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In Rai la morte di Laganà fa già parlare di nuovi equilibri verso destra
La morte improvvisa di Riccardo Laganà, consigliere della Rai scelto dall’assemblea dei lavoratori e stimato da tutti, rischia di creare una grana non da poco a viale Mazzini. E pure ai grillini. Sì, perché all’ombra del cavallo dello scultore siciliano Francesco Messina le “transumanze” sono infinite: ora che comanda la destra siamo sicuri che i dipendenti Rai voteranno ancora per un rappresentante del mondo M5s? Non si contano i giornalisti, e non solo, che dopo le elezioni politiche del 2022 hanno cambiato casacca, scegliendo di farsi coprire con il tricolore meloniano. E se il prossimo consigliere d’amministrazione sarà di Fratelli d’Italia, che si fa? Discorsi un po’ indelicati, vista la scomparsa di Laganà così recente. Ma che già stanno circolando nei corridoi. Tutti appesi, come sempre, al leghista Igor De Biasio, che tra i suoi numerosi incarichi per conto di Matteo Salvini è anche amministratore delegato di Arexpo e presidente di Terna. Se De Biasio lasciasse la sua poltrona alla Rai, dimettendosi, salterebbero gli equilibri politici. Perché ai fedelissimi di Giuseppe Conte una sedia comunque va data. Certo, a 48 anni nessuno pensava a una fine di Laganà, che era alla seconda elezione nel cda: la prima volta doveva entrare Claudia Mazzola, ora presidente di RaiCom. Una situazione imprevista, che può far scaturire scenari da incubo per chi lavora nel servizio pubblico. E ancora devono essere celebrati i funerali del povero Laganà…
Profumo di risparmi: ecco come finirà
Come andrà a finire con la tassa sugli extraprofitti? Una ghiotta anticipazione è stata fornita da Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo e numero uno di Acri, sul quotidiano La Stampa: «Avere a disposizione maggiori dividendi significa poter contare su una maggiore capacità di erogazione nei tre ambiti che riteniamo centrali: persone, cultura e Pianeta». Che cosa significa? Una bella sforbiciata agli interventi di welfare, per esempio, agli aiuti agli anziani e ai non autosufficienti. Oltre che ai restauri di beni culturali, specie quelli che non si trovano nelle grandi città ma nei cosiddetti centri minori, bisognosi di attenzioni. Insomma, un disastro per i sindaci dei comuni che hanno sempre bussato alla porta delle fondazioni e delle banche per cercare qualche migliaia di euro per iniziative di ogni tipo.
Extraprofitti? C’è pure Bankitalia
Nessuno se n’è accorto, perché tutti pensano alle banche tradizionali, quelle con le agenzie sparse sul territorio. Ma i rappresentanti di Fratelli d’Italia sono certi che tra i «margini ingiusti», quelli da massacrare con la tassa sugli extraprofitti, ci siano anche quelli della Banca d’Italia guidata da Ignazio Visco. «Tanto tra un po’ se ne va, cosa può dire?», affermano con tono sfottente i meloniani…
Meloni, il Nobel per l’economia e gli utili di Mediaset…
Docenti universitari tutti d’accordo: «Anche se si mettesse improvvisamente a scrivere una teoria sui margini ingiusti, Giorgia Meloni non riuscirà mai a candidarsi al premio Nobel per l’economia». E poi, perché le banche? Ci sono anche alcuni casi rari di aziende del settore dell’informazione e dell’intrattenimento che macinano utili formidabili, a differenza delle altre. Mediaset, per esempio. Già, ma lì ci lavora il compagno del premier, non si può fare…
Moody’s bacchetta la Meloni
Il giudizio è di quelli perentori: l’idea del governo di tassare gli extraprofitti delle banche è “credit negative” per il settore, per Moody’s. Una bacchettata senza precedenti. Per Giorgia Meloni è un campanello d’allarme: e ancora non si parla del Mes. L’autunno sarà durissimo, per la destra che domina Palazzo Chigi.