La lezione di Batistuta alla politica da spettacolo

Potremmo chiamarla “la lezione di Batistuta”, ma poiché la frase preferita dei leader politici nostrani è sempre “non prendiamo lezioni da nessuno” figurati se porgeranno l’orecchio alle parole di un ex calciatore imbolsito ormai incastrato dentro al mito. Per le elezioni amministrative a Firenze ha circolato il nome del 54enne Gabriel Omar Batistuta, indimenticato e indimenticabile attaccante della Viola, campione argentino impresso nella memoria dei tifosi e dei cittadini toscani per il suo carisma e i suoi gol. Quello segnato a Wembley nel 1999 contro l’Arsenal è un souvenir malinconico come certi monumenti miniaturizzati nella palla di vetro.

Le apparizioni sui giornali e nelle televisioni fanno curriculum

Nella politica che è spettacolo, il nome di Batistuta a qualcuno è sembrato la leva perfetta per strappare la città di Firenze al centrosinistra. Ci avevano già provato con l’ex portiere Giovanni Galli, è vero, ma Batistuta è nel cassetto degli eroi, di fianco al semplice cassetto degli ex calciatori. Nella politica degli anni duemilaventi le apparizioni sui giornali e nelle televisioni sono le caratteristiche fondamentali di un buon curriculum. Basta scrivere un pessimo libro che inneschi una pessima polemica per diventare cangiabile e credibile. Lo sanno benissimo nella Lega di Matteo Salvini dove storicamente, ben prima di lui, una frase razzista o crudele è il viatico per polarizzare l’attenzione dei media, emergere dalla massa e abilitarsi in poche ore in un “politico di primo piano”. La successiva candidatura e la successiva elezione sono semplici conseguenze. Lo sa bene Roberto Calderoli, lo sa bene lo stesso Salvini che era uno sconosciuto consigliere comunale prima di proporre un vagone della metropolitana milanese riservato alle persone con la pelle più scura.

La lezione di Batistuta alla politica da spettacolo
Gabriel Omar Batistuta (Getty).

Diventare personaggi serve per garantirsi una lunga sopravvivenza

Così quei nove anni di Batistuta in maglia viola a partire dal 1991 sotto l’iconica presidenza di Vittorio Cecchi Gori e quei suoi 208 gol sembravano abbastanza per proporsi come amministratore di una delle città più importanti d’Italia. Sembrava un’ottima idea avanzare un candidato che non ha bisogno di spiegazioni e che avrebbe semplicemente dovuto “non sbagliare niente” per vincere. La televisionizzazione della politica è un morbo che ha infettato molti: giornalisti, sportivi, soubrette, virologi. Un caravanserraglio di nomi “spettacolari” che riempie il parlamento italiano e europeo. Sono politici televisivi utili alle feste di partito, quando c’è da vendere la birra e la saltella per incassare. Sono politici televisivi che garantiscono l’approdo al grande pubblico anche delle idee più strampalate. Il vizio è ormai talmente conclamato che i politici, quelli che tapini provengono solo dalla politica o dal lavoro, anelano a diventare personaggi il prima possibile per garantirsi una lunga sopravvivenza nelle istituzioni.

La lezione di Batistuta alla politica da spettacolo
Batistuta allo stadio Franchi di Firenze (Getty).

I posti dovrebbero essere occupati da chi ha la preparazione giusta

Batistuta però ha risposto dando una lezione di politica. Sembra incredibile, sì: «Voglio smentire la notizia che mi vede come possibile candidato sindaco a Firenze. Non faccio politica né in Italia né in Argentina. Non voglio trovarmi in alcun modo in una posizione di potere che dovrebbe essere occupata solo da coloro che sono stati adeguatamente preparati e con sufficiente merito per meritarselo», ha scritto sui suoi social. Il campione è convinto – non solo lui – che i posti di potere dovrebbero essere occupati da chi ha la preparazione e sufficiente merito anche solo per provare la corsa. E Batistuta, come molti altri, è convinto che avere fatto molti gol non rientri in questi parametri, come non lo è evidentemente avere condotto un telegiornale, avere litigato in una popolare trasmissione televisiva o avere ballato al fianco di un noto conduttore.

La lezione di Batistuta alla politica da spettacolo
Damiano Tommasi (Getty).

Il caso dell’ex calciatore Tommasi a Verona è diverso

I più rognosi, rimasti male per la risposta, dicono che a Verona sia accaduta la stessa identica cosa con l’ex calciatore Damiano Tommasi, fingendo di non sapere che lui si è dedicato per anni all’attività sindacale, quindi alla politica. Una cosa è certa: la risposta di Batistuta è un dribbling talmente intelligente nel deserto morale e intellettuale della politica italiana che alla fine l’avremmo votato come sindaco, a saperlo.

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