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La parabola di Wang Jianlin, il tycoon che sognava una Hollywood cinese
Le sue ambizioni erano spaziali. Wang Jianlin voleva creare una Hollywood cinese, offrire al mondo intero un’alternativa alla Walt Disney e, allo stesso tempo, inserirsi nei più blasonati club calcistici europei. Alla fine, in un decennio scarso, i sogni di gloria del tycoon sono naufragati uno dopo l’altro. Sul campo è rimasto un impero in difficoltà, il Dalian Wanda Group, e poco altro. E pensare che nel 2013 Mister Wang era tra gli uomini più ricchi del Dragone, con un patrimonio netto stimato in 14,2 miliardi di dollari. Nel giro di un paio di anni, quell’immensa fortuna è più che triplicata, arrivando a sfondare il tetto dei 31 miliardi a inizio 2017, e Wang divenne il paperone numero uno dell’ex Impero di Mezzo. Da quel momento in poi, però, è letteralmente crollato a picco, tra debiti, investimenti azzardati e il peso di obiettivi poco realistici. La pandemia di Covid-19 ha dato il colpo di grazia a Wang che oggi deve accontentarsi di “vivacchiare” con poco più di 8 miliardi di dollari nel suo portafoglio.
L’ascesa del Dalian Wanda Group: dal calcio al cinema
Per capire la parabola di Wang bisogna partire dalla sua creatura: il Dalian Wanda Group. Il nome del gruppo, a dire il vero, potrebbe suonare familiare. Già, perché questo conglomerato, con interessi nel settore alberghiero, della vendita al dettaglio e nell’immobiliare, è entrato di forza nel mondo del pallone. Prima di tutto dando, dal 2016 al 2022, e per un costo di 10 milioni all’anno, il nome al Wanda Metropolitano, lo stadio dell’Atletico Madrid, squadra di cui il colosso cinese nel triennio 2016-2018 ha detenuto il 20 per cento. Non solo. Wanda Group nel 2016 aveva messo messo le mani anche su Infront, società svizzera che gestisce i diritti televisivi di gran parte del calcio europeo, Lega Calcio compresa. E ancora prima, nel 2013, aveva organizzato a Qingdao, città portuale situata nella provincia cinese orientale dello Shandong, un maxi evento per lanciare quello che nei piani doveva diventare lo studio cinematografico più grande al mondo. Sul red carpet per l’occasione sfilarono (con un invito costato complessivamente una cinquantina di milioni di dollari) i dirigenti di Universal Pictures e Sony Pictures Entertainment, oltre a star di Hollywood, come Leonardo DiCaprio, Catherine Zeta-Jones, Nicole Kidman e John Travolta.
Come è naufragato il sogno di conquistare Hollywood
Ma da dove è partito Wang? Nato nel 1954 nel Sichuan, crebbe nel bel mezzo della rivoluzione di Mao Zedong. Seguì le orme del padre diventando militare e prestando servizio nell’esercito tra il 1970 e il 1986. Poco più che 30enne, iniziò a lavorare per il governo di Dalian, nella provincia del Liaoning. Qui, nel 1988, in linea con i profondi cambiamenti economici della Cina, trasformò un’impresa immobiliare statale nella Dalian Wanda. Ma perché questo nome? Wanda deriva da “Wàn”, parola che in cinese significa “10 mila”, e “Dá”, cioè “raggiungere”. Il nome dell’azienda era quindi una sorta di slogan che rispecchiava l’aspirazione del fondatore: raggiungere ogni obiettivo. Guidato da un giovane affamato di successo, il gruppo si è espanso, ha acquisito centri commerciali, teatri e hotel, in Cina e all’estero. Con lo sviluppo dell’economia, la fortuna di Mister Wang è cresciuta. L’ascesa di Wanda ha tuttavia iniziato a rallentare nel 2015. Se da un lato la società si espandeva, dall’altro accumulava debiti su debiti, fino a che Wang non è stato costretto a rimodulare le proprie ambizioni. A partire dal 2017, Wanda Group ha così venduto hotel, parchi a tema e altre partecipazioni legate al turismo per un valore di oltre 9 miliardi di dollari, il tutto per evitare la bancarotta. Ha anche abbandonato svariati progetti, inclusa la partecipazione nell’Atlético Madrid. Sacrifici che però non sono stati sufficienti a risanare i bilanci. Il governo di Pechino, allarmato dalle instabili condizioni finanziarie, ne ha limitato la linea di credito. Wanda ha così continuato ad alleggerirsi, liberandosi anche del gigante del cinema AMC Entertainment, acquistato nel 2012 per 2,6 miliardi di dollari. Una decisione che Forbes ha definito senza giri di parole una «ritirata drammatica». Oggi la tempesta non è ancora passata. E Wang sta ancora cercando di evitare il default vendendo asset su asset.