Le controversie su Oppenheimer e quel taglio troppo indulgente su atomica e guerra

È il film più atteso dell’anno, dopo Barbie di Greta Gerwig, s’intende: Oppenheimer di Christopher Nolan esce finalmente il 23 agosto anche nelle sale italiane ed è, come ha scritto Caryn James sul sito della Bbc, «fantasioso in modo audace e il suo lavoro più maturo». In tre ore ricche di tensione racconta la storia del fisico chiamato a guidare il gruppo di esperti che sotto il nome di Progetto Manhattan lavorò all’invenzione della bomba atomica. Il regista decide infatti di farne un thriller più che un biopic, e il tempo passa piuttosto in fretta, ma oltre agli elogi della critica ci sono anche alcune controversie, soprattutto per il taglio indulgente nei confronti del suo protagonista.

Le ambivalenze del protagonista non vengono mai condannate

La storia è nota: dopo l’invasione della Polonia nel 1939, Albert Einstein e altri fisici emigrati negli Stati Uniti scrivono al presidente Theodore Roosevelt per informarlo che grazie alla ricerca di alcuni studiosi (tra cui Enrico Fermi) a breve sarà possibile costruire armi nucleari. Il rischio però è che questi studi finiscano nelle mani dei nazisti, perciò due anni dopo l’attacco di Pearl Harbor gli Usa costruiscono un laboratorio segreto per realizzare per primi la bomba atomica. A guidare il gruppo di lavoro è J. Robert Oppenheimer (interpretato dall’irlandese Cillian Murphy, alla sua quarta prova con Nolan) ed è soprattutto attorno a lui che si muovono le critiche: il film è tutto dalla sua parte e le sue ambivalenze non vengono mai condannate, che si tratti del tema della guerra e del disarmo (attuale per i riflettori puntati soprattutto sull’Ucraina) oppure delle omissioni sulle conseguenze durature dell’atomica, o dell’aver abitato una terra sottratta da un giorno all’altro agli abitanti di Los Alamos, o del modo in cui si relazionava alle donne.

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L’attore Cillian Murphy, che recita nel ruolo del protagonista (Getty).

Distogliere lo sguardo: un’omissione di responsabilità

La scena delle detonazioni delle bombe, per esempio, è tra i momenti più alti dell’acclamata filmografia di Nolan, ma le cose cambiano se si mette per un attimo da parte la critica puramente cinematografica e si riflette invece sulle implicazioni politiche del film. Una sequenza è estremamente significativa, quella in cui, alcune settimane dopo le bombe, il gruppo di lavoro guarda le immagini della distruzione che la ricerca ha prodotto. Il pubblico non vede quelle immagini proiettate, perché Nolan sceglie di mostrare solamente Robert Oppenheimer nel suo distogliere lo sguardo. Dal momento che Nolan si è rifiutato di commentare questa scena, il Los Angeles Times ha interpellato alcuni esperti, tra cui la storica Naoko Wake, autrice di un saggio che raccoglie oltre 130 testimonianze di sopravvissuti statunitensi che si trovavano a Hiroshima e Nagasaki, il cui intento è andare oltre la contrapposizione sul nucleare che da decenni mostra gli statunitensi come vincitori e i giapponesi come vittime. La docente ha dichiarato che quella sequenza del film «incoraggia anche noi spettatori a distogliere lo sguardo» e che questa costituisce «un’omissione di responsabilità per me, perché se non si capisce cosa è successo non si proverà empatia. Non ci si aprirà al dialogo o alla riconciliazione: per farlo è necessario vedere quelle immagini». Evidentemente Nolan è più interessato a presentare Oppenheimer come un genio vittima del maccartismo che a metterlo in relazione con il tempo presente, un presente in cui persistono molte guerre, ma anche le ragioni dell’attivismo pro disarmo e diverse letture di quel capitolo di Storia.

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Il regista Christopher Nolan (Getty).

La moglie di Robert era una studiosa, ma nel film resta marginale

Nel film (ispirato al libro scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwin e premiato con il Pulitzer), le donne sono in buona sostanza solo due, quelle con cui lo scienziato ha avuto delle relazioni, e hanno molto poco spazio nonostante numerose fonti le mostrino come fossero entrambe dotate di una spiccata personalità. Innanzitutto Kitty, la moglie di Robert, qui interpretata da Emily Blunt: anche lei era una studiosa, ma per Nolan diventa rilevante solo per qualche minuto, quando mostra tutta la sua capacità dialettica nel difendere il marito accusato di essere una spia sovietica.

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Emily Blunt (a sinistra) e Florence Pugh (Getty).

Una scena di sesso con Jean ha destato scalpore in India

Le cose non sono molto diverse per Jean (Florence Pugh) che il regista presenta come l’occasione di Oppenheimer per sentirsi virile. Che Nolan non sia femminista è cosa nota, ma qui in più c’è anche un’altra questione che ha fatto inorridire il governo nazionalista di Narendra Modi in India, perché un attimo prima di un rapporto sessuale Robert recita un verso della Bhagavad Gita, il più sacro dei testi indù: «Ora sono diventato la morte, il distruttore di mondi». Una frase che il pubblico è chiamato ad associare al progetto di distruzione da cui Oppenheimer era assorbito. Il nudo integrale della giovane Florence Pugh è poi stato alterato in India e in alcuni Paesi in Medio Oriente, in accordo con la casa di distribuzione Universal Pictures che ha preferito la censura al divieto di proiezione.

La scena di sesso censurata in India.

Polemiche in Giappone, dove manca ancora una data di uscita

Anche in Giappone ci sono state forti proteste, oltre a quelle nei confronti di Warner Bros, che per pubblicizzare il suo Barbie ha ironizzato sulla competizione tra i due film (Barbienheimer) creando un meme con gli attori Margot Robbie e Cillian Murphy davanti a uno sfondo in fiamme, più altri post che la divisione giapponese di Warner Bros ha definito «deplorevoli», costringendo la casa madre a delle scuse. Il tema è anche in quel caso la leggerezza con cui si tratta un evento tragico che ha conseguenze ancora oggi. A inizio agosto si è celebrato il 78esimo anniversario delle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki che causarono la morte di circa 150 mila persone e per quanto Oppenheimer eviti di mostrare quegli episodi, non ha a oggi una data di uscita in Giappone.

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Uno dei meme su Barbienheimer.

Nessun riferimento agli indigeni espropriati delle loro terre

Un’altra controversia che ha colpito il film riguarda il modo in cui si tace sugli abitanti indigeni espropriati delle loro terre per permettere la costruzione del laboratorio in New Mexico. Nel 1942 l’esercito degli Stati Uniti diede infatti appena 48 ore di tempo alle 32 famiglie residenti a Los Alamos per lasciare le loro case e poi raderle al suolo. Inoltre nessuno si preoccupò degli animali presenti. Come riporta l’agenzia di stampa Reuters, gli agricoltori ispanici vennero risarciti in misura significativamente inferiore rispetto ai proprietari bianchi, e le persone che hanno protestato per anni hanno poi vinto due vertenze collettive sulla parità di retribuzione e trattamento. Il laboratorio che fu un vanto per Oppenheimer rappresenta con i suoi 14 mila dipendenti il più grande datore di lavoro della regione, ma questa e altre omissioni rendono il film, che lo dipinge come un genio, quantomeno controverso.

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