Archivio
- Agosto 2025 (8)
- Luglio 2025 (42)
- Giugno 2025 (24)
- Maggio 2025 (9)
- Aprile 2025 (80)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (65)
- Gennaio 2018 (10)
L’ascesa dei partiti populisti: un europeo su tre vota contro l’establishment
Quasi un terzo degli europei nel 2022 ha votato per partiti populisti, di estrema destra o di estrema sinistra. Il 32 per cento rilevato dalla piattaforma PopuList, nata dalla collaborazione tra l’Università di Amsterdam e il Guardian, rappresenta un netto balzo in avanti non solo rispetto al 20 per cento dei primi Anni 2000, ma anche in confronto al 25 per cento del 2018. «I partiti tradizionali stanno perdendo voti, mentre i quelli anti-establishment stanno guadagnando terreno. È importante, perché molti studi mostrano che, quando i populisti ottengono il potere o lo influenzano, cala la qualità della democrazia», spiega il politologo olandese Matthijs Rooduijn, evidenziando che a crescere più rapidamente è la fetta di elettori di estrema destra. L’ascesa di queste formazioni non solo influenza la democrazia, ma – spiega l’esperto – anche il panorama politico dei vari Paesi: per cercare di contrastarle, il centro si sta via via sempre più spostando a destra. Tuttavia non è detto che la percentuale sia destinata a salire.
La ricerca ha analizzato il panorama politico di 31 Paesi
PopuList prende in esame lo scenario politico di 31 Paesi europei. Nel 2023 la piattaforma ha individuato 234 formazioni politiche anti-establishment, classificandone 165 come populiste, 61 di estrema sinistra e 112 di estrema destra. Se le ultime due categorie sono ben definite e viaggiano su binari paralleli, quella del populismo si interseca invece con le altre: in generale indica un atteggiamento che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone valori e desideri, ponendoli in contrapposizione con l’élite corrotta e interessata solo al proprio tornaconto. «Abbiamo parlato molto della possibile riclassificazione dei conservatori del Regno Unito, del Vvd di Mark Rutte nei Paesi Bassi, di Les Républicains in Francia e dell’Övp in Austria», spiega Rooduijn. «Alla fine però non li abbiamo considerati populisti perché il nativismo non era il loro obiettivo principale. Ma potremmo farlo in futuro».

Vox a parte, è stato ottimo periodo per il populismo
Nel 2022, unendosi all’Ungheria dell’illiberale Viktor Orbán e alla Polonia del partito di governo Diritto e Giustizia, anche l’Italia ha visto l’ascesa al potere della destra, con il successo elettorale di Giorgia Meloni. Nella nostra passata tornata elettorale, evidenzia la ricerca, i partiti populisti hanno ottenuto il 58 per cento delle preferenze: nel computo sono stati inseriti Fratelli d’Italia e Lega (estrema destra), Forza Italia e Movimento 5 stelle (populisti), Partito della Rifondazione Comunista (estrema sinistra). Nel 2022 si è formato un governo di destra anche in Svezia, Paese poi seguito nel 2023 dalla vicina Finlandia. Se in Scandinavia conservatorismo e nazionalismo hanno attecchito, lo stesso sta accadendo nel resto d’Europa. Il Partito austriaco della Libertà è in largo vantaggio nei sondaggi a un anno dalle elezioni, in Germania Alternative für Deutschland ha raddoppiato la sua potenziale quota di voti fino al 22 per cento, mentre in Francia il Rassemblement National e Marine Le Pen non erano mai stati votati come nel 2022. L’estrema destra è poi tornata forte in Grecia, portando nel 2023 tre partiti (Soluzione Greca, Vittoria e Spartani) in parlamento, miglior risultato da decenni. Unica nota stonata per i populisti d’Europa il tracollo di Vox in Spagna. Le prossime elezioni in Slovacchia, Polonia e Paesi Bassi non dovrebbero fare altro che accentuare questa tendenza.
In Slovacchia il favorito è l’ex premier filorusso Fico
In Slovacchia il favorito alle elezioni parlamentari anticipate in programma il 30 settembre è sempre il partito populista, nazionalista e conservatore Smer-Democrazia Sociale dell’ex premier Robert Fico che, apertamente filorusso ed euroscettico, ha definito la presidente uscente Zuzana Caputova «burattino degli Stati Uniti» e vorrebbe interrompere la fornitura di aiuti militari a Kyiv. Fico, a capo di un partito di centrosinistra, non ha escluso l’alleanza con l’estrema destra. Con la sua probabile vittoria la Slovacchia si avvicinerebbe molto all’Ungheria di Orban, il leader più favorevole al Cremlino all’interno della Nato.

