Daily Archives: 5 Settembre 2024

Fisco, le entrate aumentano di 19 miliardi ma Giorgetti avverte: “Nessun tesoretto”

AGI - Le entrate fiscali fanno segnare un incremento nei primi sette mesi dell'anno, il gettito presumibilmente aiuterà a mettere insieme le risorse in vista della prossima legge di bilancio. Nel periodo gennaio-luglio 2024, certifica l'ultimo bollettino, le entrate erariali accertate ammontano a 328.365 milioni di euro, con un aumento di 19,2 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2023 (+6,2%).

In particolare, per le imposte dirette si registra un aumento di 14.024 milioni di euro mentre per le imposte indirette si evidenzia un incremento di 5.177 milioni di euro. Il gettito legato agli accertamenti per il recupero dell'evasione invece si è attestato a 8.441 milioni (+2.046). Il Mef però predica prudenza verso la stesura del piano di stabilità di medio termine e della manovra. "Nessun tesoretto, la cifra è vicina a quella prevista. Quindi siamo prudenti", fanno sapere fonti del Tesoro in merito all'andamento delle entrate fiscali. Del resto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti sin dal suo insediamento ha sempre parlato di approccio prudente e responsabile ai conti pubblici. Anche perché il debito resta un macigno, ed è proiettato a raggiungere un breve la cifra simbolo di 3mila miliardi.

Entro metà settembre Giorgetti presenterà in Cdm il piano strutturale di bilancio con cui il governo punta a definire la traiettoria per la spesa netta, coerente con il nuovo Patto di stabilità e l'orizzonte stabiliti dall'Ue per il rientro dal deficit eccessivo da realizzare attraverso un piano di rientro che ha una durata di 4 anni, estendibile fino a 7 anni. Il governo italiano, anticipa Bloomberg, punta a portare il deficit al di sotto del 3% entro i prossimi due anni per rassicurare i funzionari Ue che stanno esaminando l'impatto dell'enorme debito pubblico del Paese. I tecnici del Tesoro, secondo una bozza con delle simulazioni riferita a Bloomberg, puntano a un deficit del 2,9% nel 2026 che garantirebbe al Paese di arrivare appena al di sotto del tetto richiesto dalle regole fiscali dell'Unione Europea.

La manovra, si parla di un documento poco superiore ai 25 miliardi di euro, dovrebbe prevedere la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo per i redditi fino a 35mila euro per contrastare l'inflazione. Tra le ipotesi allo studio ci sarebbe anche quella di provare a estenderlo ai redditi fino a 50-60mila euro. Ma le risorse sono limitate. E bisogna fare i conti con il piano di rientro dal deficit eccessivo per cui l'Ue ha aperto una procedura di infrazione. L'Ufficio Parlamentare di Bilancio in estate ha stimato che solo per confermare gli interventi finanziati lo scorso anno nella manovra occorrono circa 18 miliardi, di cui poco meno di 11 per il taglio del cuneo. Per altri interventi, dunque, lo spazio di manovra appare limitato. Le opposizioni intanto prevedono una legge di bilancio con tagli alla spesa sociale e chiedono maggiori investimenti sulla sanità e sul lavoro. 

La locomotiva tedesca si è fermata, ecco perché è un danno per tutta l’Europa 

AGI - La 'locomotiva' d'Europa si è fermata. Per la Germania il 2024 è l'anno della stagnazione. L'Istituto Ifo ha tagliato a zero le stime di crescita del Pil per quest'anno dal +0,4 indicato in precedenza. L'ente di ricerca tedesco ha rivisto le previsioni anche per il prossimo anno: +0,9% nel 2025, anziché l'1,5% indicato nelle precedenti stime. L'economia tedesca dovrebbe raggiungerà una crescita dell'1,5% solo nel 2026. Un danno per tutta l'Europa ed il mercato comune.

