Il consigliere di Giorgia Meloni si è dimesso: «Gesto di responsabilità»

Il consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, Francesco Talò, si è dimesso il 3 novembre mattina dopo il caso dello scherzo telefonico subito dalla premier e opera di due comici russi. Ad annunciarlo è stata la stessa presidente del Consiglio, rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei ministri in cui è stato approvato il testo sul premierato. Meloni ha dichiarato: «Stamattina il mio consigliere diplomatico Francesco Talò ha rassegnato le dimissioni. Siamo tutti dispiaciuti. Questa vicenda non è stata gestita bene».

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La premier: «Gesto di responsabilità»

Giorgia Meloni ha spiegato che la storia della telefonata dei due comici è stata «gestita con una leggerezza che ha esposto la nazione». Talò si è così dimesso con quello che la premier ha definito un «gesto di responsabilità». La presidente del Consiglio ha poi aggiunto: «Di queste telefonate ne abbiamo fatte almeno 80 e mi dispiace che in questo inciampo sia messo in discussione ciò che è stato fatto. Ringrazio lui e l’ufficio diplomatico. Io se ricevo una telefonata dall’ufficio del consigliere diplomatico la devo dare per buona…penso che si sia confermata la coerenza del governo».

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Il consigliere di Giorgia Meloni si è dimesso «Gesto di responsabilità»
Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Meloni: «Questa è la madre di tutte le riforme»

Parlando dell’approvazione del testo, invece, Meloni ha dichiarato che si tratta della «madre di tutte le riforme». E ha spiegato: «La riforma costituzionale introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare. Il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici. Il ruolo del presidente della Repubblica è di assoluta garanzia. Abbiamo deciso di non toccarne le competenze, salvo l’incarico al presidente del Consiglio, che viene eletto. Questa è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia perché se facciamo un passo indietro e guardiamo agli ultimi 20 anni abbiamo avuto 12 presidenti del Consiglio».

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