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Ita è tecnicamente fallita: ma per Lazzerini i conti non andavano meglio?
Ma l’assemblea di Ita Airways per l’approvazione dell’aumento di capitale e il rinnovo del cda (l’attuale è in prorogatio) quando si terrà? Entro luglio, assicuravano qualche tempo fa fonti vicine all’azienda. Siamo al 10 del mese, ma di convocazione non c’è traccia. E non ci sarà, a quanto pare. Motivo? Il Mef, ovvero l’azionista della compagnia, non può procedere con l’aumento di capitale (250 milioni, ultima tranche dei 1.350 autorizzati dalla Commissione europea) perché la società è finita in 2446, l’articolo del codice civile che obbliga a intervenire quando le perdite superano un terzo del capitale sociale, cosa che la rende tecnicamente fallita.
Il Mef potrebbe ricorrere a un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa
Ma il suo ad Fabio Lazzerini non aveva di recente dichiarato che i conti andavano meglio? Evidentemente era un auspicio magari dovuto a un piccolo miglioramento congiunturale. La stagione estiva, che per il settore aereo parte a marzo, va bene a tutte le compagnie per motivi facili da intuire. Lazzerini però non considerava le enormi perdite dovute alla gestione operativa della compagnia che senza interventi obbligherebbero Ita a portare i libri in tribunale. E che comunque costringono il Mef a non poter completare l’aumento di capitale e convocare l’assemblea. Per ovviare a questa situazione al ministero dell’Economia stanno pensando di ricorrere a un escamotage, ovvero un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa. Una soluzione molto borderline sia per il diritto societario delle Spa, sia per realtà in fase di operazioni strategiche come nel caso di Ita.
Si profila lo spettro della vecchia Alitalia
In questo contesto quindi è fondamentale che Lufthansa arrivi il prima possibile, altrimenti la strada è già segnata. Il tutto mentre, passato il flusso di traffico dell’estate, si profila la stagione invernale storicamente meno profittevole, è lì vedremo gli aerei a terra. Sono bastati nove mesi di gestione Lazzerini per arrivare a questo punto, pesantissimo. Qui si capisce perché l’ad si è affrettato a darsi il premio produzione e perché il direttore finanziario, Roberto Carassai, è andato via, contro una gestione che sta evocando gli spettri (e per i contribuenti italiani gli incubi) della vecchia Alitalia, di cui Lazzerini era tra l’altro già Direttore Generale.