 

Trentacinque anni dopo la riunificazione, che ha fatto decollare l'economia teutonica in corrispondenza con l'accelerazione del processo di crescita delle istituzioni comunitarie e poi con l'avvento dell'euro, la Germania si trova ad affrontare una crisi che l'Ifo definisce "strutturale". La catena produttiva e le infrastrutture del Paese non sembrano tenere il passo con la concorrenza, soprattutto quella dei mercati asiatici a partire dalla Cina. Pesano inoltre i contraccolpi di oltre due anni di conflitto in Ucraina, dato che la Germania aveva importanti legami commerciali con la Russia, a partire dal settore dell'energia.

 

Dalla crisi economica all'incertezza politica il passaggio è breve. Dopo i 16 anni di governo centrista di Angela Merkel, baluardo di crescita e stabilità, il Paese fatica a trovare un nuovo equilibrio politico. Il governo a trazione Spd di Olaf Scholz è in difficoltà, con l'estrema destra dell'AfD per la prima volta è arrivata in testa nelle elezioni dei Land, prima in Sassonia e seconda in Turingia. Da anni l'estrema destra in Germania sta crescendo, a partire dagli ex territori della DDR, dove il divario salariale con il resto del Paese non si è mai completamente colmato.

 

"L'economia tedesca è bloccata e langue nella depressione", spiega il capo del dipartimento Forecasts dell'Ifo, Timo Wollmershauser. E parla di una crisi strutturale con "investimenti troppo scarsi, soprattutto nel settore manifatturiero", e una produttività che "è stagnante da anni". Decarbonizzazione, digitalizzazione, cambiamento demografico, pandemia di Covid, shock dei prezzi dell'energia e nuovo ruolo della Cina nell'economia globale hanno messo sotto pressione i modelli di business consolidati e costringono le aziende a cambiare le strutture produttive. 

 

Negli ultimi giorni è esploso il caso dei possibili tagli di personale in Volkswagen. La casa automobilistica di Wolfsburg non ha escluso la possibilità di chiudere uno dei suoi stabilimenti in Germania per ridurre i costi. I piani aziendali prevederebbero di tagliare dieci miliardi di euro di spese entro il 2026. Sarebbe la prima chiusura di un sito produttivo nei quasi novanta anni di storia dell'azienda. Contemporaneamente in Belgio i sindacati hanno lanciato l'allarme sull'ipotesi di stop per la fabbrica dell'Audi - stesso Gruppo - a Bruxelles.

 

È il settore manifatturiero a marcare il passo, un comparto che in Germania ha tradizionalmente un peso importante sulla produzione economica. Hanno un peso maggiore rispetto ad altri paesi le industrie ad alta intensità energetica che reagiscono agli elevati costi energetici, così come quella meccanica e l'automotive.
La debole attività degli investimenti privato, analizza l'Ifo, porterà presumibilmente alla chiusura di imprese e alla delocalizzazione della produzione. La stasi della produttività è accompagnata da spostamenti nella creazione di posti di lavoro. Anche nel settore edile e manifatturiero il portafoglio ordini degli ultimi anni si è arenato. I nuovi ordini tardano ancora ad arrivare.

 

Nell'incertezza i tedeschi tengono i soldi in banca. Il tasso di risparmio è ora pari all'11,3%, decisamente superiore alla media decennale del 10,1%. C'è almeno un dato positivo che riguarda l'inflazione, attesa in calo dal 5,9% dello scorso anno al 2,2% quest'anno e, successivamente, al 2% ed all'1,9%. Il tasso di disoccupazione salirà dal 5,7% dello scorso anno al 6% di quest'anno, per poi scendere il prossimo al 5,8%. 

