delle voci più autorevoli del Paese, può dare ulteriore qualità e impulso alla formazione dei nostri studenti, un vero e proprio asset indispensabile allo sviluppo di una società equa e al passo con i tempi».
Amazon aumenta a 1.764 euro la retribuzione lorda iniziale per i dipendenti della propria rete logistica in Italia.
Si tratta di un incremento del 21 per cento rispetto al 2019 e dell’8 per cento rispetto ai salari di ingresso previsti per il quinto livello del CCnl Logistica, Trasporto merci e Spedizione. Lo annuncia l’azienda sottolineando in una nota che «l’iniziativa rientra nella politica Amazon di revisione annuale degli stipendi, affinché sia garantita una retribuzione competitiva ai propri dipendenti». L’aumento riguarda sia i lavoratori a tempo indeterminato sia quelli con contratti a termine.
Gli Stati Uniti hanno citato in giudizio Amazon dando il via alla lotta antitrust con il colosso dell’e-commerce, che potrebbe cambiare il modo in cui gli americani fanno acquisti. Come riporta il New York Times, la Federal Trade Commission e 17 stati hanno intentato una causa accusando la società di soffocare illegalmente la concorrenza. A loro parere, infatti, la società fondata da Jeff Bezos porta avanti illegalmente un monopolio su settori della vendita al dettaglio online schiacciando i commercianti e favorendo i propri servizi.
Ha preso il via martedì 26 settembre 2023 la TIM AI Challenge, l’iniziativa che si rivolge a startup, scaleup e aziende nazionali e internazionali per individuare soluzioni innovative di intelligenza artificiale da integrare nel portafoglio di servizi di TIM Enterprise, la business unit del Gruppo dedicata alle aziende e alle Pubbliche amministrazioni.
Si cercano soluzioni negli ambiti Intelligent Data Processing e Natural Language Processing
La sfida lanciata da TIM, realizzata in collaborazione con EIT Digital, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Osservatorio Startup Thinking del Politecnico di Milano e ImpreSapiens – Sapienza Università di Roma, ha l’obiettivo di arricchire l’offerta di soluzioni di AI con nuovi servizi in grado di accrescere l’efficienza di processi e sistemi e ottimizzare l’interazione con il cliente, accelerando la trasformazione digitale del tessuto produttivo italiano. L’iniziativa intende inoltre favorire l’evoluzione del settore grazie all’attivazione di nuove collaborazioni con aziende innovative che operano in questo ambito. La Challenge rientra tra le attività previste dal programma di Open Innovation, e in particolare all’interno di TIM Growth Platform, il nuovo modello di innovazione che punta sulla collaborazione industriale con società ad alto potenziale con l’obiettivo di accelerarne la crescita. Saranno individuate, in particolare, le migliori soluzioni negli ambiti Intelligent Data Processing, che comprende applicazioni per l’analisi e l’estrazione di informazioni dai dati, utilizzabili per esempio per la realizzazione di previsioni, e Natural Language Processing, con soluzioni in grado di elaborare e interpretare il linguaggio fino alla produzione di testo in modo autonomo. Proprio queste, infatti, sono tra le aree di maggiore sviluppo del mercato dell’AI in Italia che nel 2022 ha raggiunto un valore di 1,7 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuo atteso del 34,1 per cento sino al 2027 quando raggiungerà un valore complessivo pari a 7,6 miliardi di dollari.
Per le realtà selezionate saranno attivate collaborazioni con TIM e i partner
Le proposte saranno valutate da una giuria tecnica che selezionerà le migliori soluzioni innovative da premiare con l’attivazione di collaborazioni in ambito industriale, commerciale o scientifico con TIM e con i partner. Le società selezionate avranno inoltre un accesso privilegiato al mercato dell’AI e la possibilità di crescere ulteriormente. Le candidature potranno essere fatte a partire dal 26 settembre 2023 fino al 10 novembre attraverso la piattaforma di Open Innovation di TIM. L’iniziativa si avvale anche dell’esperienza di Digital Magics e in particolare di The Doers, società partecipata specializzata in attività di scouting e Open Innovation.
Arriva in Italia, in anteprima esclusiva su TimVision, l’attesa serie evento HBO Max Original Love & Death creata da David E. Kelley con Elizabeth Olsen. La trama è ispirata alla storia vera di Candy e Pat Montgomery, Betty e Allan Gore – due coppie di devoti fedeli che si godono la vita di provincia in Texas – fino a quando una relazione extraconiugale non porta qualcuno ad usare un’ascia.
Il cast della serie
Il cast della serie, in sette episodi, vede accanto a Elizabeth Olsen, nei panni di Candy Montgomery, anche Jesse Plemons (Allan Gore), candidato per questo ruolo agli Emmy Awards 2024, Lily Rabe (Betty Gore), Patrick Fugit (Pat Montgomery), Keir Gilchrist (Ron Adams), Elizabeth Marvel (Jackie Ponder), Tom Pelphrey (Don Crowder), Krysten Ritter (Sherry Cleckler).
Le tre puntate finali saranno visibili dal 4 ottobre
Love & Death è scritta e prodotta da David E. Kelley (Big Little Lies, The Undoing) con Lesli Linka Glatter (Mad Men) alla regia. I produttori esecutivi sono Glatter, Nicole Kidman e Per Saari attraverso Blossom Films, Scott Brown e Megan Creydt attraverso Texas Monthly, Matthew Tinker, Michael Klick e Helen Verno. Le prime quattro puntate saranno disponibili dal 27 settembre, le tre finali il 4 ottobre.
Tira una brutta aria nella Rai del nuovo corso meloniano. La presentazione dei palinsesti autunnali che danno il via alla stagione televisiva hanno suscitato malumori sindacali, e nel mirino c’è soprattutto un argomento da sempre contestato: il lievitare dei costi per il continuo ricorso a risorse esterne, invece di valorizzare le forze interne alla redazione. Ma nel malcontento c’è anche dell’altro.
I costi di De Girolamo lievitati rispetto a Berlinguer
Non è stato digerito innanzitutto il costo del programma di Nunzia De Girolamo, Avanti Popolo: 205 mila euro a puntata, che in totale fanno 6,4 milioni di euro per le 32 serate previste. Una cifra due volte e mezzo quella spesa per Bianca Berlinguer, nel frattempo traslocata su Mediaset: il suo Cartabianca si faceva con 80 mila euro. La cosa non è andata giù all’Usigrai, l’Unione sindacale dei giornalisti Rai: «Ancora un programma in appalto, ancora un progetto in mano all’agente di turno. E i costi lievitano. C’era veramente bisogno di spendere tutti questi soldi? Non si poteva affidare a risorse interne la conduzione della prima serata del martedì di Rai3? È così che questo vertice intende fare spending review?».
