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Il principe e gli altri: biografie e autobiografie per l’estate
Per gli amanti del genere bio e autobiografico, Lettera43 segnala quattro libri da infilare in valigia in vista delle ferie: dalla discesa all’inferno di Birgit Hamer che ripercorre la battaglia per dare giustizia al fratello Dirk morto dopo essere stato colpito da un proiettile sparato da Vittorio Emanuele di Savoia sull’isola di Cavallo (storia da cui è stata tratta la fortunata serie Netflix diretta da Beatrice Borromeo Casiraghi), alla biografia di Berlusconi scritta da Paolo Guzzanti, fino al testamento letterario di Martin Amis e al racconto fotografico di Paul McCarney che ricostruisce i mesi a cavallo tra il 1963 e il 1964 in cui i Beatles divennero i Fab Four.
Il principe, viaggio all’inferno di Birgit Hamer
Dietro la serie Il principe prodotta da Netflix e girata da Beatrice Borromeo Casiraghi – godibile come uno dei migliori film dei Vanzina in versione aristo-chic se dietro non ci fosse una tragedia – c’è l’omonimo libro scritto da Birgit Hamer, la sorella di Dirk, il turista tedesco morto mesi dopo essere stato colpito da un proiettile esploso da Vittorio Emanuele di Savoia sull’isola di Cavallo nell’agosto 1978.
Edito da poco da Aliberti con una prefazione scritta dalla stessa Borromeo e una postfazione del giornalista del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto, il libro – scevro dai vari “champagnini”, dal solito “italiani di merda” e da frasi come: «Il caso fu riaperto perché un avvocato monarchico sentì dire qualcosa a qualcuno in un bar di Portofino» – è un racconto parecchio dettagliato del viaggio all’inferno di una donna che a un certo punto andò contro tutti, compresa parte della sua stessa famiglia, per ottenere giustizia. La narrazione parte con il racconto di un’estate a Porto Rotondo, prima che il borgo diventasse una roccaforte berlusconiana. In un pomeriggio d’agosto un gruppo di giovani pariolini decise di fare una gita con tre barche nella vicina isola di Cavallo per sfuggire al tedio e alla calura sarda di quei giorni. Seguiranno: una morte lenta che si trasformò in un’agonia, indagini insabbiate, custodie cautelari e scarcerazioni, fino al raggiungimento di un regolare processo a Parigi che si concluderà con la totale assoluzione del «principe sparatore», come Vittorio Emanuele fu definito dalla stampa dell’epoca. Hamer ricostruisce dettagliatamente le responsabilità del Savoia insistendo inoltre sulla clamorosa svolta del caso, avvenuta nel 2006, in seguito ad un’intercettazione ambientale in cui Vittorio Emanuele (rinchiuso in una cella del carcere di Potenza con l’accusa di vari reati da cui verrà prosciolto), si vanterà con i compagni di cella di «aver fregato» i giudici parigini e di essere il colpevole della tragica morte del giovane turista tedesco, mimando addirittura in un video il momento dello sparo. Essendo già stato assolto però Vittorio Emanuele non potè essere perseguito per il delitto. Un libro che è anche indirettamente una sorta di biografia di un uomo, il principe, che nonostante l’esilio, per tutta la vita si è sentito re.
Silvio, Berlusconi visto da Paolo Guzzanti
Restando su uomini che per tutta la vita “si sentirono re”, sempre Aliberti ha pubblicato quasi in contemporanea al libro di Hamer la biografia di Silvio Berlusconi, scritta dal giornalista Paolo Guzzanti. Uscito a pochi giorni dalla scomparsa del Cav, racconta per filo e per segno cosa abbia rappresentato B per l’Italia: l’uomo dei miracoli per i sostenitori adoranti, il male in persona per tutti altri. Intitolato semplicemente Silvio, il libro di Guzzanti è una riedizione della biografia uscita nel 2009, Guzzanti vs Berlusconi, aggiornata agli eventi del 2023, con l’aggiunta di due lunghe interviste alla madre Rosa e a Berlusconi stesso più il resoconto dettagliato dell’ultimo incontro tra i due avvenuto ad Arcore nel marzo del 2023, quando ormai «l’autunno del Cavaliere aveva assunto i colori più cupi dell’imminente distacco». Un ritratto molto personale e disincantato dell’uomo su cui tutto è stato detto e scritto e su cui Guzzanti aveva affidato – vanamente – il sogno di una rivoluzione liberale. Intorno le donne, il calcio, le barzellette scollacciate, le gaffe, i processi, le costruzioni immobiliari e la tv.
La grandezza di Amis in La storia da dentro
Lettura imperdibile è La storia da dentro, l’ultimo romanzo di Martin Amis che si può tranquillamente considerare una specie di testamento letterario dell’autore inglese recentemente scomparso. Raramente il mercato offre libri così straordinariamente grandi, scritti in maniera divina e la cui lettura risulta essere un’esperienza totalizzante. La storia da dentro è tutte queste cose assieme e molto altro. Un romanzo, un’autobiografia, una lunga meditazione sulla scrittura dove Amis ovviamente recita la parte del protagonista in compagnia però di personaggi del calibro di Saul Bellow, Philip Larkin e Christopher Hitchens, cui sono dedicate pagine struggenti. Volume mastodontico (oltre 600 pagine di pura meraviglia) che si congiunge idealmente a Esperienza al quale risulta indissolubilmente legato, La storia da dentro è un monumento all’eccezionalità della figura dello scrittore: un adulto costretto in uno stato di immaturità permanente che si guadagna da vivere vendendo storie del tutto inventate e che inoltre, spesso e volentieri, si trova nella condizione di poter scrivere esattamente qualsiasi cosa gli passi per la testa. Un regalo postumo a tutti quelli che amano la letteratura scritto da un’autentica rockstar che è stata capace di far viaggiare parallelamente letteratura e vita.
La genesi del fenomeno Beatles alla lente di Paul McCartney
1964. Gli occhi del ciclone, edito da La nave di Teseo, racconta attraverso 275 scatti e riflessioni di Sir Paul McCartney la genesi della leggenda Beatles. Scattate con una macchina 35mm, le foto inedite catturano il periodo tra la fine del 1963 e l’inizio del 1964, lo stesso in cui la band divenne un fenomeno mondiale, cambiando per sempre la storia della musica. McCartney, che all’epoca aveva solo 21 anni, ha scattato la maggior parte di queste foto – inclusi alcuni autoritratti allo specchio – durante i mesi frenetici passati tra Liverpool, Londra, Parigi, New York, Washington DC e Miami. «Si potrebbe pensare», scrive McCartney, «che ci siamo sentiti come animali in gabbia. Posso parlare solo per me stesso, ma non mi sentivo così. Era qualcosa che avevamo sempre desiderato, quindi quando è successo davvero, quando i poliziotti a cavallo hanno trattenuto la folla fuori dal Plaza, mi sono sentito come se fossimo le star al centro di un film molto emozionante. E la cosa buona era che non c’era mai malizia. Le persone che ci correvano dietro volevano solo vederci, volevano solo salutarci, volevano solo toccarci».