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I rapporti tra i De Angelis e Meloni nel libro I potenti al tempo di Giorgia
La linea meloniana su Marcello De Angelis non cambia: le scuse affidate lunedì 7 agosto dal portavoce di Francesco Rocca a Fb sono sufficienti. Il licenziamento è escluso. Le cronache raccontano di una premier furiosa perché, dicono i suoi, «ci si è infilati in una polemica solo dannosa, dopo che il 2 agosto era ormai passato». E accesa dalle dichiarazioni dell’ex esponente di Terza Posizione, con cui appena 16enne Meloni ebbe una liaison. Il fatto è che nonostante gli sforzi di normalizzare un partito con ombre neofasciste, la premier resta comunque invischiata in un «passato che non si cancella», come recita il titolo di un capitolo del libro I potenti al tempo di Giorgia scritto da Paolo Madron (direttore di Lettera43) e Luigi Bisignani ed edito da Chiarelettere di cui vi presentiamo un estratto.

Giorgia e il passato che non si cancella
«Mussolini è stato il miglior politico degli ultimi cinquant’anni». A dirlo, in un perfetto francese, una giovanissima Giorgia Meloni intervistata dall’emittente France 3.
Su questo terreno non ti seguo proprio. Aveva appena 19 anni, e comunque nel 2022, prima delle elezioni, oltre che in francese anche in inglese e spagnolo, ha condannato sia il nazismo che il comunismo.
Cosa che ha provocato le ire dei suoi camerati duri e puri, che per le mosse da premier la considerano una traditrice. In effetti, soprattutto da quando è arrivata a Palazzo Chigi, per lei la parola «fascismo» è tabù. Ma non lo era ieri.
È cresciuta politicamente in un periodo storico in cui, piaccia o no, c’era ancora l’idea che «uccidere un fascista non è reato».
A Roma e in altre città laziali, come Latina, Viterbo, Frosinone, storicamente ci sono sempre state forti rappresentanze di destra, anche estrema. Nella capitale, poi, spesso erano coinvolti nomi di qualche discendenza famosa, provenienti da famiglie bene della media borghesia romana.
Come la dinastia dei De Angelis – niente a che fare con la stirpe dei grandi proprietari di cliniche quali Mater Dei e Paideia –, diventati un mito della destra più nera. Loro nonno fu un famoso cantante lirico ai primi del Novecento, una delle grandi voci «basso» del secolo scorso.
Sì, l’ho incrociato anche io. È stato un acclamato interprete wagneriano.
Ah già, dimenticavo la tua passione per la musica e che sei un librettista d’opera molto amato in Germania.
Grazie, diciamo che le gratificazioni non mancano. In particolare lavoro con la Komische Oper, che è stata il fiore all’occhiello della Berlino Est. Dopo questa digressione, continuiamo? Ma questi De Angelis chi erano?
Abitavano nel quartiere Parioli, dove, negli anni di piombo, i piccoli camerati avevano accesso solo a piazza Euclide e alla Casina, il bar storico di piazza delle Muse. Erano cinque fratelli, quattro maschi e una femmina, tutti molto sportivi. Nanni un martire ucciso dalla polizia, Marcello il più eclettico, oggi manager apprezzato, ma con un passato tumultuoso.
È lui che ha fatto capire a Giorgia, dopo che aveva cominciato a frequentare la sezione del Fronte della gioventù di Colle Oppio, cosa significasse per i giovani militanti essere di destra negli Anni 70.
Il suo primo indirizzo politico è stato il civico 8 di via Guendalina Borghese, sezione Msi della Garbatella di cui rimane oggi solo una serranda abbassata. Quando entrò, probabile che sia stata squadrata dai maschi presenti che non si capacitavano del perché fosse lì.
Bè, gli squadristi che devono fare, se non squadrare? E soprattutto donne mi sa che non ce n’erano.
Spiritoso. Quartiere storicamente “rosso Pci”, quello della Garbatella. Lì Giorgia si fece le ossa per poi approdare a Colle Oppio, che non è uno dei sette colli di Roma, ma ci sta dentro, letteralmente.