Nunzia De Girolamo (Imagoeconomica).
Contestato il direttore dell’approfondimento Corsini
A finire in discussione è stato il direttore dell’approfondimento Paolo Corsini, a cui il sindacato ha chiesto provocatoriamente se avesse «proceduto a esaminare i curricula degli interni prima di affidare il programma a Nunzia De Girolamo, moglie di un deputato (Francesco Boccia del Partito democratico, ndr), ex ministra ed ex parlamentare (di Forza Italia, tra gli altri partiti, ndr)?». L’Usigrai insomma ha parlato di un «affronto alle cittadine e ai cittadini che pagano il canone. La stessa Rai che non trova le risorse per avviare una nuova selezione pubblica e integrare gli organici delle testate nazionali e di quelle regionali, non bada a spese quando si tratta di investire su programmi di rete (raddoppiando i costi) o quando decide di continuare a ricorrere a prime utilizzazioni».
Il direttore dell’approfondimento Rai Paolo Corsini (Imagoeconomica).
RaiNews24 contro le scelte del direttore Petrecca
Ma spostandosi di rete la situazione non migliora. Anche RaiNews24 è in subbuglio, dopo il ritorno alla modalità invernale della programmazione, che scatta il 25 settembre. Il cdr (comitato di redazione) ha attaccato frontalmente il direttore Paolo Petrecca, parlando di gestione del palinsesto «come se si trattasse di una qualsiasi emittente locale e non della all news del servizio pubblico». Non sono piaciute alcune modifiche del piano editoriale, così come l’arrivo di nuovi collaboratori. Mentre il direttore è stato descritto come una figura che ha «l’abitudine di ignorare le regole sindacali: le informazioni che abbiamo ricevuto sono parziali. Il resto lo abbiamo appreso dalla rete o dalle agenzie».
Il direttore di RaiNews24 Paolo Petrecca (Imagoeconomica).
Programmi cancellati senza avvisare i conduttori
Tra i motivi delle fibrillazioni interne c’è per esempio la sparizione dello spazio di approfondimento politico Sabato 24, previsto inizialmente dal piano editoriale, condotto da Enrica Agostini: la giornalista non sarebbe nemmeno stata informata della decisione. Tra l’altro Petrecca ha annunciato la partenza di uno spazio di poesia legato all’attualità, tutti i giorni. Una Pillola di poesia, a chiusura di alcune trasmissioni: peccato che pure in questo caso ci sarà l’impiego di una collaboratrice esterna, Luce Cardinale, cosa indigesta per la redazione.
I sostituiti hanno «appreso la notizia casualmente»
I giochi per le conduzioni sono fatti: Roberta Ammendola a Mattina 24, Roberto Vicaretti a Specchio dei Tempi, Giuseppina Testoni scelto per Pomeriggio 24, Giancarlo Usai va a In un’ora. Il sabato mattina condurranno Annalisa Fantilli e Lorenzo Lobasso, e la trasmissione sarà curata dal caporedattore centrale Cortese. I giornalisti sostituiti, secondo il cdr, «non sono stati minimamente informati e hanno appreso la notizia casualmente». Un atteggiamento che «ancora una volta viola le regole deontologiche e sindacali».
Roberta Ammendola (Imagoeconomica).
Panatta, Piroso e gli altri esterni indigesti alla redazione
Sull’arrivo di nuovi collaboratori Petrecca è stato incalzato sui costi («si rifiuta di volerceli comunicare»): i nomi vanno da AdrianoPanatta e AntonelloPiroso nell’intrattenimento e che collaboreranno a una nuova rubrica di Roberto Vicaretti in onda il lunedì. Anche per Senza Riscaldamento, trasmissione di sport condotta da Marco Lollobrigida con MassimoPiscedda e MassimoTecca, il cdr sostiene di non aver mai ricevuto alcuna comunicazione.
Antonello Piroso (Imagoeconomica).
Cause di lavoro, turnover vicedirettori e stallo sugli inviati
Si parla anche di una conduttrice esterna, Silvia Sacchi, per Motori24: il comitato di redazione aveva protestato anche durante l’edizione precedente, sulla base di una norma contrattuale per l’uso di una collaboratrice non professionista. La vicenda è finita con una causa di lavoro. Nel calderone è finito anche il cambio della squadra dei vicedirettori (quattro su sette sono nuovi): «Abbiamo già avuto modo di contestare il metodo politico e spartitorio di questo processo, nel massimo rispetto delle professionalità dei colleghi. Anche in questo caso è evidente una modifica del piano editoriale», sostiene il cdr, ricordando anche il ritardo nella nomina degli inviati: in ballo c’è il futuro di cronisti che hanno lavorato in Ucraina e nelle zone calde del mondo ma che ancora vivono nell’incertezza professionale.
La Milano di domani è anche la Milano dei nuovi campus: e dopo l’espansione del campus Bocconi nell’area di Via Castelbarco che ha trainato sul piano immobiliare il boom di investimenti atteso col Villaggio Olimpico nell’ex scalo di Porta Nuova, sul fronte diametralmente opposto a Milano Nord è il Politecnico con la riqualificazione del campus Bovisa-Goccia a lavorare per una nuova e profonda prospettiva in questo senso. Da novembre 2022, con un progetto firmato Renzo Piano, è allo studio la cantierizzazione del campus universitario del Politecnico di Milano detto “Campus Nord”, finalizzato alla rigenerazione urbana dell’ambito di Bovisa-Goccia-Villapizzone.
La vegetazione ha ripreso possesso di 33 ettari
Al centro del progetto, l’ex Gasometro della “Goccia”, l’antica sede della Union des Gaz vicino alla stazione di Villapizzone che rappresenta una delle più note aree di archeologia industriale d’Italia e negli ultimi decenni è stato coperto dal maggior bosco spontaneo di Milano. Si tratta di 33 ettari che vengono riconquistati dalla vegetazione a partire dal 1994, attorniati dal binario per il trasporto celere dei componenti che danno all’area la tradizionale forma a “lacrima”. Su cui ora l’ateneo di Piazza Leonardo mette gli occhi per la sua svolta. Se la sede di Milano Est nei pressi di Piazza Piola rimane il “cuore” dell’ateneo tecnologico di riferimento in Italia, il Nord della città offre le prospettive di ampliamento per un grande progetto industriale e di innovazione capace di valorizzare le competenze del Politecnico. E di consolidare le sinergie tra pubblico e privato.
