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I piani del Cremlino sul futuro della Wagner dopo Prigozhin
Morto un Prigozhin se ne fa un altro. Con la fine del cuoco di Putin, certificata dalla prova del dna che comunque non soddisferà i più complottisti, anche il gruppo Wagner è arrivato al capolinea, almeno nella forma e con il ruolo che ha avuto finora. Plasmata a immagine e somiglianza del suo leader, brutto e cattivo, la più famosa delle pmc (private military company) russe si trova di fronte a una trasformazione, il cui processo è già iniziato anche se non è ben chiaro dove condurrà. I due mesi che sono passati tra marcia della giustizia verso Mosca e il disastro aereo di Tver sono serviti al Cremlino più che altro a chiudere un capitolo che non a organizzarne nei dettagli un altro.

Tra i papabili a sostituire Prigozhin Viktor Bout e Konstantiv Pikalov
La compagnia Wagner è stata per un decennio lo strumento principale della Russia sui teatri caldi, dalla Siria ai Paesi africani, passando per l’Ucraina e la rete tessuta anche personalmente da Prigozhin, finanziato e supportato sempre e comunque da attori statali, amministrativi e militari, è un patrimonio che non può essere gettato al vento o affidato al primo venuto. Lo stesso dicasi per le strutture, umane e materiali, messe in piedi in un decennio di operazioni in mezzo mondo. In questo contesto la soluzione più rapida e semplice per il Cremlino sarebbe la sostituzione della leadership della Wagner con una più affidabile e gestibile, passando quindi dall’imprevedibilità rischiosa di Prigozhin alla fedeltà sicura di qualcun altro. Tipo Viktor Bout, il più famoso trafficante di armi russo riscattato dalla prigionia statunitense alla fine dello scorso anno e tornato a Mosca in cerca di un nuovo impiego, oppure Konstantiv Pikalov, già attivo con la Wagner in Africa e con una testa meno calda del suo ex capo. Almeno così pare stando a chi lo mette tra i favoriti alla successione. Anche se il sostanziale mantenimento della Wagner, probabilmente sotto altro nome, troppo legata al vice di Prigozhin Dmitri Uktin, colui che così l’aveva battezzata in onore delle passioni più politiche che musicali, è il passaggio più immediato e semplice, anche se non è detto che sarà quello adottato.

La Wagner potrebbe essere riassorbita in un altro gruppo: da Patriot a Redut fino a Convoy
L’altra variante è quella dello smantellamento complessivo del gruppo e il suo assorbimento in una altra pmc, oppure nella spartizione più o meno equa tra le altre in circolazione. C’è solo l’imbarazzo della scelta, visto che i gruppi analoghi sono nati a cresciuti parallelamente a Wagner, anche dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina nel 2022, appoggiati da pezzi dello Stato o anche dai poteri forti che in ogni caso hanno sempre avuto un ruolo anche nelle vicende della politica oltre che dell’economia russa. Se il duello tra Prigozhin e i vertici militari russi è stato vinto quindi da questi ultimi, sono salite le azioni di Patriot, il gruppo nato nel 2018 controllato dal ministro della Difesa Sergei Shoigu, e anche quelle di Redut, sulla scena già dal 2008, sempre vicino al ministero della Difesa e finanziato tra gli altri anche dall’oligarca Gennady Timchenko che ha già cooptato ex comandanti della Wagner come Andrei Troshev, ex colonnello al ministero dell’Interno e altro dei pretendenti alla poltrona che fu di Prigozhin. Una della pmc fondate da poco è invece Convoy, basata in Crimea e alla cui guida è finito Pikalov che riceve sostegno tra gli altri dall’oligarca Arkady Rotenberg.

La transizione per il Cremlino è un dettaglio organizzativo
Insomma, al di là delle questioni del personale qualificato, che non manca certo per continuare a fare il lavoro sporco appaltato per un paio di lustri al cuoco di San Pietroburgo, è evidente che Vladimir Putin e i suoi uomini più vicini non faranno a meno delle risorse della Wagner, restando in attesa di vedere come sarà gestita la transizione, che appare più un dettaglio organizzativo che una questione vitale importanza.