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Incendi, l’arcivescovo di Palermo: «Colpa dei politici, decenni di omissioni»
La Sicilia brucia, da giorni. Palermo è tra le zone più colpite, con le fiamme che stanno distruggendo case e aziende in diverse aree della città e della relativa provincia. Uno scenario che ha costretto la giunta regionale a dichiarare lo stato di emergenza e obbligato centinaia di persone ad abbandonare le loro abitazioni per motivi di sicurezza. Durissimo, da questo punto di vista, il commento dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che si è voluto rivolgere ai suoi fedeli con un pesante j’accuse nei confronti della politica.
«Non è un’emergenza ma il risultato di decisioni e omissioni»
Un messaggio chiaro, preciso e duro quello dell’autorità religiosa locale, che con il suo recente messaggio alla comunità ha voluto scagliarsi contro chi dovrebbe occuparsi del bene comune. «Mentre la città bruciava, ho ascoltato i vostri gemiti, visto il vostro pianto e condiviso il vostro smarrimento. Davanti a tutto questo ogni parola pare inutile. Il volto della città e dell’intera Sicilia è sfigurato», ha commentato Lorefice, che ha poi aggiunto: «Tutti noi sappiamo però che non si tratta di un’emergenza. Quello che è accaduto in questi giorni è l’esito ultimo di decenni di decisioni, di scelte, di gesti, di omissioni. La responsabilità di questo disastro ricade certo su chi ha avuto in mano la cosa pubblica, sulla politica, sulle nostre crepe educative, come anche sul modo di annunciare il Vangelo delle nostre comunità cristiane. Ricade su di noi, su di noi in quanto popolo».
«La speranza non è finita»
Nel suo discorso, il religioso ha voluto cercare di spiegare come si è arrivati ad una situazione simile, precisando che non è stato «fatto abbastanza per cambiare la nostra Casa comune, la Terra, per mettere fine alla logica dello sfruttamento e del profitto e combattere le mafie, per difendere l’ambiente, il territorio, i nostri beni culturali, per creare opportunità di lavoro e servizi sociali. Siamo stati pigri, indolenti, individualisti, fatalisti, distratti da gretti interessi di parte». Nonostante i pesanti ammonimenti rivolti alle autorità, ma anche allo stesso (scarso) senso di responsabilità della comunità locale, monsignor Lorefice si è anche sentito in dovere di lanciare un messaggio colmo di ottimismo, dichiarando: «Voglio dirvi però, in nome del Vangelo, che la speranza non è finita. Che ci sono attorno a noi e dentro di noi energie di riscatto e di novità. Miei cari e amati Palermitani, miei cari figli e figlie della Chiesa di S. Mamiliano, S. Rosalia, S. Benedetto il Moro e del Beato Pino Puglisi, alziamoci in piedi! Riprendiamo il filo della nostra storia, il flusso fecondo della nostra fede sostenuto dalla preghiera. Io sono e sarò accanto a voi, per compiere quest’esodo, per uscire dalla morsa della schiavitù e dell’ingiustizia, per cantare insieme il canto della liberazione e della consolazione».