“Forma Maris” come l’Intelligenza Artificiale può aiutare l’archeologia marina

AGI -  Due giorni per approfondire il ruolo cruciale delle tecnologie subacquee nel documentare, studiare e conservare i tesori dell'archeologia nonché le modalità di esplorazione di siti sommersi che sarebbero altrimenti inaccessibili. Si svolge, il 5 e 6 settembre, il workshop “FORMA MARIS. Sistemi per la conoscenza e la mappatura del patrimonio subacqueo” promosso dall'Università del Salento (Dipartimento di Beni Culturali e DiSTeBA) con la Fondazione Leonardo e la Marina Militare nell'ambito dell'iniziativa “Civiltà del Mare – Le Università per il Subacqueo”. Da tempo quella del subacqueo è una dimensione che sta assumendo un ruolo centrale nel dibattito geopolitico. Gli abissi custodiscono materie prime, ospitano linee di comunicazione e trasporto di dati e risorse energetiche, ospitano flotte e sottomarine, sono l'habitat da cui nasce la vita, con una produzione di oltre il 50% dell'ossigeno disponibile, un assorbimento del 30% dell'anidride carbonica prodotta a dal pianeta – si stima 22 milioni di tonnellate di gas serra quotidiani – e un patrimonio di biodiversità pari ai 4/5 del patrimonio globale.

 

AGI ne parla con Vincenzo Pisani, Coordinatore dei Progetti di Ricerca della Fondazione Leonardo

 

A Lecce il 5 e 6 settembre verrà presentato Forma Maris. Un progetto importante sull'archeologia marina e le nuove tecnologie. In che modo l'AI potrà aiutare il lavoro dell'uomo nella scoperta dei fondali marini?
Se pensiamo che oggi grazie all'I.A. è possibile “insegnare” alle macchine nuove operazioni e migliorare progressivamente le proprie capacità, è facile immaginare quanto potrà fare la differenza istruirle su cosa cercare e dove, arrivando a scandagliare i fondali marini e individuare, ad esempio, relitti affondati nelle profondità oceaniche. Ma, ed è uno dei temi di “Forma Maris”, sono molteplici le tecnologie che possono venire incontro alle sfide poste dal lavoro dell'archeologia marina, dalla peculiarità dell'ambiente in cui si opera, dalla mole dei dati da raccogliere e analizzare.  Un prezioso contributo ci arriva, solo per fare alcuni esempi, dall'utilizzo della fotogrammetria subacquea, nonché dall'integrazione di vari tipi di telecamere e sensori - come sonar e multibeam - installati su droni sottomarini o di superficie telecomandati. Le nuove metodologie consentono anche la documentazione e la mappatura di profondità maggiori – precluse a operatori umani - ed estensioni notevoli di fondale. Inoltre, il patrimonio subacqueo è attualmente riservato ai professionisti e ai subacquei sportivi: le tecnologie possono invece consentire l'accessibilità “ampliata”, la fruizione e la condivisione dei paesaggi sottomarini attraverso modelli 3D e percorsi immersivi o semi-immersivi, restituendo alle comunità un patrimonio “invisibile” o comunque ancora privilegio per pochi".


A livello generale, quanto gli abissi sono centrali negli equilibri geopolitici e perché?
Come emerso lo scorso 29 febbraio a La Sapienza di Roma nel primo degli appuntamenti del progetto “Le Università per il Subacqueo” - che abbiamo avviato da oltre un anno (giugno 2023) in collaborazione con la Marina Militare e che ha già visto aderire oltre cinquanta atenei italiani - sono molte le questioni in gioco: il transito dei cavi e delle condotte sottomarini, così come le risorse minerarie accertate e potenziali che presenti nei fondali. Se guardiamo al settore energetico, il caso del sabotaggio delle condotte Nord Stream e Nord Stream 2 ha reso ancor più evidente quanto la questione sicurezza delle infrastrutture sottomarine possa avere un diretto impatto sugli equilibri internazionali. Allo stesso tempo, se il 99% del traffico Internet mondiale transita sotto i mari e la maggior parte è generato dalle grandi piattaforme digitali come Google e Meta, è facile comprendere il peso economico e politico degli attori in gioco. D'altronde la corsa alla conquista di giacimenti di terre rare e altri materiali critici, ancora una volta, rimette al centro del dibattito lo sfruttamento dei fondali marini, in uno delicato e complesso equilibrio tra la necessità di reperire elementi cruciali per lo sviluppo delle tecnologie green e la doverosa tutela dell'ambiente biomarino.


