Il repubblicano McCarthy primo speaker della Camera destituito, caos Usa

Terremoto politico-parlamentare negli Stati Uniti. Lo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy è stato destituito con una mozione di sfiducia: è la prima volta che accade nella storia americana. A proporre la mozione è stato il deputato del suo stesso partito Matt Gaetz, un fedelissimo di Donald Trump ed esponente di una fronda parlamentare legata al tycoon che ha deciso di arrivare alla resa dei conti con l’establishment repubblicano per dettare la linea nel Grand Old Party. Una vittoria che conferma la presa dell’ex presidente sul partito. Sono bastati otto deputati Gop per far venire meno a McCarthy la sua risicata maggioranza, dato che i dem non gli hanno offerto nessun aiuto: il voto è finito con 216 sì e 210 no. Fino alla nuova elezione, sarà il repubblicano Patrick McHenry lo speaker ad interim.

Gaetz accusa McCarthy: «Flirta con le opposizione» 

Gaetz ha accusato McCarthy di non mantenere le promesse e di flirtare con l’opposizione: in particolare di aver fatto approvare il rinvio dello shutdown di un mese e mezzo con i voti dei dem e di avere un «accordo collaterale segreto» con Biden per continuare a finanziare Kyiv con una legge ad hoc ideata con la collaborazione di senatori repubblicani. «Fatti sotto», gli aveva risposto lo speaker, prima di mettere al voto l’istanza, deciso a non restare più ostaggio di un manipolo di colleghi “Maga”, acronimo di “Make America great again“, il vecchio slogan trumpiano. McCarthy si è detto pronto a giocarsi tutto nella sfida frontale. Ma già nel primo voto per rinviare la mozione aveva capito di non aver i numeri per sopravvivere, con i dem compatti contro di lui. Ora dovrà indicare il suo sostituto provvisorio sino all’elezione di un nuovo speaker, che non sarà certo facile e che rischia di paralizzare il Congresso proprio quando deve negoziare la prossima legge di spesa.

Biden: «Il Congresso finanzi l’Ucraina». Poi la destituzione

Il terremoto è arrivato proprio nel giorno in cui Joe Biden ha chiamato i leader dei Paesi Nato e i vertici della Ue «per coordinare il sostegno per l’Ucraina» e rassicurare che gli aiuti continueranno «finché serve», dopo i dubbi seminati dal provvedimento anti shutdown senza i 6 miliardi previsti per Kyiv e il monito del Pentagono al Congresso sull’esaurimento a breve dei fondi per il Paese aggredito. «Non possiamo in nessun caso permettere che venga interrotto il supporto americano all’Ucraina. Sono in gioco troppe vite, troppi bambini e troppe persone», aveva messo in guardia Biden lunedì in una riunione del governo alla Casa Bianca, dove martedì 3 ottobre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby ha ammonito che «gli aiuti Usa all’Ucraina dureranno solo qualche mese» se Capitol Hill non agisce. «Mi aspetto totalmente che lo speaker della Camera e la maggioranza dei repubblicani al Congresso mantengano il loro impegno per garantire il passaggio del sostegno necessario per aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione e dalla brutalità russa», aveva aggiunto Biden. Solo poche ore dopo Gaetz ha presentato la mozione di sfiducia contro McCarthy. Una mossa rarissima: da quando è stata istituita nel 1910, solo due speaker hanno dovuto affrontarla e nessuno è mai caduto, anche se nel 2015 il repubblicano John Boehner, dopo la mozione, decise di dimettersi, consapevole di non riuscire a unire i deputati del suo partito.

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