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Il discorso di Putin: «Evitato bagno di sangue, ma la rivolta sarebbe stata soffocata»
A poche ore dal video diffuso su Telegram dal ribelle Yevgeny Prigozhin in cui il capo del Gruppo Wagner ha ripetuto che la sua “marcia per la giustizia” «non era un golpe, ma una protesta», Vladimir Putin è tornato a rivolgersi alla nazione. E nel suo discorso non ha lasciato spiragli. Dopo aver ringraziato i concittadini per «la resistenza, l’unità e il patriottismo», lo zar ha ribadito che la rivolta «in ogni caso sarebbe stata soppressa» e che fin dall’inizio su suo «ordine diretto» sono state prese misure per «evitare spargimenti di sangue». Il tutto senza mai nominare Prigozhin.

«Fin dall’inizio prese tutte le decisioni per neutralizzare la minaccia»
Putin nel breve intervento in tv ha precisato che «ogni ricatto, ogni tentativo di creare scompiglio interno è destinato al fallimento». E ciò è possibile grazie all’unità dell’intera società russa, dai partiti alle confessioni religiose. «Sottolineo che fin dall’inizio degli eventi sono state immediatamente prese tutte le decisioni necessarie per neutralizzare la minaccia che si era presentata, per proteggere l’ordine costituzionale, la vita e la sicurezza dei nostri cittadini». E poi: «Un fratricidio. I neonazisti di Kyiv volevano proprio questo, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione». Gli ucraini, ha aggiunto, «si stavano fregando le mani, sognando di vendicarsi dei loro fallimenti al fronte con una controffensiva, ma hanno sbagliato i calcoli».
«L’esercito ha preso tempo per dare a chi ha commesso un errore la possibilità di ripensarci»
Nel discorso, durato circa cinque minuti come quello della mattina del 25 giugno, con cui aveva di condannato il «tradimento» di Prigozhin, Putin ha quindi assicurato che manterrà la parola data, offrendo ai miliziani del Gruppo Wagner la possibilità di trasferirsi in Bielorussia senza dover essere processati, oppure di mettersi al servizio del ministero della Difesa. Nonostante quanto accaduto, ha spiegato, «la stragrande maggioranza dei combattenti e dei comandanti del Gruppo Wagner sono anche patrioti russi, devoti al loro popolo e al loro Stato. Lo hanno dimostrato con il loro coraggio sul campo di battaglia, liberando il Donbass e la Novorossiya». L’esercito russo ha così preso tempo, «per dare a coloro che hanno commesso un errore la possibilità di ripensarci», cosa che poi è successa anche grazie alla mediazione di Alexander Lukashenko, come ha sottolineato Putin.

Putin ha ringraziato «gli eroi caduti che hanno salvato la Russia da tragiche conseguenze»
Il presidente russo ha poi ringraziato «tutto il personale militare, le forze dell’ordine, i servizi speciali che hanno ostacolato i ribelli, rimanendo fedeli al loro dovere e al loro popolo», sottolineando il coraggio e il sacrificio «degli eroi caduti che hanno salvato la Russia da tragiche conseguenze». Infatti, anche se Prigozhin ha dichiarato di essere arrivato vicino a Mosca senza aver sparato un colpo, almeno 15 militari dell’esercito russo sono morti nel tentativo di fermare l’avanzata dei ribelli del Gruppo Wagner. Dopo il discorso alla nazione, Putin si è riunito con i vertici della sicurezza nazionale, compreso il ministro della Difesa Sergei Shoigu.