In Polonia cresce Konfederacja, più a destra della destra
La Polonia torna al voto il 15 ottobre per le legislative. Il governo guidato dai nazional-conservatori di Diritto e Giustizia punta al terzo mandato consecutivo, traguardo mai raggiunto da nessuno negli ultimi tre decenni. I sondaggi segnalano un calo per il partito del premier Mateusz Morawiecki rispetto al 2019, quando vinse con il 43 per cento dei voti. Per garantirsi la maggioranza, ecco profilarsi l’alleanza con Konfederacja di Slawomir Mentzen, astro nascente dell’estrema destra.

Paesi Bassi, altro terremoto in vista dopo l’addio di Rutte?
Le elezioni legislative nei Paesi Bassi del 2023 sono previste per il 22 novembre, in netto anticipo rispetto alla naturale scadenza della legislatura, che doveva essere nel 2025, a causa di una crisi nel governo in carica sul tema dell’immigrazione. Gli olandesi tornano alle urne dopo il sorprendente successo del Movimento Civico-Contadino alle elezioni provinciali di marzo, che hanno determinano la composizione del Senato. Le dimissioni di Rutte hanno già provocato un terremoto a L’Aia: occhio a Pieter Omtzigt, famoso per aver fatto emergere lo scandalo dei sussidi che nel 2021 fece cadere il governo, e al partito Nuovo Contratto Sociale. Il leader di questa formazione anti-establishment ha escluso una coalizione con il Partito per la libertà di Geert Wilders e il Forum per la democrazia di Thierry Baudet, entrambi di estrema destra. Ma le vie delle politica sono infinite.

L’ascesa del populismo, tra meriti della destra e demeriti della sinistra
Sono diversi i fattori che stanno contribuendo al successo dei partiti populisti di destra. Sullo sfondo c’è sempre la questione dei flussi migratori, che (l’Italia insegna) rimane un rompicapo al di là delle bandiere. In tempo di Covid, sono diventati cavalli di battaglia i lockdown imposti dai governi e le successive campagne vaccinali. Adesso queste formazioni politiche stanno capitalizzando tutta una serie di insicurezze: la guerra in Ucraina, l’aumento del costo della vita, le rivendicazioni Lgbtq+ ritenute eccessive. Ora, evidenzia PopuList, votano estrema destra persone che non lo hanno mai fatto, disposte ad accettare un leader autoritario, pur di avere maggiore stabilità (almeno percepita): donne anziane, elettori urbani, cittadini istruiti del ceto medio. Andrea Pirro, un altro dei coautori dello studio e politologo comparato all’Università di Bologna, ha affermato che all’ascesa della destra ha contribuito l’atteggiamento dei partiti di sinistra e centrosinistra: «La percezione è che siano diventati essenzialmente organizzazioni in cerca di cariche, insensibili alle preoccupazioni degli elettori e quindi spesso accusati dei loro problemi».
Il centro però resiste, più di quello che dicono i sondaggi
I ricercatori di PopuList non fanno previsioni elettorali. Dobbiamo aspettarci un’Europa verso il 50 per cento alla destra, in certi casi estrema? Secondo diversi analisti, si tratta di timori esagerati: il centro sarebbe infatti più resiliente di quanto suggeriscano i sondaggi e i risultati elettorali. È vero: per cercare di contrastare le formazioni populiste, si sta via via sempre più spostando a destra, assumendo posizioni più radicali. Ma, come ha scritto il politologo dell’Eurasia Group Mujtaba Rahman sul Financial Times, se da una parte i partiti di centrodestra «stanno adottando posizioni più dure sul clima, sull’immigrazione e sui diritti Lgbtq+», dall’altra «per quanto riguarda la politica economica ed estera e l’Ue, c’è un modello diffuso di spostamento verso il centro». Basti guardare l’Italia, che con Meloni è rimasta fermamente filo-Nato (e Ucraina), mentre la premier va a braccetto con Ursula von der Leyen. Insomma, la deriva del centrodestra verso l’estrema destra alla fine raggiungerà i suoi limiti, sostiene Rahman. E, in attesa del 2024, la scarsa performance di Vox in Spagna ne è solo la prima dimostrazione.