La vegetazione che ha ripreso possesso degli spazi.
Sul quartiere 1,5 miliardi di investimenti
Il Politecnico è stato nominato nel luglio 2023 dal Comune di Milano soggetto attuatore dei progetti del masterplan di Piano, finanziato da Fondazione Ion con una donazione all’ateneo guidato a fine 2022 da Ferruccio Resta, la cui grande eredità resta la postura data all’ateneo come polmone della vita milanese, trasmessa alla “delfina” Donatella Sciuto. Con i piani di gestione del progetto di Bovisa-Goccia, saranno 1,5 miliardi di euro gli investimenti totali sul quartiere dal 2015 alla fine del presente decennio.
Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico (Imagoeconomica).
Spazio per l’ospitalità di start-up e hub per l’innovazione
L’intervento per la costruzione di un nuovo campus nell’area del Gasometro prevede la realizzazione di 20 nuovi edifici di quattro piani, di 16 metri di altezza, per un totale di circa 105 mila metri quadrati, la creazione di un grande asse ciclo pedonale a Sud, fino a Via Lambruschini. Sarà costruita in futuro una nuova stazione della metropolitana e un collegamento infrastrutturale unirà le due stazioni, Bovisa e Villapizzone. Spazio, nel campus, anche a nuovi centri per l’ospitalità di start-up e hub per l’innovazione. Non c’è dubbio che quando si avvierà la fase di costruzione degli edifici il progetto attirerà nuove e interessanti prospettive per un mondo fondato su big dell’immobiliare, banche e fondazioni che dalla rigenerazione urbana stanno traendo importanti opportunità di business.
Dove si trovano gli ex gasometri della Bovisa e il bosco della Goccia.
La Regione he messo 55 milioni, il Mit altri 45
Bovisa-Goccia a oggi è nella fase di avvio della bonifica e di assegnazione dei bandi. Il 30 settembre scade il maxi-bando del Politecnico da 172 milioni di euro per l’assegnazione della prima gara di costruzione degli edifici. L’intervento comprende la riconversione del “gasometro 2”, ribattezzato “Gasometro dell’Innovazione” e la sistemazione degli spazi esterni e consentirà di realizzare nuovi uffici, spazi studio e di ricerca. In ballo anche un bando da poco meno di 20 milioni per la bonifica della zona e la ricomposizione del bosco spontaneo in chiave più “sostenibile”. Le opere hanno goduto, a oggi, di provvigioni finanziate dal denaro pubblico: il progetto è stato sostenuto dai fondi del “Decreto aiuti 2022“: 15 milioni di euro per l’intervento della Foresta urbana e 36 milioni e 980 mila euro per i due edifici destinati a ospitare la Fondazione Scuole civiche Milano. La Regione si è impegnata a piazzare su Bovisa-Goccia 55 milioni di euro, il ministero delle Infrastrutture altri 45. Molti, si pensa, arriveranno sul terreno dall’effetto-leva generato dalla riqualificazione immobiliare.
La lavorazione del progetto.
Hines/Prelios e Coima, ma anche EuroMilano: chi si aggiudica i lavori?
Il Politecnico segue la Bocconi sulla scia di un’espansione dei suoi campus che consolida a tutto campo il suo legame con la città e la sua immagine come pivot di una serie di interessi culturali, accademici e sociali con ricadute economico-finanziarie e immobiliari che oggi vede gli atenei di riferimento di Milano sul piano internazionale porsi come due dei pochi poteri in ascesa della città. Ma non finisce qui. Capire chi si prenderà i bandi di Bovisa-Goccia serve a comprendere come evolverà la rete del potere immobiliare e finanziario milanese. Molti piani immobiliari di espansione hanno visto a oggi una sostanziale spartizione tra Hines/Prelios e Coima, tra progetti quali MilanoSesto e il Villaggio Olimpico. A Milano Nord è invece molto forte la presenza di EuroMilano, che vicino Bovisa sta iniziando a trarre i frutti dall’investimento di Cascina Merlata sulla scia dell’espansione urbana iniziata con Mind e il Villaggio Expo. La società che oggi consolida la sua presenza a Nord di Gallaratese e Musocco, nel quadrante geografico della Bovisa ha sede in Via Lambruschini. La stessa della “zona dei gasometri” al centro del prestigioso progetto di espansione. E potrebbe non essere solo una casualità, dunque, un suo interessamento ai progetti.
City Green Light, società attiva nel settore dell’illuminazione pubblica, dell’efficienza energetica e dei servizi per la smart city, ha ottenuto da un pool di istituti finanziari risorse di poco inferiori ai 200 milioni di euro per sostenere il proprio piano di crescita e gli investimenti nell’efficientamento energetico e nella digitalizzazione, anche attraverso nuovi business e con operazioni di M&A. Le risorse saranno principalmente destinate alla realizzazione di progetti d’investimento dedicati alla transizione energetica e alla digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche, promuovendo, così, soluzioni integrate di efficienza energetica in settori chiave tra cui l’illuminazione pubblica, la gestione degli edifici pubblici e le comunità energetiche.
Con la propria attività serve oltre 250 Comuni in tutta Italia
Nel dettaglio, gli istituti di credito coinvolti nell’operazione, assistita parzialmente dalla Garanzia Green di SACE per 96 milioni, sono Intesa Sanpaolo, che attraverso la Divisione IMI Corporate & Investment Banking ha agito in qualità di lender coordinator, Bookrunner, mandated lead arranger, Banca Agente e Sace Agent, Cassa Depositi e Prestiti, UniCredit, BNL BNP Paribas e Sparkasse – Cassa di Risparmio di Bolzano in qualità di bookrunners e mandated lead arrangers. Intesa Sanpaolo ha agito, inoltre, in qualità di green loan coordinator per la strutturazione delle linee green, per un importo di 192 milioni sul totale di 197 milioni di euro complessivi del finanziamento, finalizzate al sostegno dei progetti green che rientrano nel piano della Società. City Green Light, nata nel 2017, è partecipata dal Fondo Italiano per l’Efficienza Energetica, Marguerite Infrastructure Italy II, e da Banca Europea per gli Investimenti – BEI (mediante Ipin 2E). Con la propria attività serve oltre 250 Comuni in tutta Italia, vantando una forte esperienza nella gestione di oltre 900 mila punti luce, 100 gallerie stradali e 1.600 telecamere di sicurezza. Il finanziamento, della durata di circa sette anni, rientra negli obiettivi del Green New Deal, grazie all’impatto positivo in termini di mitigazione del cambiamento climatico.
