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La famiglia tradizionale in Rai e l’ossessione della destra per la cultura dominante
Il giornalista de L’Espresso Simone Alliva con mastodontica pazienza ha spulciato gli oltre 400 emendamenti piovuti sul nuovo contratto di servizio della Rai depositato in Vigilanza e ne ha trovato uno – pericolosamente curioso – firmato dai parlamentari di Forza Italia Roberto Rosso, Maurizio Gasparri, Rita Dalla Chiesa, Andrea Orsini. Si legge che la Rai dovrebbe impegnarsi, tra le altre cose, a dare «una rappresentazione positiva dei legami familiari secondo il modello di famiglia indicato dall’articolo 29 della Costituzione». Il modello di famiglia evocato tra le righe non è nient’altro che la cosiddetta “famiglia naturale” che Giorgia Meloni ormai da anni ci propina in ogni uscita pubblica immaginando un’istituzione messa in pericolo dal libertinaggio moderno, dagli omosessuali e dall’ideologia “gender” che nessuno della maggioranza è mai riuscito a spiegare cosa sia, ma che viene ossessivamente ripetuta come un mantra.
Definire il perimetro dei diritti per poterne escludere di nuovi
La “famiglia naturale e fondata sul matrimonio” sventolata dai prodi parlamentari è ovviamente usata nella sua natura escludente. Alla maggioranza non interessa dire concetti che già sappiamo e che sono incardinati nella storia del nostro Paese; a loro interessa rifiutare la modernità e definire il perimetro dei diritti per poterne escludere di nuovi, come hanno già ampiamente fatto con i figli della gestazione assistita che si sono ritrovati orfani per decreto o con le cosiddette “famiglie arcobaleno” ghettizzate nel cassetto dei respingenti contro natura che devono essere additati.
La televisione vista come mezzo principale della concimazione
L’emendamento però dice anche molto di più. Ci dice, per esempio, che come insegnò Silvio Berlusconi la televisione (soprattutto quella pubblica) viene vista come mezzo principale della concimazione di un comune sentire. Se “lo dice la televisione” che le famiglie buone sono quelle “naturali”, allora sarà vero. La pensano così al governo, ancorati alla credibilità della tivù come se non fossero passati questi ultimi 15 anni che hanno (con la collaborazione di partiti di tutti gli schieramenti) fracassato l’autorevolezza dei media. L’emendamento ci dice anche che la prima preoccupazione di questi che governano è quella di riuscire a instillare una cultura dominante, che è la loro vera ossessione, forse per un mai sopito complesso di inferiorità oppure perché la considerano una garanzia per preservare le proprie posizioni.
Propaganda, guarda caso, come quella di Putin nel 2013
Come giustamente sottolinea Alliva, la proposta ha un’orribile consonanza con la legge che Vladimir Putin volle in Russia nel 2013, quando lo zar era ancora un mito per la presidente del Consiglio e per i suoi ministri. In quel caso Putin vietò la propaganda di qualsiasi forma di famiglia “non tradizionale”, non solo in televisione ma anche nelle produzioni cinematografiche e letterarie. In questo caso i parlamentari di Forza Italia devono avere pensato che i libri e i film siano arti troppo spicce per essere toccate. In effetti cominciare dalla televisione di Stato garantisce minori polemiche. L’importante è iniziare piano piano.
La vicinanza con i più retrogradi capi di governo in Europa
Si arriva così all’ultimo e più preoccupante lato della medaglia, cioè la vicinanza di Giorgia Meloni con i peggiori e più retrogradi capi di governo in Europa (e non solo). L’asse con Viktor Orban o con il premier polacco non è una gustosa scenetta da rilanciare sui social o, per gli avversari, da attaccare con il sorriso sulle labbra. Giorgia Meloni ha sempre ripetuto di ammirare quel tipo di politici per le loro politiche, per le loro scelte, per la durezza con cui circoscrivono i diritti. Non è una barzelletta. Meloni sa benissimo che non potrebbe da un giorno con l’altro imporre decisioni che solleverebbero una protesta popolare che finirebbe per travolgerla, ma sa benissimo anche che occorre un logorio lento e paziente che possa rendere potabile ciò che oggi apparirebbe scandaloso. Imporre alla Rai di suggerirlo è un granello di un progetto molto più ampio, che passa dall’indignazione per il libro del generale Vannacci alla sostituzione etnica del cognato ministro e alla lunga sequela di improvvide uscite dei suoi compagni di partito e di governo. Non sarà facile, non sarà breve, ma sono convinti di poterci riuscire. Anche con un emendamento sul contratto Rai che di fatto mette fuori dal perimetro la stessa Meloni, che incidentalmente non è sposata. Quindi non “naturale”.