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La madre di Alice Scagni: «Carcere a vita non basta, lo Stato ha le sue responsabilità»
Antonella Zarri, madre di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto il primo maggio 2022 a Quinto, è tornata a parlare dopo il caso di Giulia Cecchettin. Si è rivolta al governo, citando soprattutto il ministro e vicepremier Matteo Salvini. Ha dichiarato: «La vicenda di Giulia mi ha restituito la rabbia necessaria per lottare. Molti esponenti illustri di autorità istituzionali trovano modo di intervenire per rassicurare l’opinione pubblica sulla determinazione dello Stato a perseguire i femminicidi. Il ministro Salvini in testa. Carcere a vita per i responsabili. Buttiamo via le chiavi. Pensiamo forse che così abbiamo risolto tutti problemi?»
Zarri: «Lo Stato non può dirsi libero da responsabilità»
E ancora: «A tutti i responsabili dei femminicidi vengono giustamente inflitte pene pesanti come è giusto che sia. Lo Stato in questo modo può dirsi libero da ogni responsabilità? Assolutamente no. Ascolto con grande amarezza i consigli che una poliziotta offre alle donne ed alle loro famiglie nei servizi televisivi. Raccomandano attenzioni ai primi segni premonitori di queste tragedie che devono essere subito rappresentati alle forze dell’ordine che debbono immediatamente intervenire».
La madre di Alice: «I nostri appelli inascoltati»
Poi Zarri ha concluso: «Ma provo tanta amarezza perché non posso non pensare alle infinite telefonate, denunce e richieste di aiuto che io e mio marito abbiamo fatto invano ad autorità sanitarie e di Polizia. Il femminicidio di mia figlia Alice è stato ampiamente annunciato ma i nostri appelli sono rimasti inascoltati. Oggi, l’omicida di mia figlia, è stato ancora una volta pestato in carcere. Questa volta in modo brutale. Per i politici qualunque cosa accada è colpa degli altri, persino delle famiglie stesse delle vittime».
Alberto aggredito nella notte
Le parole di Antonella Zarri sono arrivate poche ore dopo l’aggressione subita da Alberto Scagni in carcere. Nella notte tra il 22 e il 23 novembre, l’uomo è stato sequestrato e picchiato da due detenuti. A salvarlo è stato il personale della polizia penitenziaria. Poi è stato trasferito al pronto soccorso dell’ospedale, dove si trova in condizioni critiche.