Città illuminata (SACE).
Colla (CGL): «Puntiamo a diventare leader nella fornitura di servizi smart ai Comuni»
Eugenio Colla, chief financial officer di City Green Light, si è così espresso in merito all’iniziativa: «In un contesto generale che come non mai impone priorità all’implementazione di azioni per favorire la transizione green, l’operazione di finanziamento appena conclusa ci permetterà di proseguire nell’esecuzione di un piano industriale trasformativo che ha quale obiettivo il completamento della nostra evoluzione da puro operatore del settore della pubblica illuminazione a leader nella fornitura alle amministrazioni pubbliche italiane di servizi smart e di efficienza energetica a 360 gradi».
Sorrentino (Intesa Sanpaolo): «Segnale di svolta verso la transizione energetica»
Gli ha fatto eco Michele Sorrentino, responsabile Italian Network della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo: «Siamo molto soddisfatti di poter sostenere il virtuoso piano di sviluppo di City Green Light. Rendere le città più sostenibili e smart con un utilizzo più razionale dell’illuminazione pubblica è un importante segnale di svolta verso la transizione energetica, un tema a cui il Gruppo Intesa Sanpaolo è da sempre sensibile e che ci spinge a supportare le aziende che operano in questa direzione, anche in coerenza con gli obiettivi previsti dal Pnrr nella missione rivoluzione verde e transizione ecologica».
Morelli (SACE): «Operazione che rientra a pieno nel nostro piano industriale»
Queste infine le dichiarazioni di Cristina Morelli, managing director Business Corporate di SACE: «L’accelerazione dell’evoluzione sostenibile delle imprese è un pilastro del nostro piano industriale INSIEME2025. Questa operazione di sistema, realizzata grazie al nostro team trasversale di esperti, a sostegno di un’eccellenza nel settore dell’illuminazione pubblica rientra a pieno nel percorso che stiamo portando avanti a beneficio del benessere della collettività, in linea con la nostra mission».
Fico, la Disneyland del cibo immaginata nel 2017 da Oscar Farinetti, è arrivata al capolinea. Il prossimo 31 dicembre il parco alimentare di Bologna chiuderà. Lo ha reso noto lo stesso fondatore a Radio24. «Delle cose non mi sono venute bene e Fico è una di queste, quindi va rivisto», ha spiegato Farinetti, annunciando che si ripartirà con un nuovo concept: «Rappresenteremo la biodiversità con le osterie che cambieranno tutti mesi, le regioni che porteranno il loro folk». E cambierà anche il nome: Grand Tour Italia.
Previsto un piano di rientro dal debito di 12 milioni
La nuova apertura è prevista ad aprile, dopo quattro mesi di lavori. Farinetti ha ammesso: «Sono arrivate le critiche e le critiche vanno accolte, si deve prendere atto e cambiare. Abbiamo una bella squadra e il parco tornerà più bello e più grande di prima». L’ormai ex patron di Eataly aveva lanciato Fico dopo il successo di Expo 2015. Investimento che però non ha pagato. La pandemia ha aggravato una situazione già critica, costringendo Fico a una chiusura prolungata. Anche dopo la ripresa del turismo, però, il parco non ha registrato un incremento degli ingressi. Così l’idea del restyiling. Il fondatore ha previsto un piano di rientro dal debito di 12 milioni di euro nel triennio 2023-25 e, come riportato dal Resto del Carlino, ha assicurato che nessun lavoratore sarà lasciato a casa.
Apparentemente, il governo, e segnatamente il Mef che di Ita Airways è l’azionista, mostrano tranquillità. Le notizie che emergono in questi giorni, dalla marea di cause perse con gli ex dipendenti Alitalia che comportano la riassunzione a una serie di mosse interne che evocano chiaramente fantasmi del passato che ritornano, non sembrano scalfire la sicurezza di Palazzo Chigi sulla conclusione della vendita ai tedeschi. Una volta, ovviamente, arrivato il via libera di Bruxelles che però tarda ad arrivare alimentando i sospetti. Perché in Ita è più che mai attivo un apparato che vorrebbe invece far saltare tutti, lasciando la compagnia di bandiera in mano allo Stato, e così facendo perpetrando il potere della politica e delle sue lobby. Come aveva già raccontato questo giornale, allontanato l’ad Fabio Lazzerini, che a Lufthansa quando si era presentata con la Msc di Gianluigi Aponte si era già opposto una volta, il suo ruolo sembra essere stato preso da Domenico Galasso, attuale direttore del personale, uomo di fiducia di Lazzerini e anche lui con referenti politici importanti in quella parte del Pd che non aveva mai fatto mistero di preferire la soluzione francese di Air France se non che la compagnia restasse pubblica, quindi sulle spalle dei contribuenti italiani cui nel corso degli anni è costata quasi 15 miliardi. Ma andiamo con ordine.
Un airbus A350-900 Ita (Getty Images).
L’ombra di Galasso
Il presidente della compagnia Antonino Turicchi, dopo l’allontanamento di Lazzerini, ha nominato il direttore del personale anche responsabile per la Sicurezza dandogli la nomina formale di Datore di Lavoro. Una mossa che mirava in buona fede a riallineare Galasso al nuovo corso, ma che invece ha avuto come conseguenze un accrescimento del suo potere in azienda. E questo nonostante il livello di assenteismo del manager, aumentato a dismisura negli ultimi mesi, tanto da indurre la stessa Inps a chiedere chiarimenti sula durata e frequenza delle assenze. Assenze, sussurrano nei corridoi della Magliana, che si sono protratte anche per 15-20 giorni di seguito. Per essere un direttore del Personale, non un buon esempio, tanto che Ita è corsa ai ripari nominando un vice, Claudio Tanilli, esperto di relazioni sindacali e istituzionali. La cosa è stata mal digerita da Galasso che vedendo la sua poltrona traballare è ricomparso in azienda causando le quasi immediate dimissioni di Tanilli, passato in Enav a gestire le relazioni sindacali. La sua uscita di scena ha fatto molto rumore nell’ambiente aeroportuale poiché il manager era molto stimato per le sue capacità e competenze.
