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In Ucraina mezzi inutilizzabili e armi obsolete: cosa non va nelle forniture militari
Dall’indipendenza nel 1991, l’Ucraina nel corso degli anni ha venduto un’ampia porzione delle sue vaste scorte di armi dell’era sovietica, ottenendo grossi profitti: l’arsenale del Paese, in particolare, si è ridotto durante la presidenza del filorusso Viktor Yanukovich. Il problema della scarsità degli armamenti è venuto alla luce in occasione dell’annessione unilaterale della Crimea da parte della Federazione Russa, poi con la guerra del Donbass e, ancor di più, con l’invasione su larga scala iniziata il 24 febbraio 2022. Quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, Kyiv si è trovata alla disperata ricerca di armi e munizioni. Come sottolineato a inizio aprile dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, «gli alleati hanno erogato quasi 150 miliardi di euro di sostegno all’Ucraina, inclusi 65 miliardi di euro di aiuti militari». Ma, come riporta un’inchiesta del New York Times, le autorità ucraine hanno pagato più di 800 milioni di dollari ai fornitori occidentali nel corso dell’anno passato, in base a contratti rimasti in tutto o in parte inadempiuti: moltissime le armi che non sono state consegnate, tanti i mezzi incapaci di muoversi o sparare, buoni tutt’al più per recuperare qualche pezzo di ricambio.
Il 30 per cento dell’arsenale di Kyiv è costantemente in riparazione
Che qualcosa vada male, nella frenesia della corsa alle armi, ci sta. Molti delle forniture da parte degli alleati occidentali comprendevano armi di ultima generazione, come i sistemi di difesa aerea americani che si sono dimostrati altamente efficaci contro droni e missili russi. Ma in altri casi gli alleati hanno fornito attrezzature finite da tempo nei magazzini che, nella migliore delle ipotesi, necessitavano di ampie revisioni. Come scrive il Nyt, il 30 per cento dell’arsenale di Kyiv è costantemente in riparazione: un tasso elevato, soprattutto per un esercito che ha bisogno di tutte le armi per dare il via all’attesa controffensiva.
Il caso dei 33 obici donati dall’Italia, poi riparati (male) in Florida
L’inchiesta del quotidiano statunitense cita la consegna di 33 obici semoventi M109 messi fuori servizio alcuni anni fa, donati all’Ucraina dall’Italia, «richiesti, comunque, da parte ucraina, nonostante le condizioni, per essere revisionati e messi in funzione, vista la urgente necessità di mezzi per fronteggiare l’aggressione russa», come precisato dal ministero della Difesa. Non è tanto il fatto che gli obici fossero da revisionare: Roma lo ha messo in chiaro e Kyiv li ha voluti lo stesso. Ma quanto successo dopo. Come scrive il New York Times, il governo ucraino ha inviato i pezzi d’artiglieria alla Ultra Defense Corporation di Tampa, in Florida, pagando quasi 20 milioni di dollari per la riparazione. Quando 13 dei 33 obici sono finalmente arrivati in Ucraina, si sono rivelati «non adatti a missioni di combattimento».
Gli Humvee arrivati in Polonia con le gomme a terra
Nell’estate del 2022 a un’unità dell’esercito americano è stato ordinato di spedire 29 Humvee in Ucraina da un deposito a Camp Arifjan, una base in Kuwait. Alla fine di agosto, gli appaltatori privati incaricati di revisionare i mezzi avevano riparato trasmissioni, batterie scariche, perdite di fluidi, luci rotte, serrature delle porte e cinture di sicurezza sugli Humvee, facendo sapere che tutti e 29 gli automezzi militare da ricognizione dell’esercito americano erano pronti per l’Ucraina. Il lavoro era stato verificato, a quanto pare, dall’unità dell’esercito Usa di stanza in Kuwait. Ma, quando gli Humvee sono arrivati in Polonia, si è scoperto che le gomme di 26 mezzi su 29 erano inutilizzabili. Ci è voluto quasi un mese per trovare abbastanza pneumatici sostitutivi, il che «ha ritardato la spedizione di altre attrezzature in Ucraina e ha richiesto manodopera e tempo significativi», ha rilevato un rapporto del Pentagono. Ma gli appaltatori si sono fatti comunque pagare a caro prezzo per il loro servizio.
Manutenzione pessima, ma pagata a caro prezzo
La stessa cosa, aggiunge il Nyt, è successa con una fornitura di obici M777, sempre da parte della stessa unità. I pezzi di artiglieria erano in condizioni talmente pessime da essere stati rimandati al mittente, che dunque li ha riparati due volte. Ma sono solo alcuni esempi, riguardanti peraltro mezzi e armi che, alla fine, sono arrivate nella disponibilità di Kyiv.
Come hanno precisato gli interlocutori del New York Times, che hanno partecipato all’acquisto di armi, in diversi casi la fornitura non è nemmeno avvenuta e non sempre gli intermediari hanno restituito il denaro. Diversi i contratti che non sono stati rispettati dall’inizio della primavera 2023, come persi nella frenesia da controffensiva. Che, forse non a caso, tarda ad arrivare.