In Ucraina, i rumors di rimpasto e l’ascesa del ministro Fedorov

Non è che tiri una bella aria per l’Ucraina. La controffensiva partita ai primi di giugno non ha fatto i progressi sperati, anzi sul fronte del nord-est sono aumentate le pressioni russe a sud di Kharkiv, con le forze del Cremlino intenzionate a recuperare i territori perduti nel 2022. Le armi occidentali, quelle che secondo Kyiv potrebbero dare un’accelerazione, ossia i missili a lungo raggio e i caccia da combattimento, non arrivano, per volontà politica occidentale, visto che a Washington non si è ancora deciso come dare una svolta alla guerra: per gli F16 statunitensi si parla di un anno e il 2024 è appuntamento di elezioni, nessuno ha fretta. L’uscita di Stian Jenssen, capo di gabinetto del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, non è stata accolta in Ucraina molto bene e l’idea che il conflitto possa concludersi con la cessione di territori alla Russia di fronte all’entrata nell’Alleanza atlantica è stata liquidata da Kyiv come ridicola. Il fatto è però che di queste opzioni si è iniziato a parlare apertamente, al di là della solita propaganda. E anche Andrey Yermak, braccio destro del il presidente Volodymyr Zelensky, si è lasciato andare a un’apertura: «Sappiamo che serve trattare per ottenere pace e vittoria».

In Ucraina, i rumors di rimpasto e l'ascesa del ministro Fedorov
Volodymyr Zelensky con Joe Biden (Getty).

I nomi in ballo per il rimpasto: Fedorov, Kubrakov e Markarova

Come ne non bastasse, la situazione politica interna è tutt’altro che confortevole per Zelensky e per il suo governo, guidato da Denys Shmygal. Non è un segreto che le voci di rimpasti corrano ormai da tempo e si metta in conto una girandola di poltrone, anche quella dello stesso premier. A sostituirlo potrebbe essere l’attuale ministro per la Trasformazione digitale e vice primo ministro Mykhailo Fedorov, mentre altri nomi sono quelli dell’altro vice premier Oleksandr Kubrakov e dell’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti Oksana Markarova. A partire potrebbe essere anche il ministro della Difesa Oleksij Reznikov, magari parcheggiato come ambasciatore a Londra o a Washington, se Markarova arrivasse davvero a Kyiv. Rumors che sono collegati alla decisione che Zelensky dovrà prendere il merito alle possibile elezioni parlamentari da tenere in autunno inoltrato: i tempi tecnici per il voto ci sarebbero ancora, anche se la legge marziale in vigore appare un ostacolo insormontabile, prolungata ufficialmente sino a metà novembre. In teoria sarebbe possibile tenerle anche in situazioni di emergenza, ma alla Bankova, sede del palazzo presidenziale a Kyiv, ogni possibilità è tenuta ancora aperta.

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L’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti Oksana Markarova (Getty).

Il destino della guerra segnerà anche quello dell’élite al potere

Certo è che dietro le quinte della politica interna ucraina c’è comunque irrequietezza, dato che il destino della guerra segnerà anche quello dell’élite al potere e il 2024 è, sempre in teoria, un anno di elezioni presidenziali. Il gruppo legato a Zelensky, che mantiene una solida maggioranza parlamentare, ha perso qualche pezzo nel corso dei primi quattro anni, con la guerra che ha messo a dura prova anche i rapporti con gli alleati principali, gli Stati Uniti: gli Usa, dove i passaggi di amministrazione sono sempre delicati anche per quel riguarda le relazioni esterne, hanno in ogni caso interesse ad aumentare controllo e pressione su presidente e governo a Kyiv e in questo senso va anche letta l’ascesa di Markarova, già ex ministra della Finanze prima dell’era Zelensky e con un passato alla Banca mondiale e in gruppi privati d’investimento, e soprattutto quella di Fedorov, il vice premier che in piena guerra nell’estate del 2022 se n’è andato per un paio di mesi a Yale per seguire un master privato dedicato ai giovani leader alla locale School Management.

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Il ministro ucraino per la Trasformazione digitale Fedorov (Getty).

Addio Servitore del popolo, già si fa il nome del nuovo partito

Mykhailo Fedorov ha poco più di trent’anni: nato nel 1991, è lui che da ministro della Trasformazione digitale, posto assunto nel 2019 nel primo governo Zelensky guidato da Oleksiy Honcharuk, ha chiesto direttamente a Elon Musk di utilizzare Starlink in Ucraina. Laureato in sociologia e management a Zaporizhzhia, ha frequentato anche la scuola di formazione della Nato e fondato la sua prima società digitale nel 2013, che tra i clienti aveva il gruppo di Zelensky quando quest’ultimo faceva solo l’attore comico; poi fu reclutato in vista delle elezioni del 2019 come capo per la campagna digitale. Il suo maggiore progetto è la Diia, applicazione tuttofare nata un paio di anni fa solo per i servizi pubblici e che ora abbraccia invece vari settori, dal business all’educazione, e secondo alcuni analisti potrebbe diventare presto qualcosa di più: il nome del nuovo partito del potere che potrebbe sostituire Servitore del popolo, quello di Zelensky, con l’approvazione di Washington. Soprattutto se in guerra non verranno ottenuti gli obbiettivi sbandierati finora.

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Il trentenne ministro ucraino Fedorov (Getty).
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