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Il giorno della Santanchè al Senato, tra accuse di bancarotta e ipotesi dimissioni
Il 5 luglio, alle ore 15, la resa dei conti: la ministra del Turismo Daniela Santanchè terrà un’informativa al Senato per difendersi dalle accuse sulla gestione delle società Visibilia e Ki Group, che tra le altre cose avrebbero assunto condotte scorrette nei confronti di dipendenti e fornitori, portate alla luce da un’inchiesta di Report che ha scavato nella vita imprenditoriale della Pitonessa. In Aula sarà presente il vicepremier leghista Matteo Salvini, che invece non si era fatto vivo alla Camera quando Giorgia Meloni parlava in vista del Consiglio europeo. Ma quella è un’altra storia.

Tutto è nato dall’inchiesta di Report sulla mala gestione di Visibilia e Ki Group
Report ha accusato Santanchè di aver gestito male due sue aziende, di cui non è più proprietaria: Visibilia, che negli anni era cresciuta diventando anche una casa editrice, e la società di investimenti Ki Group. Il programma di approfondimento di Rai 3 ha portato alla luce le storie di dipendenti non pagati, poi licenziati senza tfr né versamenti previdenziali. In tempo di Covid, Santanchè era andata in tivù nelle vesti di imprenditrice, annunciando di aver «anticipato come tanti colleghi la cassa integrazione» ai lavoratori, che però hanno denunciato di non aver ricevuto nulla. Alcuni hanno persino rivelato di essere stati messi addirittura in cig a zero ore a loro insaputa, mentre avevano continuato a lavorare. Nell’inchiesta di Report hanno trovato spazio poi le testimonianze di fornitori non pagati, così come le storie di debiti accumulati e operazioni quantomeno poco chiare, come quelle relative agli acquisto di una Maserati e di un appartamento nel cuore di Roma. Il reportage sui debiti delle società della ministra del Turismo ha sfiorato tra l’altro anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, la cui firma di avvocato compare nelle diffide di un opaco fondo di Dubai e di Visibilia.
Le accuse alla ministra del Turismo, tra falso in bilancio e bancarotta
Dal 19 giugno, data in cui è andata in onda l’inchiesta di Report, non ci sono state notizie di nuove indagini giudiziarie a carico di Santanchè. Tuttavia la ministra del Turismo risulta già indagata da tempo per la gestione di Visibilia, con l’accusa di falso in bilancio. Per la precisione da novembre 2022, quando la procura di Milano ne ha chiesto la liquidazione giudiziale, segnalando un «manifesto stato di insolvenza» e debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate per 984 mila euro. Da parte sua Santanchè ha smentito le accuse, ricordando di aver venduto le sue quote all’inizio del 2022, ma l’ipotesi di reato si riferisce a un periodo antecedente, quando era ancora presidente della società. Per evitare il fallimento di Visibilia e di conseguenza l’accusa di bancarotta fraudolenta, scrive Domani, la senatrice di Fratelli d’Italia ha messo in pegno la sua villa liberty in centro a Milano, dal valore di 6 milioni di euro.

La Pitonessa fin dall’inizio ha ostentato tranquillità e minacciato querele
Le accuse di mala gestione hanno fatto scendere il gelo tra Santanchè e la premier Giorgia Meloni, molto infastidita da quanto emerso. Mentre l’opposizione chiede le sue dimissioni da quando è andata in onda l’inchiesta, Lega e Forza Italia guardano con interesse agli sviluppi del caso. Si era parlato della possibilità che la Pitonessa si facesse da parte, “invitata” al passo indietro dalla presidente del Consiglio, che avrebbe assunto il suo incarico governativo ad interim. Non è successo, almeno per ora. La ministra del Turismo fin dall’inizio ha ostentato tranquillità e minacciato querele, facendo sapere di non aver intenzioni di dimettersi e che la controversa campagna con protagonista la Venere del Botticelli, Open to meraviglia, sarà rilanciata anche in chiave invernale. Per quanto riguarda l’informativa, Santanchè si è detta pronta a rispondere «punto su punto» alle accuse, ma senza entrare troppo nel dettaglio, seguendo dunque il consiglio di chi le ha ricordato che l’Aula non è una procura e che non è lì per testimoniare. Cercherà di abbassare i toni, evitando di esporre ulteriormente il fianco a una vicenda che ha creato imbarazzo nel governo. «Non ci può essere una ministra che ha un debito per lo Stato di quasi tre milioni. Sono fatti per cui altri ministri in Italia e in Europa si sarebbero già dimessi», ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein ad Agorà.