La mancata pista da bob a Cortina è il primo grande passo falso di Luca Zaia

Il primo passo falso se l’è scelto proprio bene. E certo Luca Zaia, governatore del Veneto, era consapevole che prima o poi dovesse succedere. E che a forza di governare ininterrottamente dal 2010 la Regione, con la benedizione di un consenso elettorale da Corea del Nord, l’eccesso di fiducia in se stesso potesse fargli velo e lo portasse dritto a commettere un errore. Ma la figuraccia rimediata sulla (mancata) ristrutturazione della pista di bob a Cortina è una macchia enorme in un curriculum fin qui ricco di soddisfazioni. E le conseguenze sul versante veneto delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 sono molto serie, con un programma che all’improvviso è diventato poverissimo e una gigantesca frustrazione per le aspettative del territorio.

Malagò ha trattato Zaia come se fosse un sottoposto del Coni

Tutto quanto avviene a causa di un puntiglio che è stato non soltanto del governatore veneto, ma anche del suo degno compare nonché presidente del Coni, Giovanni Malagò. Entrambi si sono intestarditi per far disputare a Cortina le gare di bob, skeleton e slittino. Così fermamente convinti hanno rifiutato da subito ogni ipotesi di spostare altrove le competizioni di queste discipline, quando da subito è stato evidente che realizzare in tempo l’impianto nella Regina delle Dolomiti sarebbe stato impossibile. Adesso i due litigano perché Malagò ha annunciato la definitiva rinuncia a far disputare le gare nell’impianto ampezzano, senza però avvisare preventivamente Zaia. Col governatore che si è ritrovato trattato come se fosse un sottoposto del Coni. Smacco al quadrato.

La mancata pista da bob a Cortina è il primo grande passo falso di Luca Zaia
Luca Zaia a Pontida (Imagoeconomica).

Per la pista da bob di Cortina i costi erano lievitati a 100-120 milioni

Le si potrebbe ribattezzare “Olimpiadi invernali Eugenio Monti 2026”, dato che fin qui non si è quasi parlato d’altro. La storica pista olimpica che è stata un punto di riferimento per lo sport internazionale ma poi è stata dismessa nel 2008. Il dossier della candidatura olimpica comprendeva la Eugenio Monti come una delle soluzioni principali, con promessa di avviare un’opera di ripristino sulla quale già il Comitato olimpico internazionale (Cio) manifestava perplessità. E ancor più ne manifestavano altri comitati, quelli espressi a Cortina da cittadini e ambientalisti. Anche perché il progetto non riguardava un semplice recupero, ma un nuovo tracciato con impatto molto importante in termini ecologici. Inoltre, i suoi costi preventivarti sono subito lievitati dagli 85 milioni di euro iniziali ai 100-120 milioni delle stime aggiornate a causa dell’impatto del conflitto russo-ucraino. Così come molto gravosi sarebbero stati i successivi costi di mantenimento, la famosa eredità olimpica trasformata in cambiale a strozzo.

Tempi strettissimi, ritardi e gare d’appalto andate deserte

Di fatto, quella pista non la voleva quasi nessuno. Ma soprattutto era evidente che i tempi per completare i lavori sarebbero stati strettissimi. E i ritardi accumulati da subito hanno fatto capire che la missione sarebbe stata impossibile. Rispetto a tutte queste evidenze Zaia non ha voluto sentire ragioni. Il governatore veneto è stato il principale sponsor del rifacimento della pista e ha sempre, sdegnosamente rifiutato l’idea di spostare le gare altrove in Italia (la pista di Cesana utilizzata per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 è anch’essa abbandonata) o all’estero (Austria, Francia, Svizzera). Zaia non se n’è voluto fare una ragione nemmeno quando ha visto andare deserte le gare d’appalto per l’affidamento dei lavori di rifacimento. Che invece sono state una doccia gelata di realismo per Giovanni Malagò: nessuna ditta si sarebbe sobbarcata quei lavori da fare in così poco tempo. Così il presidente del Coni ha annunciato la resa il 16 ottobre, in occasione della 141esima sessione del Cio a Mumbai.

La mancata pista da bob a Cortina è il primo grande passo falso di Luca Zaia
Il presidente del Coni Giovanni Malagò (Imagoeconomica).

Dopo la figuraccia della delocalizzazione Malagò dovrebbe dimettersi

Fine delle chiacchiere, la pista di Cortina non c’era e non ci sarà. Ciò che è anche premessa di una figuraccia per lo sport italiano e per un Paese intero: battersi per avere i Giochi, garantire di essere in grado di ospitarli, e poi essere costretti a delocalizzarne parte all’estero. Se davvero non si troverà una (improbabile) soluzione interna, a Malagò non resterà altra strada che le dimissioni.

Ora Zaia chiede una redistribuzione delle discipline. Già, ma quali?

Ovvio che, dal punto di vista del governatore del Veneto, queste ultime siano faccende romane. A lui interessa che d’improvviso il programma olimpico da svolgere a Cortina si sia ridotto a poverissima cosa: curling e sci alpino femminile. Una lista troppo minimal per quella che dovrebbe essere città co-ospitante. Per questo adesso Zaia chiede con forza che almeno ci sia una redistribuzione territoriale delle discipline sportive. Già, ma a chi togliere qualcosa? E come andarglielo a spiegare? Il governatore protesta e fa l’indignato, ma intimamente sa che è stato quantomeno incauto. Il pateracchio della pista Eugenio Monti rimane in capo soprattutto a lui. E ne è consapevole.

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