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Il New York Times blocca Chatgpt, ecco perché
Il New York Times dal 17 agosto ha bloccato ChatGPT, il chatbot basato su intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, per violazioni del copyright. A renderlo noto il magazine The Verge, secondo cui il quotidiano americano sarebbe intenzionato a fare causa alla società di Sam Altmanad.
Il quotidiano ha già ggiornato i suoi termini di servizio
La posizione del quotidiano è chiara, OpenAI non può più utilizzare i contenuti del New York Times per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale e avanza la possibilità di fargli causa per violazione del copyright. Il primo passo compiuto dal quotidiano è stato quello di bloccare i crawler web di OpenAI e dall’inizio di agosto, aggiornare i suoi termini di servizio vietando l’uso dei suoi contenuti per l’addestramento dei modelli di IA. Al momento, né il New York Times né OpenAI hanno commentato la vicenda. Un’azione legale non sarebbe la prima per ChatGPT, nei suoi confronti si era già mosso Matthew Butterick, un avvocato e programmatore, secondo il quale le pratiche della società, le cosiddette data scraping (ossia prelevare i dati dalle pagine di un sito e archiviarli in un database) sono simili alla pirateria software. Se OpenAI fosse ritenuta colpevole potrebbe essere costretta a distruggere il set di dati di ChatGPT e ricrearlo usando solo materiali per i quali ha ricevuto esplicita autorizzazione. Inoltre, potrebbe essere sanzionata con una multa fino a 150 mila dollari, così come prevede la legge Usa per le violazioni dei diritti d’autore.
L’obiettivo del New York Times è proteggere il proprio archivio
Tra OpenAI e il New York Times era in piedi una trattativa. La società di Altmanad, infatti, era interessata ad utilizzare l’archivio del giornale per alimentare il software di intelligenza artificiale, ma a quanto pare, come sostiene la radio americana Npr, non si è arrivati all’accordo. Il quotidiano teme che ChatGPT possa diventare un diretto concorrente del quotidiano fornendo agli utenti risposte costruite sui materiali e sugli articoli creati dallo stesso giornale, senza citare le fonti. Una diatriba che a quanto pare, potrebbe arrivare in tribunale.