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Le incognite sul futuro del Giornale dopo la morte di Berlusconi
L’ultimo Cavaliere. Con questo titolo a tutta pagina il Giornale ha salutato Silvio Berlusconi nell’edizione speciale del 13 giugno 2023: 38 pagine dedicate all’uomo che entrò nel capitale del quotidiano fondato da Indro Montanelli già nel 1976, ne prese la proprietà e lo controllò per oltre 40 anni. Proprio finora quando, ironia della sorte se ce n’è una, Berlusconi ha scelto di andarsene, a pochi giorni dall’arrivo programmato della famiglia Angelucci, nuovo editore del Giornale con il 70 per cento del capitale, in attesa del via libera dell’autorità Antitrust, stimato per il 18 luglio.
Redazione ormai ridotta da 200 giornalisti a 50
Trentotto pagine composte dalla redazione guidata da Augusto Minzolini che, in poche ore, le ha pensate, impaginate e realizzate da zero, non essendoci al Giornale niente di preparato: i “coccodrilli” su Berlusconi, di qualsiasi natura, erano vietati, fin dai tempi del suo ricovero per il Covid. Una redazione composta ormai da 50 giornalisti, così ridotta dagli oltre 200 che popolavano via Negri fino a 25 anni fa, quando, dopo Montanelli, Berlusconi aveva chiamato Vittorio Feltri a dirigere il Giornale. E ora che succederà?
Addio via Negri: destinazione scalo Farini, via dell’Aprica
Nella redazione sanno ben poco del loro futuro. Nessuno ha fornito loro informazioni. Scontato solo il ritorno di Alessandro Sallusti, atteso in luglio, con Minzolini che tornerà a sua volta a scrivere di politica. Con Sallusti verrebbe anche Feltri. Ma gli Angelucci non hanno ancora fatto sapere quale sarà il progetto editoriale per la testata montanelliana. Anche se da qualche giorno la redazione è in fibrillazione perché gira voce che tra i primi atti della nuova gestione ci sarà un trasferimento di sede: addio a via Negri, “la via Solferino” del Giornale, destinazione scalo Farini, via dell’Aprica, palazzo di LaPresse, dove gli Angelucci intendono trasferire anche la redazione di Libero, quelle dei siti web delle due testate, e pure la radio del gruppo. Il tutto a partire dal gennaio 2024. Risparmi e sinergie di costi in una zona destinata a svilupparsi nei prossimi anni, ma che al momento risulta un po’ isolata e lontana dai palazzi del potere meneghino della politica e della finanza. Un bel cambiamento rispetto a Cordusio e Porta Venezia.
In arrivo il manager di Rcs Spagna, Nicola Speroni
A livello aziendale, solo dopo l’ok dell’Antitrust si può procedere a nominare il prossimo Consiglio. E pare che per guidare il Giornale sia stato scelto un manager di Rcs, Nicola Speroni, che arriva dalla Spagna, e come direttore finanziario una dirigente donna, anch’essa da Rcs Spagna, e cioè Stefania Bedogni. La famiglia del Cavaliere, tramite la See spa di Paolo Berlusconi, ha tenuto il 30 per cento del capitale. Ma ora, con la scomparsa del patriarca, la cosa assume un significato molto diverso, anche in vista della futura governance.
Galli della Loggia, Orsina, Ricolfi, Battista: firme da dream team
Per quanto riguarda gli organici, le indicazioni arrivano da voci giornalistiche. In ordine sparso sono circolati i nomi di: Daniele Capezzone, Giacomo Amadori, Osvaldo De Paolini, Salvatore Merlo, Francesco Verderami e poi editorialisti quali Ernesto Galli della Loggia, Giovanni Orsina, Luca Ricolfi, Pigi Battista. Se oltre a questo dream team ci sia anche qualcuno che andrà a rimpolpare la redazione nulla è dato sapere.
Via lo smart working, in scadenza il contratto integrativo dei giornalisti
Quello che appare certo invece è la volontà dei nuovi editori di smantellare lo smart working, che oggi al Giornale è utilizzabile al 50 per cento con un accordo sindacale che scade a fine 2023. In scadenza c’è anche il contratto integrativo dei giornalisti, conquistato e consolidato negli anni grazie alle relazioni sindacali che non sono mai venute meno. E che ora si preparano ad affrontare la nuova era. Il primo assaggio sarà già mercoledì 21 giugno, con la prima assemblea di redazione convocata nell’era del dopo Cavaliere.