Le intercettazioni fra Pini e Minenna: «Marcello, ho quel carico bloccato»

Le intercettazioni telefoniche incastrano Marcello Minenna e Gianluca Pini, entrambi agli arresti. Dagli atti sono emerse infatti le conversazioni fra l’ex direttore dell’Agenzia delle Dogane e assessore regionale in Calabria e l’ex parlamentare della Lega, pubblicate da Repubblica. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe infatti avuto un ruolo di primo piano nella vicenda del maxi appalto per le mascherine provenienti dalla Cina nei primi mesi della pandemia da Covid-19. «Marcello, ho quel carico bloccato», dice Pini, molto probabilmente riferendosi ai dispositivi di protezione in arrivo da Pechino. Come ha scritto il gip di Forlì Massimo de Paoli, l’imprenditore ex leghista avrebbe messo a disposizione partito e «funzione pubblica per il suo profitto personale con disinvoltura».

L’accusa di lucrare sulla pandemia 

L’accusa definisce quello tra Minenna e Piniun «pactum sceleris», un patto scellerato. L’ex leghista avrebbe infatti promesso a Minenna di accreditarlo presso il partito di Matteo Salvini, promettendogli la riconferma alla guida dell’Agenzia delle Dogane. Dagli atti emerge infatti come lo stesso Minenna avesse cercato in più occasioni rapporti con l’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In cambio, come sostengono i magistrati, avrebbe promesso «l’asservimento della sua funzione pubblica», con particolare attenzione alle richieste di Pini per l’importazione di merci dall’estero. Tra cui proprio le mascherine al centro dell’inchiesta.

Disponibili le intercettazioni fra Gianluca Pini e Marcello Minenna. Sotto i riflettori la fornitura di mascherine anti-Covid nel marzo 2020.
L’ex parlamentare della Lega Gianluca Pini (Imagoeconomica).

Tutto è partito con un’indagine su un carico di cocaina, giunta a bordo di un camion dal Belgio legato alla malavita albanese. Attraverso le intercettazioni si è giunti a Pini che dopo aver militato per 12 anni nella Lega è tornato agli affari. Fra le sue aziende la Codice srl che, a metà marzo 2020, ottenne un contratto milionario con l’Ausl Romagna per la fornitura di mascherine, allora quasi introvabili. Si trattava di dispositivi provenienti dalla Cina e, sempre secondo le l’accusa, con certificazioni false e prezzi superiori all’euro cadauna. Un business che in totale avrebbe fruttato oltre tre milioni e mezzo di euro. Pini avrebbe sfruttato la sua posizione per guadagnare credibilità. Minenna, dal canto suo, lo avrebbe aiutato a far passare la merce alla dogana.

Powered by WordPress and MasterTemplate