Secondo le stime dell'Ocse la Blue Economy vale circa 1500 miliardi di euro (pari al Pil della Spagna). Cosa le manca per diventare un asset centrale?
Dall'economia del mare e degli oceani dipendono direttamente – a livello globale - oltre 3 miliardi di persone (il 40% della popolazione mondiale) e sulla loro superficie corre oltre l'80% del commercio mondiale di merci. I settori economici legati a mari e oceani ? inclusi comparti consolidati quali pesca commerciale e trasformazione dei prodotti ittici, acquacoltura, cantieristica navale e riparazioni, produzione offshore di petrolio e gas, attività portuali, commercio marittimo e settori emergenti come lo sfruttamento delle energie rinnovabili ? generano annualmente ricavi per 5.200 miliardi di USD, rappresentando un pilastro dell'economia globale. Di questi, 2.600 miliardi di USD di valore aggiunto lordo (VAL), con 2/3 generati nell'Oceano Atlantico e nell'Oceano Pacifico e 168 milioni di posti di lavoro. Complessivamente, infatti, mari e oceani apportano un contributo del 3,3% all'intera economia globale in termini di VAL, facendone il settimo settore economico del mondo. Di tutto questo straordinario valore, nel nostro Paese, che pure è al centro del Mediterraneo, ce ne stiamo accorgendo soltanto negli ultimi anni. La promozione dell'economia del mare richiede una visione olistica, che passi da diversi settori e in sinergia tra diverse istituzioni e tra pubblico e primato, investendo in risorse economiche, in competenze, formazione e in tecnologie. Da questo punto vista,  va detto che stiamo finalmente assistendo a un favorevole cambio di rotta. 


In Italia ci sono iniziative recenti in favore della Blue Economy?
L'inaugurazione del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, il 12 dicembre 2023 a La Spezia e la realizzazione del primo Piano del Mare vanno nella direzione giusta direzione, dotando il Paese da un lato di un vero e proprio incubatore delle tecnologie per la sicurezza del dominio sottomarino, e dall'altro di uno strumento essenziale per costruire un indirizzo strategico unitario nell'ambito della politica marittima nazionale. Non meno importante è l'impegno del tavolo di lavoro interministeriale, presieduto e coordinato dal Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, che sta attualmente redigendo un disegno di legge per regolamentare le attività subacquee e addivenire all'istituzione di un'Autorità per il Controllo delle Attività Subacquee: più va avanti l'innovazione tecnologica, più l'ambiente sottomarino diviene accessibile, più è necessario e urgente normare le attività e le responsabilità di chi opera in tale dimensione.
 
Il ragionamento sul “subacqueo” quanto va di pari passo con quello dell'economia dello spazio?
Si tratta di due asset strategici che presentano molte interconnessioni. Un esempio concreto: attraverso costellazioni satellitari come Copernicus, il programma dell'Unione Europea per l'Osservazione della Terra, arrivano ogni giorno enormi quantità di dati che, processati e integrati con banche dati territoriali, possono supportare il monitoraggio ambientale e la gestione di varie attività, come quelle collegate alla portualità. Non è dunque un caso se in Italia si sta lavorando in parallelo tanto alla regolamentazione dello Spazio quanto del Subacqueo. Due disegni di legge su cui il Presidente Violante, attraverso il network di competenze creato in questi anni con i filoni di ricerca Civiltà del Mare e Civiltà dello Spazio, ha dato e sta continuando a dare un grande contributo.

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