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Il voltafaccia di Massimo Sarmi che ha tradito i francesi nella partita Tim
Quando le grandi battaglie finanziarie si incrudeliscono, ci sono uomini che danno il meglio di sé, rivelando doti fino a quel momento nascoste. Ce ne sono altri che invece rivelano, per citare quella che fu la fortunata rubrica di un noto settimanale, il loro lato debole. Prendi la vicenda Tim, i cui incerti destini stanno tenendo banco da oltre un anno, complice un governo dove l’elevata schiera di ministri e sottosegretari che hanno voluto metterci becco ha creato una babele. E un azionista di riferimento, Vivendi, che di mosse incomprensibili ne ha fatte, inclusa quella di ritirare i suoi rappresentanti dal consiglio d’amministrazione salvo poi cercare di condizionarlo dall’esterno con una campagna acquisti (sia detto in senso puramente metaforico) che non ha dato i frutti sperati, se è vero che nella decisione di vendere la rete agli americani di Kkr, cosa che i francesi hanno sempre visto come l’aglio i vampiri, s’è ritrovata dalla sua parte solo tre consiglieri rispetto agli 11 che gli hanno votato contro.
Bolloré e soci impantanati anche sul fronte Mediobanca e Mediaset
Insomma, qualcosa non ha funzionato. Premesso che è difficile per chiunque muoversi in un Paese che non è il tuo, Vincent Bolloré e soci non hanno fatto tesoro della passata esperienza che ha visto i loro obiettivi sviliti per ben due volte, prima in Mediobanca e poi in Mediaset, dove sono tuttora impantanati senza che alle viste ci sia un onorevole e non oneroso disimpegno. E anche gli uomini su cui avevano puntato per difendere le loro ragioni in cda, o sono caduti sotto la controffensiva del governo, vedi l’ex capo dell’Aise Luciano Carta, mossa che nelle intenzioni avrebbe dovuto ammorbidire l’ostilità di Palazzo Chigi che però al generale ha sbarrato la strada. O sono passati dalla parte nel nemico e nel momento cruciale hanno voltato le spalle. Come ha fatto l’ineffabile Massimo Sarmi, manager di lunghissimo corso, di cui nella carriera non si contano, tanti sono, gli incarichi svolti.
Per Sarmi un posto in cda e la presidenza di FiberCop
Era soprattutto a lui che Vivendi aveva affidato la difesa delle sue ragioni, prima favorendo il suo ingresso nel cda al posto del suo candidato dimessosi. Poi, per dimostrare quanto fosse per loro importante, dandogli la presidenza di FiberCop, la società che possiede le chiavi della rete secondaria. Il 75enne Sarmi poteva vantare anche un pedigree politicamente corretto per i tempi che corrono, visto che da sempre il suo cuore batte forte a destra. In teoria aveva dunque tutte le caratteristiche per essere abile e arruolabile sotto le insegne d’oltralpe.
Il doppio salto carpiato in cambio di una poltrona di indubbio prestigio
Ma poi ci sono gli uomini con le loro ambizioni, e con quelle è difficile fare i conti a tavolino. Fatto sta che nel momento cruciale, quello in cui era chiamato a schierarsi con i suoi dante causa francesi, con un doppio salto carpiato il manager è passato dall’altra parte. Si dice che governo e Kkr non ci abbiano messo molto a fargli cambiare idea, promettendogli la presidenza della nuova società che gestirà, una volta scorporata, la rete. Una poltrona in più delle cento su cui si è seduto, ma di indubbio prestigio e visibilità. Di sicuro maligne insinuazioni che l’interessato respingerà con sdegno. Ci saranno sicuramente nobili ragioni alla base della sua giravolta, sulle quali però solo lui può illuminarci.