L’ascesa di Zhang Yong, l’uomo che con gli hot pot ha conquistato il mondo

Da saldatore in una fabbrica di trattori a paperone della ristorazione. Zhang Yong, il più ricco ristoratore cinese, è fondatore e amministratore delegato di Haidilao International Holding Ltd, meglio nota come Haidilao, una catena di ristoranti hot pot che lo ha fatto entrare nel club dei miliardari. E pensare che Zhang – patrimonio stimato: oltre 27 miliardi di dollari – non aveva mai mangiato in un vero ristorante fino all’età di 19 anni. Tre decenni dopo aver abbandonato la scuola superiore (secondo altre fonti avrebbe terminato gli studi liceali), aver interrotto la sua precedente attività manuale ed essersi lanciato nel mondo della ristorazione, per altro senza alcuna capacità pregressa, eccolo sulla copertina delle riviste economiche e in vetta alle classifiche del business. Nel 2019, Forbes Asia lo ha inserito in cima alla lista dei 50 paperoni più ricchi di Singapore. Merito di Haidilao, l’invenzione di Zhang, presto diventata la più grande catena di hot pot in Cina, che conta oggi circa 1.300 ristoranti al di là della Muraglia e un centinaio di altri negozi nel resto del mondo, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Singapore ed Emirati Arabi. Le stime parlano di 60 mila dipendenti complessivi, un giro d’affari annuale di quasi 1,5 miliardi di euro e un attivo di 2,5 miliardi.

Hot pot piccante, tipico della provincia cinese del Sichuan

Ai clienti di Haidilao viene servito un brodo bollente che viene utilizzato per cucinare varie carni, pesce, tofu, verdure e noodles. È questo, in sostanza, l’hot pot, un piatto semplice che, nella sua versione piccante, è tipico della provincia cinese del Sichuan, patria di Zhang. L’imprenditore, nato in Cina ma adesso cittadino di Singapore, ricorda quasi con tenerezza la sua prima cena in un ristorante; un vero ristorante, e non la mensa aziendale proletaria della rugginosa fabbrica di macchine agricole per la quale prestava servizio per appena 14 dollari al mese. Fu un’esperienza unica che il giovane non avrebbe mai dimenticato, anche se il personale di quel locale di campagna era scortese e lo spezzatino servito per niente invitante.

Il litigio con gli ex datori di lavoro per un appartamento

In ogni caso, Zhang rimase in fabbrica per sei anni. Nel 1994 litigò con i datori di lavoro dopo che gli era stato negato un appartamento aziendale per sé e la sua allora fidanzata. A quel punto, in seguito a un paio di tentativi imprenditoriali falliti, e privo di qualsiasi esperienza nella ristorazione, aprì il suo primo ristorante, assieme a due amici e a quella che sarebbe diventata sua moglie. Si trattava di un negozio minimale. con appena quattro tavoli. «Ero senza un soldo, quindi gli altri sono stati i veri investitori del progetto. Anche se non ho contribuito molto in termini di denaro, ho assunto la posizione di direttore generale promettendo che i nostri beni sarebbero cresciuti. Ho giurato che se non ce l’avessi fatta li avrei risarciti tutti», ha spiegato Zhang in un’intervista del 2011 al quotidiano cinese The Economic Observer.

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Un ristorante Haidilao.

Umiltà al comando: al centro di tutto c’è il cliente

«All’inizio avevamo solo un punto vendita a Jianyang. Sebbene fosse solo un piccolo punto vendita, siamo riusciti a escludere dal mercato i ristoranti hotpot circostanti», ha raccontato Zhang, che nel giro di qualche mese si ritrovò a gestire il più grande ristorante di hot pot della città. «Il nostro ristorante aveva l’arredamento migliore e aveva persino l’aria condizionata», ha sottolineato il fondatore. E questo è un aspetto fondamentale che aiuta a capire da dove derivi il successo di Hidailao: l’attenzione verso i clienti. Non solo per il cibo offerto, ma anche per altri dettagli, come la fornitura gratuita di manicure, lucidatura delle scarpe e poltrone massaggianti per le persone in attesa di un tavolo. Si tratta, in sostanza, della stessa attenzione che il giovanissimo Zhang non era riuscito a trovare quando mangiò per la prima volta in un ristorante. Detto altrimenti, i negozi Haidilao sono plasmati dalla visione del fondatore, desideroso di offrire ai visitatori un’esperienza di ristorazione invitante e memorabile.

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Il tipico hot pot.

Ai dirigenti dei negozi concessi benefit extra

Nel 1998 ha aperto il suo secondo punto vendita. Poi un altro. E un altro ancora, fino a creare la catena odierna. Il fondatore del gruppo conosce le sfide che devono affrontare i migranti cinesi nelle grande città. Per questo fornisce ai dirigenti dei negozi – le figure più impegnate nel lavoro – un sussidio mensile extra per la cura dei loro genitori, e ha creato pure un fondo di emergenza per quando le famiglie dei dipendenti affrontano difficoltà a causa di eventuali disastri naturali. Non è finita qui, perché Haidilao mette a disposizione dello staff appartamenti, e cioè lo stesso benefit che il giovane Zhang non era riuscito a ottenere dai suoi vecchi datori di lavoro. «Vengo dalla campagna, dove le persone credono che se prendi soldi da altre persone e non porti loro benefici, allora sei un bugiardo», ha dichiarato al Wall Street Journal nel 2013.

Raccolto un miliardo di dollari per espandersi nel mondo

Nel 2018, la società ha lanciato un’Ipo (offerta pubblica iniziale) con la quale ha raccolto quasi un miliardo di dollari, usato per espandere ulteriormente la presenza a livello internazionale. La missione è riuscita, anche se Zhang, che divide il suo tempo tra la Cina e Singapore – dove vivono moglie e figlio – e controlla con Miss Shu il 58 per cento di Haidilao, è stato costretto a rallentare la sua corsa a causa della pandemia. L’ambizione, però, è rimasta sempre la stessa. «McDonald’s, Coca-Cola e Starbucks sono tutti un riflesso della cultura americana. Mentre l’economia cinese cresce e il mondo inizia a concentrarsi maggiormente sulla Cina, credo che ci sia una possibilità anche per i ristoranti cinesi», ha commentato Zhang. Pronto a far conoscere gli hot pot del Sichuan a ogni latitudine.

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