Domenico Galasso, direttore del Personale di Ita.
Il caso degli organigrammi vuoti
Che Galasso non sia certo un entusiasta fautore della vendita di Ita ai tedeschi non è cosa di oggi. Già nel dicembre scorso, appoggiato da Lazzerini, il manager aveva presentato al cda un nuovo organigramma dei dirigenti apicali radicalmente cambiato rispetto a quello in vigore. La richiesta di presentarlo non era arrivata da nessun membro del cda, ma era frutto della determinazione di Lazzerini e Galasso di piazzare i loro uomini per blindare l’organizzazione interna. Con la convinzione che questo punto all’ordine del giorno passasse in modo rapido, i consiglieri d’amministrazione notarono che mancavano i nomi dei dirigenti, le loro retribuzioni, l’anzianità aziendale, e i numeri delle strutture che gestivano. Solo caselle vuote, senza alcun cenno a chi era in carica, a chi doveva subentrare e per quale ragione. Un blitz peraltro un po’ goffo che ebbe strascichi per molti giorni e costrinse il cda a chiedere spiegazioni che non arrivarono mai perché Galasso si assentò. Lo stesso Turicchi, che è bene ricordarlo è l’uomo che il Mef ha messo per chiudere la vendita della compagnia, rimase basito davanti a questo tentativo di ridisegnare una struttura che sino a quel momento aveva funzionato.
Quei reiterati rapporti di consulenza con EY
Nell’indagine che si aprì emerse un elemento di inefficienza particolarmente rilevante: una spesa mensile di circa 80 mila euro per consulenze alla società EY, ex Ernst & Young, per avere il supporto di alcuni collaboratori che alla fine si riducevano a presentare delle semplici tabelle Excel. Ovvero, invece di assumere due dipendenti o due collaboratori per fare le stesse cose a un costo nettamente inferiore, Galasso aveva preferito spendere 80 mila euro al mese. E guarda caso questi consulenti supportavano l’area commerciale gestita da Emiliana Limosani, la responsabile commerciale braccio destro dell’ex Lazzerini. La stessa EY è stata ingaggiata dal manager per stilare diversi report, una mole di lavoro importante che ha indotto il cda a chiedergli di cambiare fornitore sia per motivi economici sia per motivi di oggettività delle valutazioni che in alcuni casi erano parse un po’ guidate. Per questo ultimamente Galasso sta usando la società di consulenza milanese Protiviti, altra vecchia conoscenza Alitalia. Un altro caso che ha fatto discutere sono stati gli aumenti di buonuscite dati ad alcuni dirigenti che hanno deciso di lasciare Ita, molti dei quali vicini a Lazzerini e ad alcune figure rilevanti del dipartimento Risorse Umane, come Carlo Briziarelli, ex-responsabile dell’Handling in Ita. Un tema anche questo su cui il cda ha chiesto a Galasso chiarimenti che ancora non ha ricevuto completamente.
Aumenti salariali in barba all’accordo sindacale
Uno dei compiti che si è auto assegnato il direttore del Personale, su cui ci fu grande scontro in cda, è stata la sua scelta di superare l’accordo sindacale sottoscritto tra Ita e le sigle pochi mesi prima, autorizzando degli aumenti salariali che non avevano alcuna logica finanziaria ma che hanno causato una perdita economica all’azienda di oltre 100 milioni. Una manovra condotta dopo l’ok del governo Meloni e del ministro Giorgetti ad andare avanti con Lufthansa. Atto non autorizzato, e contrario al volere del cda (che a questo punto vien da chiedersi cosa ci stia a fare se non riesce a controllare ciò che succede in azienda) letto come una manovra ostruzionistica nei confronti del governo e di Lufthansa. Obiettivo? Far perdere valore alla compagnia e aumentare i costi fissi per far scappare i tedeschi. Chiaramente i sindacati lo difesero, non potevano perdere l’opportunità di questi aumenti, e Galasso uomo non certo vicino a questo esecutivo colse l’attimo.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica).
L’ex Alitalia Lo Giudice nuovo responsabile degli Acquisti
Manovre anche intorno a una delle poltrone più delicate della compagnia di bandiera, quella del direttore Acquisti, che deve gestire un budget di assoluto rilievo e soprattutto resistere a tutte le pressioni dei fornitori e di quel mondo che in varia misura ha contribuito ai numerosi fallimenti della vecchia Alitalia. Una figura, dunque, che dovrebbe essere lontana mille miglia dal vecchio modus operandi che tanto è costato ai contribuenti. E chi ha deciso di mettere Galasso? Un ex Alitalia, Gianluigi Lo Giudice, responsabile del Ground Handling della vecchia compagnia, ovvero uomo di contatto con tutta quella pletora di fornitori che hanno per anni fatto i loro comodi procurando danni all’azienda. Insomma, non proprio la persona più indicata per portare aria nuova. Ne sa qualcosa probabilmente la società di head hunter Eric Salmon & Partners che aveva selezionato diversi altri profili poi scartati dal cliente. Questa nomina non va letta come un semplice riposizionamento di un vecchio dirigente di Alitalia, ma come l’elemento che permetterà di realizzare quello che è stato già avviato da settimane per dissuadere i tedeschi e tornare al passato. A cominciare dai fornitori.
Gianluigi Lo Giudice e Fabio Lazzerini nel 2019 (dal profilo Fb di Alitalia).
