Lampedusa, due ragazzi si tuffano e salvano quattro migranti: «Ma non siamo eroi»

Si chiama Francesca Matina e ha 31 anni la donna di Lampedusa che nel tardo pomeriggio di martedì 12 settembre, mentre era in barca con un amico, Gonzalo, e due zii, ha salvato quattro migranti gettandosi in mare a pochi metri dalla parete rocciosa della Tabaccara. Un gesto eroico, quello della giovane e dell’amico, che ricorda quanto fatto in un altro tratto dell’isola da Giorgio Lazzara. Lui, presidente dell’Associazione per i diritti degli anziani dell’isola, ne ha salvati altri 13 portandoli sulla propria barca. Ore delicate lungo le coste di Lampedusa, dove gli sbarchi continuano senza sosta.

Francesca Matina: «Io e Gonzalo non ci abbiamo pensato due volte»

Il racconto della 31enne è drammatico: «Salvare vite umane è un’esperienza bruttissima e bellissima allo stesso tempo. Ieri sera, per fortuna tutto è andato bene, ma purtroppo non finisce sempre così. Ero sulla barca con i miei zii Giacomo e Felicetta ed il mio amico Gonzalo stavamo levando l’ancora per rientrare, tanto che ci eravamo rivestiti, quando abbiamo visto questo barchino schiantarsi contro gli scogli. A questo punto, con Gonzalo non ci abbiamo pensato due volte e ci siamo gettati in mare coi salvagenti. Sono stati attimi di terrore, ma non potevamo lasciare morire quelle persone che gridavano e chiedevano aiuto».

Lampedusa, due ragazzi si tuffano e salvano quattro migranti «Ma non siamo eroi»
Una lunga coda di migranti in attesa di registrazione a Lampedusa: proseguono gli sbarchi da mesi (Getty).

La lampedusana: «Non siamo eroi»

La donna ha poi spiegato che i suoi zii hanno richiamato l’attenzione di un motoscafo che, essendo di dimensioni più piccole, si è potuto avvicinare ai naufraghi che ovviamente si sono subito aggrappati allo scafo. Francesca Matina ha proseguito: «Sono stati momenti di grande concitazione. Abbiamo avvertito la Guardia Costiera e alla fine tutti i 48 naufraghi, tra cui tre bambini, sono stati salvati. L’accoglienza fa parte della nostra indole. Noi lampedusani l’abbiamo nel sangue, ma oggi la sensazione che provo è quella di panico e rabbia. Non si possono accogliere persone in questo modo, ammassati sulle barche della Guardia Costiera, disidratati, sofferenti, distrutti dal viaggio. La verità è che siamo sempre stati soli nell’accogliere i migranti in fuga dai loro paesi. Lasciati senza aiuti e abbandonati dall’Europa. Non siamo degli eroi, siamo soltanto esseri umani che hanno cercato di salvare altri esseri umani in difficoltà. E stavolta è andata bene».

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