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Iran, torna la polizia religiosa: paura per le donne in strada
La polizia religiosa è tornata nelle strade iraniane. L’annuncio è arrivato domenica 16 luglio da Teheran. Dopo alcuni mesi di apparente accantonamento del corpo militare, i guardiani dello hijab (il velo che le donne iraniane sono costrette a indossare) torneranno a controllare che le regole di condotta siano rispettate. Dopo la morte di Mahsa Amini, il presidente iraniano Ebrahim Raisi aveva annunciato l’avvio di indagini per capire quali fossero state le ragioni che avevano portato all’uccisione della 22enne. L’assassinio della ragazza scatenò a settembre manifestazioni di piazza proprio contro il corpo di polizia guidato direttamente da Raisi, reo a sua volta di aver dato mandato di punire mortalmente chiunque disubbidisse alle regole di condotta imposte dalla fede musulmana. Amini morì dopo essere stata arrestata a causa del velo non indossato perfettamente. La guerriglia urbana si concluse in una violentissima repressione dei manifestanti, ripagati con il ritiro delle milizie etiche dalle strade.
Grazie alla “tregua” le donne stavano girando senza velo
Non è mai emerso chi sia stato l’uomo che ha ucciso la giovane donna: Raisi ritenne però di voler limitare gli interventi della polizia morale. Di fatto dal settembre 2022 gli agenti sono scomparsi dai luoghi pubblici iraniani, causando un senso di momentanea serenità nel mondo femminile. Al punto che le donne oggi girano senza velo e, solo alcune, con parte delle gambe scoperte.
Polizia religiosa: l’annuncio delle «vie legali» per controllare l’abbigliamento
Un senso di libertà innaturale, ecco allora l’annuncio: «vie legali» per controllare l’abbigliamento. Sono le parole di Saeed Montazer al Mahdi, il portavoce della polizia il quale ha chiarito che «a partire da oggi, la polizia non avrà altra scelta che intraprendere le vie legali con le persone incuranti delle norme sull’abbigliamento e che continuano a violarle […]. In caso di rifiuto ad ascoltare la polizia, le donne saranno mandate a processo». Secondo il portavoce la polizia morale servirà a riportare la «solidarietà sociale», a «rafforzare le radici della famiglia» e il suo intervento rappresenta un segnale rivolto a alla «richiesta della popolazione e dei leader del regime, compreso Ebrahim Raisi, il presidente conservatore dell’Iran». La polizia religiosa è una costola dell’esercito, la cui guida è però affidata al ministero della Cultura dal 2005. Il compito dei soldati non è quello di diffondere le conoscenze storiche della tradizione iraniana. Scopo della polizia religiosa è quello di proteggere etica e valori iraniani. Anche a costo di reprime con la violenza le differenze.