Gare Gourmet e il ritorno ai fornitori del passato
Ita Airways all’inizio della sua attività aveva deciso di cambiarne uno storico, quello del catering, Gare Gourmet, che presentava una struttura di costi alta ed estremamente articolata da decifrare. Al suo posto era arrivata Dnata, già fornitore di Emirates, dalla qualità riconosciuta, ma soprattutto con un costo inferiore del 30 per cento. Parlando di catering, si tratta di centinaia di milioni, cifre molto alte, dopo il carburante una delle voci di costo più elevate di una compagnia aerea. Un risparmio del 30 per cento costituisce un gran tesoretto, un efficientamento dei costi importante. La gara per il fornitore del catering fu molto accesa, ogni società candidata presentò dei piani strutturati, alcuni in linea con la vecchia Alitalia, altri più innovativi ed efficienti. Fu proprio il principio del mettere in gara, che permise di individuare la soluzione con Dnata. Ebbene, Ita, con le deleghe a Galasso che ha individuato il direttore Acquisti, ha deciso di congedare Dnata e riprendere Gare Gourmet con tanto di costi maggiorati. Ma non è finita qui. Sempre nell’ottica di garantire l’efficienza aziendale, dopo lunghe trattative per le aree Handling e Manutenzione, erano stati fatti dei contratti di servizio con due colossi dei rispettivi settori: Swissport per l’handling e Atitech per la manutenzione. Ciò aveva oltretutto permesso il passaggio di numerosi lavoratori dall’Alitalia commissariata e in cassa integrazione a due aziende estremamente solide. Ebbene, anche in questo caso, sono in atto forti attività di boicottaggio per riportare queste attività interne alla compagnia sovraccaricandola di costi e di personale. Da un lato Ita sta aumentando i costi per Atitech rendendo di fatto il contratto di servizio meno favorevole, e dall’altro a Fiumicino sono in corso grandi manovre per allontanare Swissport dallo scalo romano. Poi toccherà a Linate. Se il cambio del fornitore di catering sembra ormai cosa fatta, l’allontanamento di questi due partner è più laborioso per cui sarà una storia che avrà strascichi a meno il Mef intervenga perentoriamente mettendo fine a queste manovre.
La Divisione Crociere del Gruppo MSC ha confermato l’ordine di due navi a idrogeno per il suo brand di lusso Explora Journeys con Fincantieri, confermando il suo impegno a raggiungere zero emissioni di carbonio entro il 2050 grazie alla ricerca di tecnologie ambientali nuove e avanzate per le navi di lusso. L’accordo va a completare un investimento totale di 3,5 miliardi di euro in sei navi Explora Journeys. I contratti sono condizionati al conseguimento del finanziamento all’armatore come da prassi di mercato.
Saranno dotate di una nuova generazione di motori a GNL
EXPLORA V ed EXPLORA VI potranno disporre di nuove soluzioni di efficienza energetica e utilizzare carburanti alternativi come il gas bio sintetico e il metanolo. La Divisione Crociere lavorerà con Fincantieri per valutare la possibilità di dotare entrambe le navi della più recente tecnologia per le batterie, oltre a una serie di potenziali tecnologie tra cui la cattura del carbonio e sistemi più avanzati di gestione dei rifiuti. Le imbarcazioni, che saranno consegnate nel 2027 e nel 2028, perseguiranno l’utilizzo di idrogeno liquido con celle a combustibile per le operazioni alberghiere durante la sosta nei porti, per eliminare le emissioni di carbonio a motori spenti. Saranno inoltre dotate di una nuova generazione di motori a gas naturale liquefatto che affronteranno ulteriormente il problema dello slittamento del metano con l’uso di sistemi di contenimento. Il GNL è uno dei combustibili marini più puliti al mondo, attualmente disponibile su scala, ed è destinato a svolgere un ruolo chiave nella transizione verso la decarbonizzazione del trasporto marittimo internazionale. Riduce in modo sostanziale le emissioni di inquinanti atmosferici locali, con una riduzione degli ossidi di zolfo fino al 99 per cento e degli ossidi di azoto fino all’85 per cento, e svolge un ruolo chiave nella mitigazione dei cambiamenti climatici in quanto offre una riduzione fino al 20 per cento delle emissioni di gas serra.
Nell’estate 2024 entrerà in servizio EXPLORA II
La prima nave di Explora Journeys, EXPLORA I, è stata consegnata da Fincantieri nel luglio 2023 e attualmente opera nel Nord Europa. La nave trascorrerà l’autunno in Nord America e l’inverno nel Mar dei Caraibi. Nella primavera del 2024 navigherà al largo della costa occidentale degli Stati Uniti e delle Hawaii, prima di tornare in Europa nell’estate del 2024 per una serie di viaggi nel Mar Mediterraneo.
EXPLORA I (Getty).
EXPLORA II entrerà in servizio nell’estate del 2024 e opererà fino ad aprile 2025 nel Mar Mediterraneo, in Medio Oriente, nell’Oceano Indiano e in Africa visitando 82 porti in 26 Paesi. EXPLORA II ha “toccato l’acqua” per la prima volta il 6 settembre 2023, con una cerimonia di “galleggiamento” nei pressi di Genova. EXPLORA III entrerà invece servizio nell’estate del 2026 e la costruzione della nave alimentata a GNL è iniziata il 6 settembre 2023 con una cerimonia di taglio della lamiera. La costruzione di EXPLORA IV, alimentata a GNL, inizierà invece nel gennaio 2024 e sarà completata all’inizio del 2027.
Vago (MSC): «Passo avanti nel nostro impegno di azzerare le emissioni di gas serra»
Pierfrancesco Vago, executive chairman – Cruise Division del Gruppo MSC, ha dichiarato: «In qualità di armatore a livello globale, è con grande orgoglio che effettuiamo ordini per navi innovative dal punto di vista dell’impatto ambientale. Ogni volta che ordiniamo una nuova nave dobbiamo guardare al futuro, perché questa possa utilizzare carburanti di nuova generazione o nuove tecnologie ambientali non appena disponibili. Insieme a Fincantieri, con Explora V e VI cercheremo di sviluppare e implementare nuove soluzioni, tra cui l’adozione di grandi celle a combustibile alimentate a idrogeno e la cattura dell’anidride carbonica, della pirolisi per la gestione dei rifiuti e di altre nuove tecnologie per l’efficienza energetica, che potrebbero rappresentare un importante passo avanti nel nostro impegno di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050».
Pierfrancesco Vago (Imagoeconomica).
Folgiero (Fincantieri): «Segnale di crescente vitalità del settore crocieristico»
Gli ha fatto eco Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri: «Questo nuovo contratto con MSC è un segnale di crescente vitalità del settore crocieristico, in linea con quanto avevamo previsto. In termini strategici, il nostro futuro dipenderà dalla capacità di guidare l’evoluzione del settore verso tutte le tecnologie della transizione energetica e digitale con l’imprenditorialità necessaria a validare, industrializzare e commercializzare nuove soluzioni. La rilevanza della partnership con MSC in questo senso costituisce un grande stimolo strategico verso il futuro in linea con gli obiettivi di sviluppo tecnologico fissati nel nostro con un nuovo piano industriale. Siamo quindi particolarmente orgogliosi che a marcare l’accelerazione di questa nuova fase sia il progetto Explora, che con la quinta e sesta nave raggiungerà il massimo livello di avanzamento, rendendo sempre più concreta la visione di Fincantieri della nave del futuro».
