Il futuro incerto della Wagner dopo la morte di Prigozhin: scioglimento o no?

«Il gruppo Wagner semplicemente non esiste». Lo aveva detto a metà luglio Vladimir Putin. Lo zar era reduce dal fallito golpe dei mercenari e parlava in termini strettamente giuridici, ma – come si dice – a buon intenditor poche parole. A distanza di un mese e mezzo il suo Yevgeny Prigozhin non esiste più, la milizia paramilitare da lui fondata nel 2014 quasi. Un tempo fiore all’occhiello del Cremlino, ben attrezzata e con forti interessi soprattutto in Africa, oggi la Wagner è caduta in disgrazia e il suo futuro è quanto mai incerto. Comunque vada, comprensibilmente, niente sarà più come prima per i wagneriti.

LEGGI ANCHE: Prigozhin è morto davvero? I dubbi su una possibile messinscena 

Il futuro incerto del gruppo Wagner dopo la morte del fondatore Yevgeny Prigozhin. Quali sono i piani di Vladimir Putin.
Un memoriale per Prigozhin a Mosca (Getty Images).

Archiviare la Wagner ma non tutto ciò che ha costruito: il dilemma di Putin

Putin ha fermato la ribellione di fine giugno, facendo poi uccidere il suo “ex cuoco” (non ci sono conferme, ma servono?). Tuttavia, come scrive il New York Times, non ha preso alcuna decisione finale sulla Wagner. Di sicuro, è improbabile che il Cremlino voglia sperperare il capitale di combattenti addestrati, relazioni geopolitiche e interessi commerciali che Prigozhin aveva coltivato in quasi un decennio. Lo zar vorrebbe neutralizzare l’organizzazione armata che ha rappresentato la principale minaccia al suo potere negli ultimi 23 anni, ereditando però tutti questi “benefit”. Un bel rompicapo, considerando anche che, se già prima non correva buon sangue tra i mercenari e le forze regolari, figuriamoci adesso. A questo va aggiunto il fatto che, se prima operava nell’anonimato, la Wagner con la guerra in Ucraina è diventata un “brand” riconoscibile e per questo più difficile da sradicare.

LEGGI ANCHE: Non solo la morte spettacolare di Prigozhin: le purghe di Putin all’ala più esagitata

L’ipotesi più remota: la Wagner va avanti anche senza Prigozhin

Esiste la possibilità, ma va detto è la più remota, che la Wagner continui a operare senza Prigozhin e il suo braccio destro Dmitri Utkin, anche lui morto nello schianto di Tver. Il gruppo mercenario ha infatti quello che su Telegram gli affiliati descrivono come un «consiglio di comandanti», che supervisiona giorno per giorno le questioni operative. E diversi membri di questa sorta di cda non erano sull’aereo precipitato in Russia. Nonostante le promesse di farsi vivi, da essi finora è giunto solo silenzio, eccezion fatta per l’appello alla calma rivolto ai wagneriti all’indomani della morte del loro leader. Il legame personale tra Putin e Prigozhin, nato negli Anni 90, era stato un prezioso biglietto da visita per il capo della Wagner, che gli aveva consentito di avviare operazioni in numerosi Paesi come Mali, Repubblica Centrafricana, Libia. Ma sempre con l’imprimatur di Mosca. Putin aveva proposto ai mercenari di continuare a combattere, ma sotto un comandante diverso: il misterioso “Sedoi” (“Capelli grigi”), veterano pluridecorato delle guerre russe in Afghanistan e Cecenia, offerta declinata dallo stesso leader della Wagner. Voci vogliono addirittura il “Mercante dimorte” Viktor Bout pronto a prendere il posto di Prigozhin: sono state però smentite. Di sicuro, lo zar eviterà con ogni mezzo l’emergere di un nuovo Prigozhin.

Il futuro incerto del gruppo Wagner dopo la morte del fondatore Yevgeny Prigozhin. Quali sono i piani di Vladimir Putin.
Vladimir Putin (Getty Images).

Lo scioglimento rappresenta la via più semplice: sì, ma come?

L’ipotesi più accreditata è dunque lo scioglimento della compagnia, rimasta orfana del suo capo. Secondo Alexander Dunaev, esperto del Russian International Affairs Council, la Wagner è «un’organizzazione molto incentrata sulla personalità di Prigozhin, che non potrà sopravvivere senza il carisma del suo fondatore e le sovvenzioni miliardarie dello Stato». Difficile però che avvenga uno scioglimento tout court, senza l’assorbimento dei mercenari nell’esercito regolare o in altre milizie private: pare che, al momento della morte, Prigozhin stesse rientrando in fretta e furia in Russia per bloccare il piano del vice capo del Gru, Andrey Averyanov, intenzionato a sostituire la Wagner con una nuova brigata di 20 mila uomini destinata all’Africa.

Per quanto riguarda l’esercito, Mosca dopo il golpe si è offerta di mettere a libro paga i soldati di un gruppo che non si è dimostrato fedele, pur di non perdere preziose risorse militari: diversi comandanti della Wagner hanno già fatto il salto, in particolare dopo che il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha rifiutato di finanziare il gruppo senza i soldi della Russia. Per il resto, da tempo il ministero della Difesa russo ha iniziato a formare nuove milizie private per sostituire la Wagner, soprattutto in Africa e in Medio oriente, ma anche in Ucraina, dove l’uscita di scena della compagnia ha favorito la controffensiva di Kyiv. Tra le ipotesi circola l’immediata sostituzione da parte del governo russo con un’altra compagnia privata, chiamata Redut.

Il futuro incerto del gruppo Wagner dopo la morte del fondatore Yevgeny Prigozhin. Quali sono i piani di Vladimir Putin.
Foto a un memoriale in onore di Prigozhin (Getty Images).

Il futuro della Wagner si gioca principalmente in Africa

Nel suo ultimo videomessaggio, Prigozhin annunciava una nuova ondata di reclutamento per rafforzare la milizia mercenaria, impegnata soprattutto in Africa dove – secondo le stime – dovrebbe contare circa 4 mila contractor, di cui la maggior parte della Repubblica Centrafricana. E, anche dopo l’ammutinamento, aveva continuato a gestire gli aspetti commerciali del gruppo nel continente, volando da un Paese all’altro per parlare di petrolio, gas, metalli preziosi. Dopo la sua scomparsa si sono aperti forti interrogativi: come gestirà il Cremlino quelli che erano gli uomini chiave di Prigozhin in Africa? I nomi in questione sono quelli di Vitali Perfilev, alla guida delle operazioni in Repubblica Centrafricana, di Ivan Maslov, che comanda in Mali, e di Mikhail Potepkin, leader dei soldati in Sudan. In generale, prendere immediatamente possesso degli affari di Wagner in Africa sarà tutt’altro che semplice per Mosca. Se è vero che i successi della compagnia sono stati possibili grazie alla carta bianca concessa da Putin e al supporto logistico garantito da Mosca, lo è anche il fatto che la compagnia nel tempo ha coltivato autonomamente diversi business in autonomia dal Cremlino. Insomma, il gruppo Wagner è morto, ma non ancora sepolto.

Powered by WordPress and MasterTemplate