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Lettera43 ritorna: l’editoriale del direttore Paolo Madron
Ritorna Lettera43. Nell’editoriale di commiato dalla sua precedente vita chiudevamo dicendo che non di addio si trattava, ma di un arrivederci. Sono passati tre anni. Tanti, forse troppi. Di mezzo c’è stato il Covid e il venir meno di alcuni potenziali compratori hanno ritardato la ripartenza. Nel frattempo, maggio del 2021, abbiamo creato Tag43. Nelle intenzioni un ponte che il prima possibile ci avrebbe dovuto riportare là dove avevamo cominciato.
Lettera43, un’identità editoriale che il mercato apprezzava
Lettera43 aveva chiuso dopo 10 anni di vita (debuttammo nell’ottobre 2010) pur forte di un archivio sterminato di articoli, molti dei quali su episodi importanti della storia recente, un’identità editoriale che il mercato ci riconosceva e, viste le mumerose reazioni di rammarico all’annuncio della chiusura, apprezzava. Per ricominciare abbiamo dovuto aspettare che il vecchio editore mettesse in liquidazione la testata. In più, cosa che ci ha sorpreso non poco, combattere in un’asta competitiva per riprendercela. Ma sarebbe stato un peccato lasciare andare tutto.
La nostra filosofia: molti retroscena, attenzione agli intrecci di potere e alle zone d’ombra dove politica, economia e finanza si fondono con esiti spesso perversi
Ora torniamo, e lo facciamo restando fedeli alla filosofia delle origini: molti retroscena, che i detrattori chiamano gossip, ma che restano imprescindibili per capire cosa accade sulla scena. Attenzione agli attori, noti ma più spesso poco noti, che in essa si muovono. E agli intrecci di potere che ne condizionano decisioni e comportamenti. Formula molto semplice, che si basa su un assunto: nel continuo bulimico scorrere dei flussi, la moltiplicazione delle informazioni e delle piattaforme che le veicolano offre un parziale servizio alla loro comprensione, nascondendo complessità e dinamiche. Questo vale soprattutto per quello che è sempre stato lo specifico di Lettera43, ossia l’esplorazione di quelle zone d’ombra dove politica, economia e finanza si fondono con esiti spesso perversi.
I confini tra informazione e promozione da noi resteranno distinti
Saremo molto indiscreti, decisi, fantasiosi. Cattivi con chi lo merita. Fare un giornale che ha come centro d’attenzione quei gruppi industriali e finanziari che in molti casi sono anche suoi investitori pubblicitari è un laborioso, a volte spericolato esercizio di equilibrio. Tanto più di fronte a un panorama editoriale economicamente deteriorato che ha fiaccato i confini tra informazione e promozione. Ma quei lettori che ci hanno scelto lo hanno fatto sapendo che da noi quei confini resteranno sempre distinti.
C’è ancora spazio per un giornalismo di notizie e contenuti
L’obiettivo è di far convivere qualità e quantità, impresa che già la precedente Lettera43 aveva dimostrato possibile visto che eravamo arrivati a una media quotidiana di oltre 200 mila lettori. Sulla prima e sul posizionamento del giornale siamo confidenti, sulla seconda abbiamo scelto una concessionaria e un partner tecnologico, Evolution adv, la cui competenza e reputazione fanno ben sperare. Durante la lunga pausa seguita alla chiusura di Lettera43, e nello spettrale contesto in cui la pandemia ci aveva precipitato, ci siamo chiesti più volte se avesse un senso tornare, se un certo tipo di giornalismo basato sul primato delle notizie non fosse stato inesorabilmente superato dallo straripante predominio dei social network. E se si potesse ancora ambire a un modello di business sostenibile. La risposta sta in questo nuovo inizio. Che il viaggio dunque cominci. E scusate il ritardo.