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Capomanipolo era l’ex azzurro di nuoto e architetto Fabio Rampelli, oggi vicepresidente della Camera. Lui ai suoi giovani camerati, i cosiddetti Gabbiani – poi capiremo il perché del nome –, ha insegnato a fare comunità tra un volantinaggio e una riunione. Sviluppavano idee, ascoltavano musica, compresi De André e Guccini, guardavano film, leggevano libri, Nietzsche, Codreanu, Pound, De Benoist, ma anche Pasolini e Gramsci. Il primo mondo di Giorgia.
Che nel 1994, insieme a Federico Mollicone e altri, era a capo degli Antenati, coordinamento studentesco di destra, in contrapposizione ai collettivi di sinistra; era diventata la più brava nei piani di occupazione delle scuole e nella gestione delle assemblee contro la riforma Jervolino, e il gruppo fece anche scalpore tra le file del partito.
[…]
Per non parlare degli sforzi per tenere in piedi, tanti anni dopo, la grande creatura di Meloni, Atreju. È lì che sono nati tutti i futuri leader dei Fratelli.
Da Lollobrigida a Fazzolari, da Carlo Fidanza a Giovanni Donzelli, da Andrea Delmastro a Galeazzo Bignami, da Federico Mollicone a Marco Marsilio, fino ad Augusta Montaruli. Fazzolari il più ascoltato.
[…]
Abbiamo lasciato Nanni De Angelis in sospeso. Il suo tragico destino, come quello di Ramelli, ha profondamente inciso sulla formazione di Meloni.
A Roma, Nanni è diventato un mito nei racconti dei camerati. Una vita spezzata troppo presto e probabilmente per un banale scambio di persona. Le retate della polizia, subito dopo la strage di Bologna, erano sempre più frequenti. Nanni, esponente di Terza posizione, venne attenzionato e per questo pensò di fuggire, ma fu arrestato prima, durante un controllo; purtroppo per lui era insieme a Luigi Ciavardini dei Nar.
Terza posizione, al contrario dei Nuclei armati rivoluzionari di Ciavardini, era un raggruppamento neofascista sui generis, considerato di sinistra dalla destra istituzionale ma di estrema destra dai magistrati. Cosa accadde a Nanni?
La pressione che c’era nelle città era enorme, la paura di essere trascinato in carcere per rappresaglia o peggio era tanta. La consapevolezza della tragicità del periodo si faceva strada. Il rogo di Primavalle nel 1973, in cui morirono i fratelli Mattei, fu probabilmente la scintilla da cui partì, nella capitale, un’escalation di violenze quotidiane sempre più pesanti.

Il clima era tale che chi dava gli esami all’Università La Sapienza, a maggioranza rossa, doveva essere accompagnato da un gruppo di camerati, come accadde a Roberta Angelilli, oggi vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio e vedova del senatore Andrea Augello, rautiano, fratello di Tony, entrambi storici punti di riferimento della destra romana e rivali di Rampelli, Gabbiani contro Capitani coraggiosi i loro gruppi.
Erano tempi in cui estrema destra ed estrema sinistra non perdevano occasione di arrivare allo scontro. Purtroppo in molti casi ci scappavano feriti o, peggio, morti.
La lista è lunga anche dalla parte della sinistra, ne ricordo uno su tutti in quanto passo spesso nella piazza a lui dedicata. Walter Rossi, un ragazzo ventenne ucciso con un colpo alla nuca sparato da un drappello di destra durante l’ennesimo scontro. Il giorno prima del suo omicidio, la militante di sinistra Elena Pacinelli era stata gambizzata.
Erano tutti troppo giovani e incapaci di comprendere la deriva e le conseguenze di quelle azioni che il paese ancora sconta. Ma Nanni?
Nel tentativo di fuga venne arrestato mentre si trovava in piazza Barberini con Ciavardini.
Quest’ultimo, colpevole di omicidio, tra cui quello del giudice Mario Amato e dell’agente Francesco Evangelista detto Serpico, fu condannato a 30 anni per la strage di Bologna, alla quale però si è sempre dichiarato estraneo.
Forse, nella concitazione del momento, De Angelis fu scambiato dai poliziotti per Ciavardini, così gli agenti lo riempirono di botte.
Tuttavia i verbali attestarono, all’epoca, che si impiccò in carcere. Ma i referti medici, dapprima omertosi, raccontano un’altra storia.
La famiglia al suicidio non ci ha mai creduto. L’autopsia di parte venne eseguita da un giovane medico, Antonio Daffina. Fratello dell’attuale numero uno della banca Rothschild, Alessandro, attivista della sezione Parioli del Fronte della gioventù e a sua volta molto amico del fratello più piccolo di Nanni, Marcello.