L’Autorità Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Ryanair per possibile abuso di posizione dominante. Secondo quanto ipotizzato nel provvedimento, avviato a seguito di varie segnalazioni ricevute a partire dallo scorso mese di maggio, Ryanair farebbe leva sulla posizione dominante detenuta nei mercati in cui opera per estendere il proprio potere anche nell’offerta di altri servizi turistici (ad esempio hotel e noleggio auto) ai danni delle agenzie di viaggio – online e offline – e dei clienti che se ne avvalgono per comprare tali servizi.
I dubbi dell’Antitrust sulle attività di Ryanair
In particolare, spiega l’Autorità Antitrust in una nota, Ryanair da un lato sembra ostacolare l’acquisto – da parte delle agenzie – dei biglietti aerei direttamente dal proprio sito, dall’altro consente l’acquisto degli stessi alle sole agenzie tradizionali tramite piattaforma GDS a condizioni che risulterebbero di gran lunga peggiorative in termini di prezzo, di ampiezza dell’offerta e di gestione post vendita del biglietto. La condotta di Ryanair, volta a limitare alle agenzie di viaggio la vendita dei biglietti aerei – che in genere sono il primo acquisto effettuato nell’organizzazione di una vacanza e che rappresentano il «punto di accesso» per la vendita di ulteriori servizi – avrebbe effetti non solo sulle agenzie ma anche sui consumatori finali: si determinerebbero infatti condizioni peggiorative sotto il profilo quantitativo e qualitativo e ingiustificate difficoltà nella gestione della prenotazione.
Intesa Sanpaolo e Nexi hanno presentato SoftPOS, una soluzione innovativa che consente agli esercenti di utilizzare il proprio smartphone o tablet per accettare i pagamenti effettuati dai loro clienti con carte contactless dai principali circuiti (PagoBANCOMAT, BANCOMAT Pay, Visa, V-Pay, Maestro, Mastercard) e tramite digital wallet (es. Google Pay, Apple Pay, Samsung Pay e Huawei Pay). SoftPOS è infatti un’app che l’esercente può associare al proprio device in pochi passaggi nella massima semplicità e sicurezza che consente anche di emettere la ricevuta, inviandola digitalmente al cliente. Inizialmente sacricabile su smartphone e tablet con sistema operativo Android, è disponibile in anteprima da martedì 19 settembre 2023 per i clienti di Intesa.
SoftPOS potrà essere utilizzato come POS principale, aggiuntivo o di supporto
SoftPOS rappresenta la soluzione ideale per attività in mobilità, liberi professionisti ed esercizi commerciali con consegne a domicilio. Oltre al vantaggio della dematerializzazione degli incassi, consente all’esercente di accettare pagamenti digitali in sicurezza tramite un dispositivo di uso ormai quotidiano. L’utilizzo dello smartphone o del tablet, inoltre, permette all’esercente di avere un punto di incasso in aggiunta a quello principale, riducendo attese e code nel momento del pagamento e lasciando così maggiore spazio all’ascolto e alla gestione del cliente nel processo di acquisto. In coerenza con i nuovi trend, che vedono nei pagamenti cashless la modalità di pagamento preferita da tre italiani su quattro, SoftPOS porterà vantaggi e benefici anche in termini di customer experience dei clienti, migliorando la percezione della qualità del servizio e dei prodotti offerti dagli esercenti. La tecnologia potrà essere usata come POS principale oppure aggiuntivo, ideale per gestire momenti di maggiore affluenza in negozio, delivery o dovunque ci sia necessità di accettare pagamenti in mobilità, come ad esempio presso fiere ed eventi. Per chi è già cliente, potrà essere configurato anche come POS di supporto, attivabile in pochi minuti direttamente dal portale Nexi Business.
Intesa Sanpaolo leader in Italia nel settore dei pagamenti digitali
Negli ultimi anni, Intesa Sanpaolo ha intrapreso un percorso di forte accelerazione dei digital payment, volto a favorirne la diffusione e l’utilizzo grazie a nuove soluzioni per i consumatori e iniziative per estendere la rete e le modalità di accettazione, e ha introdotto innovazioni funzionali a rendere il mobile uno dei canali chiave nelle interazioni con i clienti. La spinta all’evoluzione tecnologica rappresenta una leva per la trasformazione digitale della Banca anche nel settore dei pagamenti, un ambito in cui Intesa Sanpaolo è già leader in Italia con oltre 16 milioni di carte e volumi di transazioni tramite circa 800 mila POS diretti e indiretti. Il Piano d’Impresa 2022-2025 prevede un’ulteriore crescita, aumentando i pagamenti digitali del 50 per cento a circa 75 milioni nel 2025 da 51 milioni nel 2021.
Pagamento digitale (Imagoeconomica).
Vassena: «Ulteriore dimostrazione della nostra vicinanza alle aziende»
Claudia Vassena, responsabile Sales & Marketing Digital Retail di Intesa Sanpaolo, ha espresso l’intenzione della banca di eliminare la complessità a favore di un utilizzo della tecnologia sempre più semplice e sicura: «Crediamo molto nel valore che la nuova soluzione SoftPOS potrà offrire ai nostri clienti, non richiedendo terminali aggiuntivi e offrendo un processo di pagamento rapido e digitale unicamente attraverso il proprio smartphone o tablet. Uno strumento di accettazione flessibile e dinamico, ideale in termini di facilità di accesso e sicurezza. Vogliamo essere vicini alle aziende, anche di piccole dimensioni: questo lancio si affianca a Crescibusiness, piano da 5 miliardi di euro a livello nazionale che si rivolge proprio alle realtà che operano nel commercio, nel turismo e nell’artigianato. Intesa Sanpaolo riserva loro interventi per la liquidità, finanziamenti garantiti e soluzioni evolute per i pagamenti digitali, con in più il rimborso delle commissioni sui micropagamenti POS». Le ha facco eco Filippo M. Signoretti, Head of Merchant Solutions Italia di Nexi: «Dopo i successi registrati in Germania, Grecia e Ungheria, il lancio del prodotto in Italia rappresenta un ulteriore importante risultato dei nostri investimenti in tecnologia e innovazione come Paytech leader in Europa. Per noi resta prioritario mettere a disposizione dei nostri partners e del mercato servizi e prodotti tecnologicamente all’avanguardia che supportino concretamente la digitalizzazione del Paese». I clienti di Intesa Sanpaolo che entro il 18 dicembre attiveranno il servizio dal portale esercenti Nexi Business potranno concorrere alla vincita di uno smartphone Samsung S23.
