Ita, come si è arrivati al nuovo cda e il futuro di Lazzerini

Parola d’ordine: fare le cose in fretta e possibilmente con riservatezza. Queste le intenzioni con cui giovedì 20 luglio il Mef aveva convocato un’assemblea straordinaria per cambiare il consiglio d’amministrazione di Ita Airways, la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia. Con un obiettivo che il ministero e il suo titolare, Giancarlo Giorgetti, avevano chiaro: allontanare Fabio Lazzerini togliendogli non solo la carica di ad ma anche quella di direttore generale. Cosa che di fatto ha portato al commissariamento dell’azienda, con la nomina di un cda di tre membri, che è stato tutt’altro che facile comporre. L’espressione «risoluzione consensuale» con Lazzerini utilizzata nel comunicato stampa serviva principalmente a limitare possibili ulteriori strascichi giudiziari da parte della compagna nei confronti dell’ex ad, sparito dai radar mediatici da diversi giorni dopo aver ammesso lo scorso 13 luglio, nell’ultimo incontro con la stampa, che «i conti di Ita non sono ancora in ordine». Lazzerini ha cercato di ritardare il più possibile l’assemblea, ma ormai la situazione si era talmente deteriorata che il suo intento non ha trovato sponde neanche tra i suoi storici supporter del Pd, da Dario Franceschini a Paola De Micheli fino al sindaco di Roma Roberto Gualtieri (da sempre sostenitori del matrimonio tra Ita e Air France) che lo nominarono alla guida di Ita quando erano rispettivamente ministri dei Trasporti e delle Finanza sotto il governo Conte, nonostante le discutibili competenze sugli aspetti finanziari. E dopo che erano venuti meno anche i legami forti col Mef, dopo l’addio del direttore generale Alessandro Rivera e del responsabile della valorizzazione del patrimonio pubblico Filippo Giansante, nonché dei sei consiglieri di Ita dimissionari che lo avevano sempre spalleggiato nella gestione.

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Antonio Turicchi, presidente di Ita (Imagoeconomica).

Le operazioni contestate a Lazzerini: dal Premio di 300 mila euro ai rallentamenti della trattativa con Lufthansa

A Lazzerini nei mesi scorsi sono state contestate molte operazioni che rischiano di configurarsi danno erariale alle casse dello Stato. Come il contratto da 4 milioni di euro con TIE, True Italian Experience, una società fondata nel giugno 2020 con sede a San Polo d’Enza, che nasce per promuovere l’Italia nel mondo, gestita da Gianni Prandi, grande amico del segretario della Cgil Maurizio Landini; l’attribuzione del Premio di Risultato di 300 mila euro che si sommano ai 400 mila euro di stipendio annuo pur avendo chiuso il bilancio 2022 con circa 500 milioni di perdite; le numerose cause legali; i viaggi in Sardegna al Forte Village con ospiti mai resi noti pubblicamente a spese di Ita Airways; e ultimo ma non meno importante, l’attività di ostacolo a Lufthansa-MSC prima, e a Lufthansa dopo, che ha causato il rallentamento enorme alla trattativa facendo perdere quel miliardo di euro che a gennaio 2022 avrebbe sollevato le tasche dei contribuenti privatizzando la compagnia.

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Fabio Lazzerini (Imagoeconomica)

Il nuovo cda a tre e il passo indietro di Ugo Arrigo

Alla fine dopo svariate ipotesi il Mef ha scelto per un cda a tre, giusto il tempo di traghettare Ita nelle braccia di Lufthansa. Gli accordi con i tedeschi prevedono la nomina di altri due consiglieri scelti da loro, tra cui il nuovo capo azienda. Cosa che ci si aspetta avvenga nei prossimi mesi, dopo all’approvazione dell’Antitrust europeo alla cessione. Inizialmente la terna scelta da via XX Settembre era formata da Antonino Turicchi, confermato alla presidenza, Ugo Arrigo, noto professore universitario di Milano Bicocca esperto di trasporto aereo, e da Olga Cuccurullo, una dirigente di seconda fascia del Mef, con forti competenze amministrative, molto vicina a Turicchi. Ma qualcosa è andato storto. All’ultimo momento infatti Arrigo, che in questi mesi si era spesso scontrato con Lazzerini senza peraltro trovare una decisa sponda in Turicchi il cui comprensibile obiettivo era chiudere prima possibile l’accordo con Lufthansa, si è chiamato fuori. C’è chi sostiene perché comunque si sarebbe sempre trovato in minoranza nel cda, chi perché, visti i conti di Ita sul quale aveva sempre mostrato preoccupazione, temeva il rischio di possibili future azioni di responsabilità. Ecco che allora il Mef ha dovuto cambiare in corsa gli uomini indirizzandosi verso due nuovi consiglieri: Valeria Vaccaro e Francesco Spada, provenienti, rispettivamente dal Mef e da Palazzo Chigi, elementi di controllo della gestione amministrativa della compagnia. La certificazione dunque di un’Ita Airways commissariata, con tre membri tutti espressione delle istituzioni. Una dimostrazione della volontà di non permettere che se ne abbatta ulteriormente il valore, garantendosi così dal rischio che gli accordi presi con Lufthansa non vengano rimessi in discussione. In questo contesto è ancora mistero sui 250 milioni che il Mef deve iniettare nelle casse dell’azienda, ultima tranche di quei 1.350 milioni autorizzati dall’Unione europea.

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Ugo Arrigo (Imagoeconomica).

Le nuove leve, tra ex Alitalia e tecnici militari

A completare il quadro è arrivata poi la nomina di un nuovo direttore generale, Andrea Benassi, l’ennesimo ex Alitalia, una soluzione di passaggio che ci si auspica non depotenzi ancora di più la struttura data la sua scarsa esperienza in ruoli apicali di responsabilità. Come accountable Manager, Francesco Presicce, ex generale dell’aeronautica militare, attualmente responsabile dell’Information Technology di Ita, tanto per capire colui che ha fatto il sito della compagnia dove si fa fatica ancora a cambiare il biglietto.

Il futuro di Lazzerini

Ma Lazzerini ora che farà ora? L’indiscrezione che Lettera43 aveva riportato lo scorso 27 giugno trova sempre più conferme. Si parla di un suo sbarco in Uvet, partecipata da American Express, azionista di quel fondo Certares entrato e uscito come una meteora dal cielo della vicenda. E proprio con Uvet-American Express la settimana scorsa l’ex ad Lazzerini ha fatto siglare una partnership a Ita attraverso la solita Direzione commerciale guidata dalla sua fedelissima Emiliana Limosani, colei che aveva già fatto l’accordo con la TIE di Prandi, ora nel mirino. Un altro conflitto di interessi?

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