Incidente di Mestre, dal guardrail alla dinamica: tutti dubbi

Mentre proseguono le indagini per identificare le vittime dell’incidente avvenuto a Mestre nella serata del 3 ottobre, in cui un pullman elettrico ha sfondato il guardrail precipitando vicino ai binari della stazione ferroviaria, sono ancora tante le domande alle quali si cerca di dare una risposta. Tra le ipotesi, quella di un malore dell’autista, Alberto Rizzotto anche lui deceduto, o di una manovra azzardata, fino ai dubbi sullo stesso guardrail e alla sua adeguatezza per quel tratto di strada.

Cosa sappiamo

Erano circa le venti, più precisamente le 19.38 come confermato dalla telecamera che registra la viabilità comunale, quando un pullman della Martini Bus, gruppo La Linea, arriva da Venezia con a bordo alcuni turisti di ritorno da una gita. Direzione campeggio Hu di Marghera. Il bus sale sulla rampa Rizzardi, non procede ad alta velocità come si scoprirà più tardi dal racconto di alcuni testimoni. Il mezzo rallenta, quasi si appoggia al guardrail, poi improvvisamente si ribalta e precipita dal cavalcavia, schiantandosi su via dell’Elettricità, a pochi metri dai binari. A bordo si sviluppa un rogo e la gravità di ciò che sta succedendo è subito chiara ai presenti che parlano di una scena “apocalittica”. Immediati i soccorsi che hanno coinvolto 20 ambulanze e un elisoccorso, mentre i vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte, senza sosta. Il tragico bilancio è di 21 morti, tra cui un neonato, e 15 feriti.

I dubbi sul guardrail

La domanda che tutti si fanno è come sia stato possibile che un pullman del peso di 13 tonnellate possa aver spazzato via la barriera di protezione con tale facilità. «Non è un guard rail ma una ringhiera». Sono le parole dell’amministratore delegato del gruppo La Linea, Massimo Fiorese. Da diverse settimane il Comune di Venezia ha avviato i lavori di rifacimento del cavalcavia, attualmente in pessimo stato e corroso dalla ruggine. «Nel piano» – spiega l’assessore comunale ai trasporti Renato Boraso – «era compresa anche una nuova barra di protezione a difesa dalle uscite di strada». Dello stesso parere di Fiorese è il presidente dell’Asaps, l’associazione di amici e sostenitori della Polizia Stradale, Giordano Biserni: «Da quello che abbiamo potuto accertare, quello era un guardrail a unica onda alto un metro e mezzo e non il triplo, come sarebbe stato necessario per il contenimento di un veicolo che può raggiungere le 18 tonnellate». Resta cauto il prefetto di Venezia, Michele Di Bari che alla domanda dei giornalisti sui lavori di ammodernamento e rifacimento sul cavalcavia che riguardassero espressamente anche il guardrail risponde: «Questo non lo so, so che ci sono dei lavori in corso per consolidare dei piloni. Questo da quanto emerge anche visivamente».

L’autista: manovra azzardata o malore?

«Shuttle to Venice» aveva scritto nell’ultimo post su Facebook l’autista del pullman precipitato a Mestre, un’ora e mezza prima della tragedia. Alberto Rizzotto, 40 anni, viene considerato un autista esperto (il primo contratto con La Linea risale al 2014) e in buona salute, come confermato dalla sua ultima visita medica di un anno fa. Ancora una volta a intervenire è Fiorese: «Aveva iniziato il turno solo due ore prima. È un incidente veramente inspiegabile perché è avvenuto in un’area urbana, ha coinvolto un pullman elettrico nuovo e la velocità in quel momento era bassissima». L’unica ipotesi plausibile, fa capire, resta quindi quella di un malore.

La procura: «Nessun contatto con altri mezzi»

«Non ci sono segni di frenata, nè contatti con altri mezzi» ha affermato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi. La dinamica dell’incidente «vede il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo». Nelle sue dichiarazioni un’altra certezza: «Non si è verificato alcun incendio né dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo».

Salvini: «Riflettere sulle batterie elettriche»

«Non è un problema di guardrail». A dirlo è il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini al centro delle polemiche di queste ore. «È presto per dare commenti» – ha aggiunto il ministro – «qualcuno mi dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione e in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo».

 

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