Gli amici chiamavano Nanni «Piccolo Attila», soprannome che si era guadagnato sul campo. Ed è anche il titolo di una canzone che i camerati, quando si riuniscono, intonano per ricordarlo. Non si tirava indietro se c’era da menar le mani, come tutti i ventenni politicizzati di quel periodo.
La vicenda del trafugamento notturno della sua salma dal cimitero abruzzese di Poggio Cancelli a opera di un manipolo di camerati è assurda.
Non se la vedi dal punto di vista della concezione dell’onore che avevano certe giovani formazioni. Il corpo di Nanni fu incenerito su una pira con tutti gli onori, per rispettarne le volontà. Gesti simbolici che restano nella memoria. Subito dopo l’accaduto, un’urna con le sue ceneri, accompagnata da una lettera dai toni rispettosi e idealistici, venne restituita alla famiglia.
La comunità della destra romana, per il fatto di sentirsi un gruppo a sé che si doveva difendere dagli attacchi della sinistra, è tutto un intreccio di patti di sangue, amori, rituali e goliardate.
Come nel caso di Germana De Angelis, sorella di Nanni e ora seconda moglie di Ciavardini, che ha scontato la pena. Insieme gestiscono un’associazione, Gruppo Idee, che si occupa dei carcerati e del loro reinserimento tramite corsi, laboratori, sport. Hanno anche un magazine, Oltre il cancello, diretto da Federico Vespa, il figlio di Bruno.
Meloni nel 1978 era in fasce, se fosse stata già grande vi avrebbe partecipato di sicuro. Quegli eventi le vennero narrati molto tempo dopo da Marcello.
Che era di un paio d’anni più giovane di Nanni. Anche lui, sempre a seguito delle retate della polizia, decise di rifugiarsi all’estero.
Percorso travagliato, il suo. Imputato per reati politici, lo condannarono a circa cinque anni, con l’accusa di aver pianificato la rivoluzione.
Scappato a Londra, il Regno Unito negò l’estradizione, non riconoscendo nessun capo d’imputazione. Nella capitale inglese ci restò nove anni. Nel 1989 decise di costituirsi, scontò pressappoco tre anni e nel 1992 (quando Meloni inizia il suo percorso politico) era un uomo finalmente libero. Con Giorgia instaurò un sentimento di affetto profondo.
Deputato Pdl, giornalista, senatore An, musicista, grafico. Insomma, un eclettico.
È difficile per chi è dell’ambiente non aver conosciuto almeno uno dei fratelli: non averci lavorato, fatto politica o sport insieme. Sono la storia della destra romana.
Marcello De Angelis divenne direttore di Area, l’house organ della destra sociale, ed erede ideologico di Giano Accame, che l’aveva culturalmente inventata. Per qualche anno fu anche direttore del Secolo d’Italia, storico quotidiano di riferimento della destra italiana.
Meloni ne subì l’influenza. Ma tutti ne erano affascinati, rappresentava il loro «indomito» passato, una pietra miliare da cui partire per costruire il futuro. Marcello ha indicato a Giorgia cosa vuol dire avere un’identità di destra. Lui le ha trasmesso l’afflato che essere di destra non è reato, e che c ’è un mondo da scoprire e conquistare.
Indubbio che avessero un forte legame. Seppur non coetanei, la strada percorsa insieme è stata lunga.
Si conobbero quando lei aveva 16 anni. Erano sempre insieme, più o meno discretamente, facendo anche storcere il naso ai fondamentalisti delle correnti.
Il gossip non è solamente una cosa di oggi. Esisteva anche allora, solo che non c’era internet a fare da amplificatore.
I Gabbiani rampelliani avevano paura che Marcello allontanasse da loro la leader studentesca più promettente, messa a capo dei liceali di Roma. Anche gli alemanniani non vedevano di buon occhio l’intesa tra Giorgia e Marcello, che consideravano un rivale interno.
Oggi si direbbe “fuoco amico”. Una storia un po’ shakespeariana… Pare sia stato proprio Marcello ad avviare Giorgia alla scrittura e al giornalismo presso il Secolo d’Italia.
Di sicuro fu De Angelis che le regalò una chitarra, quando lei aveva più o meno 20 anni, e le scrisse anche delle canzoni, cercando di convincerla che poteva avere un futuro come cantante «d’area». Un esperimento fallito. Molti dicono per fortuna.
Ricordo che lui aveva una band di successo, di rock identitario.
Chiamata 270bis, proprio come l’articolo del Codice penale in base al quale l’hanno condannato. Le sue canzoni sono state la colonna sonora di almeno tre generazioni di militanti.

Ma l’altro fratello, Renato, si è perso nelle nebbie?
Quali nebbie? Renato è un autore televisivo molto apprezzato in Rai. Ma ho capito che vuoi ricadere nel gossip. Giorgia non ne faceva mistero: la storia ha fatto anche litigare i due fratelli. Ma al cuor non si comanda, e Giorgia e Renato hanno fatto coppia fissa per qualche anno. Girava una foto che li ritraeva mentre arrivavano in vespa alla camera ardente di Rauti.
Dicevano infatti che Meloni fosse rautiana.
Un fake. Giorgia, sul dottrinale Pino Rauti, che è stato una delle bandiere dell’Msi, non ha mai proferito parola.
[…]
Oggi Marcello ha ottimi rapporti con il giro di Fratelli che conta, è amico storico di Edmondo Cirielli, viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. E anche del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida.
[…]
Torniamo all’amicizia tra De Angelis e Lollo.
Un rapporto di lunga data, ma Marcello è ancor di più legato a Francesco Rocca, il governatore della Regione Lazio che per anni gli ha dato uno stipendio quando era presidente della Croce rossa prendendoselo come portavoce, e ora in Regione designandolo a capo della comunicazione.
Rocca ha cinque anni meno di Marcello, il loro è un rapporto profondo e di stima. Perché tra i camerati il suo soprannome era «Ketchup»?
Si dice che utilizzi quantità spropositate della salsa americana anche sugli spaghetti. Ketchup è amico di Rampelli, ma chi gli diede la possibilità di iniziare come commissario straordinario nella struttura del Sant’Andrea di Roma fu il suo vecchio amico Francesco Storace, all’epoca governatore della Regione Lazio, oggi giornalista e polemista affermato.