Il sottomarino Titan è imploso: morti tutti i 5 passeggeri

Il sottomarino Titan della OceanGate, scomparso domenica 19 giugno nell’Oceano Atlantico, è imploso poche ore dopo l’immersione. La Guardia costiera americana ha confermato il tragico epilogo dopo aver ritrovato alcuni detriti e il cono di coda del sommergibile non lontano dal relitto del Titanic. Nessuna speranza di sopravvivenza per i cinque passeggeri a bordo, anche se le ricerche continueranno al fine di raccogliere ulteriori prove sull’accaduto. «Ci vorrà del tempo per determinare l’esatta sequenza temporale di questo caso incredibilmente complesso», ha spiegato il contrammiraglio Usa John Mauger ai media americani.

Il sottomarino della OceanGate non ha retto la pressione poche ore dopo l’immersione. Il regista del film su transatlantico James Cameron: «Tragedia analoga a quella del 1912».
John Mauger della Marina americana durante la conferenza (Getty Images).

Dove si trovava il sottomarino Titan e cosa ha provocato l’implosione

Il sottomarino Titan, al momento del disastro, si trovava a meno di 500 metri dal relitto del Titanic, che giace a quasi 4 mila di profondità sul fondale oceanico. Difficile al momento stabilire le cause che hanno portato all’implosione, ma gli esperti suggeriscono possa essersi trattato di un cedimento strutturale per via della pressione o di un malfunzionamento. Non si esclude che lo stesso sommergibile della OceanGate possa aver urtato i rottami del transatlantico affondato nel 1912. Secondo Associated Press, la Marina Usa avrebbe rilevato l’implosione già domenica 18 giugno, il giorno della scomparsa e dell’interruzione delle telecomunicazioni. «È stata riscontrata un’anomalia attraverso i dati acustici dopo che il sottomarino è stato dato per disperso», si legge in un comunicato riportato anche dal Wall Street Journal.

Nessuna speranza dunque di ritrovare in vita i cinque passeggeri che si trovavano a bordo del sottomarino Titan. «Questa missione sarà probabilmente la prima e l’unica con equipaggio nel 2023», aveva postato su Facebook Hamish Harding poco prima della partenza, riferendosi al meteo molto spesso avverso nella regione. Parole che, dopo la conferma della tragedia, assumono un altro tono. Con il miliardario britannico hanno perso la vita anche l’amministratore delegato della OceanGate Stockton Rush (la cui moglie è lontana parente di due vittime del Titanic), l’esploratore francese Paul-Henri Nargeolet, l’uomo d’affari di origine pakistana Shahzada Dawood e suo figlio 19enne Suleman. Improbabile, secondo la Guardia costiera, il recupero dei loro corpi, anche se verrà fatto tutto il possibile. Secondo gli esperti, difficilmente i cinque si sono resi conto di quanto stava accadendo. «Siamo vicini alle loro famiglie in questo momento di dolore», ha twittato la OceanGate, parlando di un periodo triste per l’esplorazione.

Il regista di Titanic James Cameron aveva già mostrato dubbi per un’immersione

Sulla vicenda è intervenuto anche James Cameron, regista vincitore di 11 premi Oscar per il suo Titanic sul naufragio del transatlantico. «Incredibile che si sia verificata una tragedia simile a quella del 1912», ha sottolineato ad Abc News. Ricordando la sua immersione in solitaria nel 2012 con un mezzo da lui stesso progettato, ha precisato come il rischio di implosione preoccupasse diversi ingegneri progettisti. «È un incubo con cui tutti abbiamo convissuto», ha concluso Cameron. «La compagnia ha ricevuto numerose lettere in cui si specificava che ciò che stavano facendo era sperimentale e non certificato».

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