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Lazzerini saluta Ita con una mail autoreferenziale e piena di mancanze
Lettera43 è venuta in possesso dell’ultima mail che l’ex amministratore delegato di Ita Airways, Fabio Lazzerini, allontanato in modo deciso dal ministero dell’Economia a fronte di numerose anomalie nella sua gestione, ha inviato ai dipendenti per salutarli e raccontare una realtà che nella sostanza non trova conferma. Si tratta di una comunicazione caratterizzata da picchi di personalismo particolarmente evidenti e discutibili come, per esempio, la presenza di link a un’intervista organizzata, di quel tipo che spesso vengono effettuate sotto compenso o cambio merce, da società di consulenza che in questo caso non risulterebbe neanche iscritta all’albo fornitori di Ita Airways. L’ennesima anomalia di tante già riportate. Di certo in una lettera di commiato si tende a gonfiare i traguardi raggiunti e nessuno elenca i propri insuccessi… però c’è un limite a tutto.
Com’è nata l’idea di Ita? Niente citazioni per Mef e Palazzo Chigi
Ma andiamo con ordine: Lazzerini esordisce raccontando della nascita dell’idea di Ita, dandosi meriti personali che la storia non certifica, dimenticandosi totalmente di citare il Mef e Palazzo Chigi che ebbero l’idea di procedere in tal senso. E dimenticando che dopo mesi in cui il governo e il Tesoro gli chiedevano il piano industriale da sottoporre alla Commissione europea, sono dovuti intervenire direttamente per ottenerlo perché dall’ex ad Lazzerini non arrivava nulla di concreto.

Il vero metro di giudizio è il mercato: altro che super risultati…
Non poteva mancare la solita frase che ha utilizzato sempre, anche su giornali blasonati, ossia «risultati superiori al budget», cioè qualcosa che nessuno ha mai visto, che il consiglio di amministrazione non ha ratificato, e soprattutto non fa alcun riferimento al mercato, vero metro di giudizio. Le altre compagnie continuano a guadagnare soldi, passeggeri e quote di mercato a discapito della piccola Ita che perde ancora denaro, come lui stesso ha dichiarato nella sua ultima intervista pubblica, e ad avere clienti insoddisfatti. I confronti si fanno con il mercato, non con dati autoreferenziali.
Quelle assodue frequentazioni dei Palazzi romani
L’ex ad prosegue sottolineando la differenza tra Ita e i settori industriali produttivi del nostro Paese. Un paragone strano considerando che non ha mai lavorato in questi ambiti e non li conosce. E forse proprio per questo si dimentica di sottolineare che questi settori, di cui Ita dovrebbe fare parte, tendono a produrre benessere e non perdite. Probabilmente l’aver passato molto tempo nei Palazzi a tessere le sue relazioni gli ha dato un’ottica superficiale, o forse questa distorsione è semplicemente voluta. Fatto sta che i dati hanno certificato la mancanza di quel turnover economico che la sua gestione avrebbe dovuto garantire.
Passivo di 153 milioni maturato nell’arco del primo semestre 2023
Nel primo trimestre del 2023 Ita ha chiuso con un Ebitda in passivo di circa 151 milioni, che nell’arco del primo semestre è salito a 153 milioni. Quindi sotto la sua gestione Ita ha continuato a perdere 2 milioni al giorno laddove tutte le altre compagnie aeree hanno fatto risultati record. Un periodo in cui il costo del carburante è sceso del 40 per cento e le tariffe aeree sono aumentate a dismisura.

Piano industriale 2022 rinnegato, ma avrebbe portato utili
All’interno della compagnia sono sempre più frequenti gli scambi di documenti dove è presente il piano industriale predisposto nel 2022 dalla gestione precedente a quella di Lazzerini, che in realtà avrebbe portato degli utili elevati, garantendo a Ita risultati che non si vedevano da anni. Ma l’ad ha preferito cestinarlo.
Il caso di Tokyo, i call center, le recensioni: un flop commerciale
Anche da un punto di vista commerciale le cose non sono andate bene: i clienti sono fortemente scontenti della compagnia, le recensioni su tutti i siti internet sono molto severe, basta semplicemente andare su Google. Quella “centralità del cliente” di cui Lazzerini si vanta è molto molto lontana anche dalla striminzita sufficienza. Si pensi al recente caso del volo di Tokyo che ha bloccato a terra centinaia di passeggeri senza alcun servizio; oppure al call center che ha tempi di attesa biblici, quando ci si riesce a collegare; o al sito internet dove ancora si fa fatica a cambiare il biglietto aereo e ad avere tutte le funzionalità necessarie. Quindi bisogna chiamare sempre il call center che è un terno a lotto… Altro punto di cui Lazzerini si autoincensa è l’omogeneizzazione della flotta, quando questa sappiamo bene è stata fortemente contrastata per potere applicare quelle che erano le vecchie pratiche Alitalia di cui ne è stato direttore generale. Anche qui, dunque, una realtà diversa dal racconto.

Proprio lui parla di senso etico: e le indagini interne sulla sua gestione?
Probabilmente il punto più discutibile Lazzerini lo raggiunge quando parla di senso etico, dimenticandosi di citare le indagini interne che si stanno svolgendo, l’aver alimentato una situazione insostenibile tra i dipendenti. Per non dire di tutti coloro che sono fuori da Ita, gestita in modo autonomo contro il volere del cda. E ancora l’imbarazzante caso Tie, gli omaggi dei biglietti aerei fatti in stile Alitalia, e l’assegnazione del bonus a fronte di risultati fortemente in perdita. Tutte notizie che questo giornale ha raccontato e che hanno spinto l’azionista ad accompagnarlo alla porta.
I fedelissimi e due dimenticanze: Limosani e Galasso
La lettera si conclude con un endorsement ai suoi fedelissimi: i nomi che sono presenti sono tutti coloro che in questi mesi lo avrebbero assecondato e gli avrebbero permesso la negativa gestione di cui abbiamo raccontato. Si potrebbe scrivere molto su ciascuno di loro – le informazioni sono in mano a molti -, ma quello che fa più rumore e non aver citato la sua fedelissima, Emiliana Limosani, e il suo capo del personale, Domenico Galasso. Forse ha pensato che non citandoli era un modo per preservarli, ma a volte il silenzio fa più rumore della voce.

Non si tocca mai il vero nodo: quello della privatizzazione
Inoltre, nella lettera non si parla mai della privatizzazione, e neanche nei recenti articoli di cui si è fatto autonomamente portavoce ha mai trattato questo argomento. Manca proprio quello che è il vero nodo della questione, Ita o Alitalia che sia. Non è casuale, soprattutto in una mail lunga e autoreferenziale come quella che ha scritto. Oramai a tutti sono note le motivazioni. Un ulteriore conferma che il suo allontanamento, probabilmente tardivo, era un passo necessario per provare a dare un futuro alla compagnia.