Il nuovo player leader nei servizi di ristorazione e retail per chi viaggia, nato dall’unione di Dufry e Autogrill, è stato protagonista indiscusso degli Airport Food & Beverage (FAB) + Hospitality Conference & Awards aggiudicandosi sei prestigiosi riconoscimenti e tre encomi speciali in occasione dell’evento tenutosi a Bangkok, in Thailandia. I FAB + Hospitality Conference & Awards, ideati da The Moodie Davitt Report, sono uno degli eventi più significativi a livello mondiale nel food & beverage aeroportuale e riuniscono tutti gli esperti del settore.
Il ceo di Dufry: «Creiamo valore per tutti gli stakeholder»
Queste le dichiarazioni di Xavier Rossinyol, ceo di Dufry che ha anche tenuto il keynote speech della conferenza: «In qualità di leader mondiale della Travel Experience, siamo molto orgogliosi di aver partecipato a un evento di rilevanza internazionale come i FAB Awards. Il 2023 è stato un anno cruciale per noi: le nostre due aziende, Dufry e Autogrill, si sono unite per creare un player unico sul mercato e i riconoscimenti ottenuti confermano che, come Gruppo combinato, possiamo creare valore per tutti gli stakeholder. In questa occasione speciale, siamo molto felici di esserci riuniti con i nostri partner commerciali in un momento di apprendimento e confronto, condividendo la nostra visione di rivoluzionare l’esperienza di chi viaggia attraverso la nostra strategia Destination 2027, che è stata elaborata sulla base di una profonda comprensione delle esigenze dei nostri stakeholder, dei bisogni dei clienti e dell’evoluzione dei trend del mercato».
I premi e gli encomi ricevuti
Di seguito i premi ricevuti:
FAB SUPERSTAR AWARDS WINNERS
STAR TEAM Europe – Back of House: Product Innovation & Concept Development & Training Europe & Italy, Various Airport, Autogrill Europe
STAR TEAM America – Back of House: F&B Team at Toronto Pearson Int. Airport, HMSHost North America
STAR INDIVIDUAL APAC – Back of House: Arianna Brezigar, Headquarter, HMSHost International
FAB CONCEPT WINNERS
AIRPORT CUSTOMER/ HOSPITALITY OF THE YEAR: James Beard Foundation @ORD Chef Series – Chicago O’Hare International Airport, HMSHost North America
AIRPORT FOOD HALL OF THE YEAR: Food Hall at Fiumicino Airport Terminal 1 – Leonardo da Vinci–Fiumicino Airport, Autogrill Italy
AIRPORT HEALTH-CENTRED OFFER OF THE YEAR: Exki – Brussels Airport, Autogrill Europe
Questi invece gli encomi speciali ricevuti da Dufry-Autogrill:
High Tide Bar – Regional Winner APAC for the Concept Award AIRPORT CUSTOMER/ HOSPITALITY OF THE YEAR
Path Water initiative – Highly commended for the Concept Award FOOD & BEVERAGE MARKETING CAMPAIGN OF THE YEAR
“Make it Happen” ESG Strategy at Seattle-Tacoma Airport – Highly commended for the ESG Award SUSTAINABILITY & ENVIRONMENTAL INITIATIVE OF THE YEAR
Diverse nazioni europee potrebbero ritirare dal mercato gli iPhone 12 di Apple per eccesso di radiazioni. Belgio, Olanda e Germania potrebbero infatti seguire la Francia e vietare la vendita degli smartphone di Cupertino, usciti nel 2020, in tutti i negozi e gli store online. «Il nostro blocco potrebbe scatenare un vero effetto a valanga», ha spiegato a Le Parisien il ministro francese per l’Economia digitale Jean-Noël Barrot. «Ho fiducia nel senso di responsabilità dell’azienda nel rispettare le nostre regole ». Dal canto suo, invece, Apple ha confutato le affermazioni di Parigi, fornendo alcuni risultati di propri test e analisi di terze parti che mostrerebbero la conformità delle radiazioni di iPhone 12 alla normativa. Sul caso è intervenuta poi l’Organizzazione mondiale della Sanità: «Non c’è alcun effetto negativo sulla salute umana causato dal telefono cellulare». Alla finestra anche l’Italia, che monitora la situazione.
Alcuni modelli di iPhone 12 in uno store Apple (Getty Images).
iPhone 12 è troppo radioattivo? Le parole di Belgio, Olanda e Germania
«È mia responsabilità reagire e garantire che tutti i cittadini del Regno siano al sicuro e protetti da ogni potenziale pericolo», ha detto a Le Soir Mathieu Michel, segretario di Stato belga per la digitalizzazione. «La salute è una questione che non dovrebbe mai essere trascurata». Per questo, ha annunciato di aver avviato un’analisi di tutti i modelli, presenti e passati, di Apple per verificare i livelli di radiazione emessi. I test poi si sposteranno anche sugli smartphone di altre aziende, per cui però non vi sono informazioni aggiuntive. In Germania, la Bundesnetzagentur, agenzia di rete nazionale, parlando con la Bbc ha ipotizzato l’applicazione di misure collettive in tutta l’Unione europea per porre rimedio al problema.
L’iPhone 12 serait un potentiel danger pour notre santé? J’ai réagi!
"Il est de mon devoir de m’assurer que tous les citoyens du Royaume soient en sécurité!"
«Non c’è dubbio che, sulla base dei test francesi, i livelli di radiazione sono stati superati», ha specificato invece la RDI, agenzia per le infrastrutture digitali in Olanda. «Tuttavia, non c’è alcun rischio per la salute e la sicurezza». Prevista una riunione con i rappresentanti di Apple per effettuare ulteriori analisi sul prodotto ed eventualmente arginare il difetto. L’Italia ha fatto sapere di voler monitorare la situazione, ma di non avere intenzione per il momento di intraprendere alcuna azione contro l’azienda di Cupertino, allo stesso modo del Regno Unito.