Il Brasile sfratta 1.600 famiglie dalle terre indigene in Amazzonia

Il ministero dei Popoli indigeni brasiliano ha riferito di aver avviato lo sgombero di circa 1.600 famiglie identificate come occupanti illegali di territori indigeni nei comuni di São Félix do Xingu, Altamira, Anapú e Senador José Porfírio, nello Stato amazzonico di Parà.

Lo sgombero dovuto ad alcune attività illecite e alla distruzione della vegetazione

Il dicastero ha osservato in una nota che alcune di queste persone sarebbero coinvolte in attività illecite all’interno di questi territori, come l’allevamento di bestiame e l’estrazione mineraria illegali, oltre alla distruzione della vegetazione autoctona. Le autorità coinvolte nelle operazioni hanno l’ordine di eseguirle in modo pacifico e volontario, si legge nel comunicato. Circa 2.500 indigeni dei gruppi etnici Parakanã, Mebengôkre Kayapó e Xikrim vivono nelle terre in questione, distribuiti in 51 villaggi. La nota del ministero afferma che: «La presenza di estranei nel territorio minaccia l’integrità delle popolazioni indigene e provoca altri danni come la distruzione delle foreste. Non è un caso che la terra indigena di Apyterewa sia in cima alla lista dei fenomeni di deforestazione». Tra le autorità che hanno partecipato all’azione di espulsione, oltre al ministero dei Popoli Indigeni del Brasile, ci sono l’agenzia per la protezione dell’ambiente IBAMA, la polizia federale e le forze armate. Il presidente Lula da Silva ha iniziato a ricostruire alcune agenzie di protezione ambientale, creando per ora otto aree protette per le popolazioni indigene. Sônia Guajajara, la ministra brasiliana per i Popoli Indigeni ha dichiarato: «È tempo che il mondo guardi al nostro modo di vivere».

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