L’equilibrismo di Scholz tra appoggio a Israele e comunità musulmane in fermento

La guerra in Medio Oriente sta spaccando la società tedesca e a Berlino il governo dovrà prepararsi ad affrontare nuovi problemi, interni e internazionali. Arrivato ormai al giro di boa di metà legislatura, dopo essere entrato in carica nel dicembre del 2021, il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz con i suoi alleati Verdi e Liberali è al minimo della popolarità e sembra non averne azzeccata una, tra mala gestione della seconda parte della pandemia, riforme interne confuse o mancate, posizione sul conflitto ucraino appiattita sulle posizione statunitensi, con tanto di assordante silenzio di fronte al sabotaggio di Nord Stream compiuto dall’Ucraina: ora è stata la reazione davanti al nuovo fronte israelo-palestinese a mettere in luce l’estrema difficoltà con cui il governo tedesco, come del resto tutti quelli precedenti, affronta i riflessi della nuova guerra, inevitabilmente calati nella cornice del passato che non passa.

L'equilibrismo di Scholz tra appoggio a Israele e comunità musulmane in fermento
Olaf Scholz con Benjamin Netanyahu (Getty).

In Germania su quasi 85 milioni di abitanti circa 5,5 sono musulmani

Che dopo l’Olocausto e la sconfitta nella Seconda guerra mondiale la Germania sia sia collocata senza se e senza ma a fianco di Israele è cosa persino ovvia e il debito storico di Berlino non potrà essere mai definitivamente saldato. La questione mediorientale però irrisolta, con il riaccendersi del conflitto che ha allargato la frattura tra l’Occidente e il mondo musulmano che sostiene la causa palestinese, ha evidenziato ora quanto la posizione a favore di Israele possa condurre a prevedibili turbolenze interne. Solo per il fatto che nella Germania odierna su quasi 85 milioni di abitanti circa 5,5 sono musulmani, quasi di metà con origini turche, un terzo arabe, tra Medio Oriente e Nordafrica, e un decimo europee e afghane. I profughi palestinesi sono poco meno di 8 mila. In generale gli stranieri, di ogni confessione, sono in totale quasi 13 milioni. La comunità ebraica tedesca conta circa 95 mila persone.

L'equilibrismo di Scholz tra appoggio a Israele e comunità musulmane in fermento
Manifestazione pro Palestina a Berlino (Getty).

Un tedesco su tre pensa che Scholz stia troppo dalla parte di Israele

I numeri aiutano a comprendere perché nelle ultime settimane, parallelamente all’azione di forza dell’esercito di Israele nella striscia di Gaza scattata dopo il massacro del 7 ottobre a opera di Hamas e che ha causato un’emergenza umanitaria con oltre 10 mila morti, circa un tedesco su tre ritenga che il governo stia troppo dalla parte di Israele, due su tre abbiano timore di attentati terroristici nel Paese, uno su sei sia preoccupato dell’aumento dell’antisemitismo. Questo dice un sondaggio pubblicato di recente, mentre secondo un altro di inizio novembre due tedeschi su tre pensano che la reazione israeliana non sia giustificata se viene coinvolta la popolazione civile, e quasi la metà dei tedeschi pensa che comunque non sia misurata.

I musulmani si sentono discriminati e flirtano con la radicalizzazione

In ogni caso le cifre che gli istituti di ricerca sciorinano in questi giorni dipingono un quadro che si scosta largamente dalla posizione di Scholz e illustra come l’ampiezza della forbice tra governo ed elettorato stia aumentando, insieme con le tensioni a livello sociale. In primo luogo per quel riguarda la variegata comunità musulmana, con la stragrande maggioranza che si sente discriminata e i gruppi estremisti pronti ad approfittare della radicalizzazione. E se poi c’è qualcuno che butta benzina sul fuoco, allora la situazione non può che peggiorare: il riferimento è al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, molto popolare tra i suoi connazionali tedeschi, che è diventato un alfiere pro Palestina, anche lui senza se e senza ma, giustificando le azioni terroristiche di Hamas.

L'equilibrismo di Scholz tra appoggio a Israele e comunità musulmane in fermento
Scholz col presidente turco Erdogan (Getty).

Incontro col presidente turco, che sul Medio Oriente sta dalla parte opposta

Scholz ed Erdogan si incontreranno, o scontreranno, venerdì 17 novembre a Berlino, in un momento in cui la Turchia, pur sempre membro della Nato, ha ormai acquisito sulla scacchiera internazionale una certa autonomia, e nel contesto mediorientale si trova dalla parte opposta alla Germania. Erdogan ha attaccato Israele, praticamente definendolo uno Stato fascista, e non è mai stato tenero nei confronti della Germania, tanto che non dimentica di rammentare i roghi neonazisti degli Anni 90 a Mölln e Solingen, dove morirono intere famiglie turche, e gli omicidi razzisti dei terroristi di estrema destra della Nsu, negli Anni 2000, dove furono presi di mira anche immigrati turchi. Per il cancelliere tedesco sarà il solito esercizio di equilibrismo, con la difesa d’ufficio di Israele e il tentativo di placare gli animi. Il problema è che in queste settimane le piazze tedesche si stanno scaldando. E non è per nulla chiaro se e quando qualcosa possa esplodere.

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