Iran: morto in carcere Javad Rouhi, arrestato durante le proteste per Mahsa

Javad Rouhi, il manifestante iraniano arrestato e condannato a morte per aver partecipato alle proteste di piazza seguite all’uccisione della 22enne curda Mahsa Amini, è deceduto in prigione, come riportato dalla Bbc. In un primo momento i giudici in fase di processo avevano comminato la pena capitale a suo carico, ma nel maggio scorso la Corte suprema aveva annullato la sentenza rinviando il processo. Secondo la versione ufficiale il 35enne sarebbe deceduto per cure mediche inadeguate, in seguito a un ricovero per un attacco epilettico avvenuto in cella.

Gli attivisti puntano il dito contro le autorità

A dare notizia della morte, il sito web Mizan, vicino alla magistratura iraniana, dove si legge che «sfortunatamente Rouhi è morto nonostante le azioni del personale medico» e che un’inchiesta «è stata depositata per far luce sulle cause». Diversi attivisti però, a un’ora prima dell’annuncio ufficiale comunicato in data 31 agosto, avevano anticipato la morte sui social network puntando il dito contro le autorità giudiziarie e i responsabili della sicurezza che lo avrebbero «ucciso».

Le proteste e l’arresto

Il giovane era stato arrestato a pochi giorni dalla morte di Mahsa Amini, uccisa mentre era sotto custodia della polizia della morale che l’aveva arrestata in precedenza per le vie di Teheran, a metà settembre dello scorso anno, per non aver indossato correttamente l’hijab, il velo obbligatorio. Rouhi, secondo la Bbc, è stato giudicato colpevole di aver «guidato» la rivolta, di aver «distrutto proprietà» e di «apostasia», ma i video diffusi in rete invece lo mostravano mentre ballava e non intento a compiere atti di violenza.

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