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Le tensioni in Fratelli d’Italia tra Roma e Milano per i casi La Russa e Santanchè
Se Milano piange, Roma forse non ride, ma sicuramente sogghigna. La sezione capitolina di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, non ha invitato i leader milanesi e lombardi della formazione, Daniela Santanchè e Ignazio La Russa, alla festa che si tiene in piazza Vittorio. Il coinvolgimento della ministra del Turismo nelle indagini sul crac di Visibilia e le grane giudiziarie del figlio del presidente del Senato, Leonardo Apache, accusato di stupro, hanno sicuramente avuto un peso: meglio evitare polemiche sul palco. Ma non c’è dubbio sul fatto che anche politicamente la fase complessa dei vertici lombardi del partito maggioritario in parlamento e al Pirellone abbia offerto sponda a Roma per ribadire che Fdi è e resterà a lungo un partito centrato all’interno del Grande raccordo anulare. E l’assenza di una ministra di peso e della seconda carica dello Stato non può non avere implicazioni politiche, anche se l’intero partito ha fatto, formalmente, quadrato attorno a Santanchè e sta trattando con accortezza il caso La Russa jr.
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I colonnelli romani soffrono le invasioni di campo
La realtà dei fatti è che in Fdi si è già aperta una sfida con vista Europee 2024. E che la grandezza dei risultati che si otterranno nelle varie circoscrizioni detterà i rapporti di forza non solo nel gruppo a Strasburgo, in una fase critica per il futuro dei conservatori europei, ma anche tra le varie anime del partito. In quest’ottica, si ripropone lo schema che aveva contraddistinto la fase pre-elezioni, poco meno di un anno fa: Roma guarda con sospetto ogni autonomia di Milano, dato che i rapporti politici e personali di Santanchè e La Russa con «Giorgia» – la capa di partito e premier in Fdi va chiamata ostentatamente per nome, per marcarne la vicinanza personale – sono avulsi dal cerchio magico romano, dall’eredità della Generazione Atreju e si muovono su binari paralleli. Già nel 2022 il convegno “Lombardia – Motore economico d’Italia” annunciato da Fdi a Milano per il weekend del 25 settembre e poi annullato per l’appuntamento elettorale della stessa domenica fu visto dai colonnelli romani del partito come un’invasione di campo verso gli storici organizzatori di eventi e kermesse vicini a Meloni.
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La linea: gestire i due casi giudiziari in modo separato
Cosa succede, dunque? Nei paraggi del Pirellone il mondo vicino a Fdi è in fermento politico, tra un coordinamento regionale bloccato dai problemi personali di Santanchè, le tensioni con la Lega in Consiglio regionale e i ridotti margini di manovra del gruppo consiliare a causa delle scarse disponibilità di spesa che gli assessorati “lottizzati” e spesso scorporati tra Carroccio e meloniani ricordano essere presenti. L’impressione è che lo slancio della conquista del Nord maturata tra settembre e febbraio, alle Politiche prima e alle Regionali poi, con Fdi primo partito in Lombardia, sia venuto meno. E che ora ci sarà da pedalare in salita e lavorare duramente. Il nodo politico è di quelli decisivi. E Fdi in Lombardia punta sulla necessità per Meloni di evitare scossoni. Innanzitutto distinguendo il lato giornalistico dei guai di Santanchè e La Russa junior dal dato giudiziario e politico. Guai a pensare a inchieste sovrapponibili e concordate: troppo diversi i contesti e troppo complicati entrambi i casi per credere a uno scenario del genere.
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Via Santanchè ora? Partirebbe la lotta fra correnti
Meglio fare scudo ricordando quanto una fragilità possa trasformarsi in punto di forza. Fonti vicine a Fratelli d’Italia sentite da Lettera43 ritengono plausibile pensare a uno scenario in cui Santanchè resti in sella perlomeno fino alle Europee: solo se dovessero uscire elementi più pesanti si potrebbe pensare a un avvicendamento che ora rischierebbe solo di aprire lotte tra correnti di partito. A Milano, del resto, non appare strano che «a Roma facciano i romani», consolidandosi tra correnti storiche e organizzando i loro eventi. Santanchè e la sua rete, come ricordato da Paolo Madron e Luigi Bisignani nel libro I potenti al tempo di Giorgia, sono in particolar modo strategici per Meloni e la sua politica di consolidamento al Nord. E solo un impatto politico evidente in termini di consenso su Fdi spingerebbe a uno scenario in cui un ribaltone a Via di Villa Ada sarebbe auspicabile. Massima attenzione e massimo riserbo nella formazione meloniana, in una fase in cui la tensione è innegabile sia a Milano sia a Roma, dunque. Non c’è ancora una vera faida, ma la necessità di un partito fattosi pienamente nazionale di trovare un equilibrio tra le sue anime appare sempre di più evidente. E di fatto inderogabile.