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I Paesi Bassi al voto il 22 novembre e fanno i conti con l’ascesa della destra
Le dimissioni a sorpresa del governo di Mark Rutte – caduto a luglio 2023 per la questione migranti – e le elezioni anticipate indette per il 22 novembre hanno già provocato un terremoto nella politica dei Paesi Bassi. Anche se sono passati poco più di due anni e mezzo dalle ultime legislative, in realtà parecchio è cambiato e la nuova tornata elettorale potrebbe segnare una svolta. C’è da capire in che direzione. Se da una parte c’è l’ipotesi che diventi premier il leader di un partito che nemmeno esisteva quando Rutte si è dimesso, dall’altra è possibile che l’Olanda abbia presto una prima ministra donna, mai successo. Quel che è certo è che la destra sta diventando sempre più forte.
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Quattro dei cinque partiti in testa ai sondaggi sono di destra
Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato dalla società I&O Research e diffuso dai media nazionali, il Partito della libertà guidato dallo xenofobo Geert Wilders si è portato in testa nelle preferenze degli olandesi, tallonato dal Partito popolare per la libertà e la democrazia, di centrodestra, guidato dalla ministra della Giustizia Dilan Ye?ilgöz-Zegerius dopo il passo indietro di Rutte, e dall’alleanza verde-laburista GroenLinks-PvdA, capitanata da Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea (nonché grande tifoso della Roma). Le tre formazioni politiche oscillano, in base al sondaggio, tra i 28 e i 27 seggi sui 150 contesi. Più staccato a 21 il Nuovo contratto sociale, partito populista fondato ad agosto da Pieter Omtzigt, che pochi giorni fa era dato in testa da un altro sondaggio. Continua a scivolare indietro, attestandosi a 5 seggi, il Movimento civico-contadino, improntato alla difesa degli interessi degli agricoltori e degli abitanti delle aree rurali: principale partito al Senato da maggio, a marzo si era aggiudicato a sorpresa le elezioni provinciali. Quattro delle prime cinque formazioni del Paese sono di destra. Ma stando ai sondaggi nessuna supera i 30 seggi nella Tweede Kamer, la Camera bassa del parlamento olandese che ne conta in tutto 150: ciò significa che per governare sarà necessario stringere alleanze.
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I favoriti per succedere a Rutte sono Omtzigt e Ye?ilgöz
Salito alla ribalta grazie alla scoperta dello scandalo degli assegni familiari e sul ricongiungimento dei parenti dei migranti, che ha portato alla crisi del governo Rutte, l’euroscettico Omtzigt (soprannomato “Pitbull”) ha fin da subito escluso una coalizione con le formazioni di estrema destra, Partito per la libertà di Wilders e Forum per la democrazia di Thierry Baudet, assicurando che Nuovo contratto sociale «lavorerà solo con chi rispetta i principi fondamentali dello stato di diritto». A differenza di Omtzigt e anche di Rutte, da cui ha preso le redini del Partito popolare per la libertà e la democrazia, Ye?ilgöz non ha invece escluso un accordo con Wilders. Anzi. Figlia di rifugiati turchi di etnia curda, la ministra della Giustizia uscente potrebbe diventare la prima premier donna nella storia dei Paesi Bassi: da quanto gli ha strizzato l’occhio in campagna elettorale, Wilders ha moderato i toni.
Wilders ago della bilancia: l’allarme della sinistra
Noto per le sue affermazioni contro Corano, moschee e musulmani in generale, nonché condannato per insulto e incitamento alla discriminazione a causa di un discorso contro i marocchini durante un comizio del 2014, Wilders nel corso del programma di attualità Nieuwsuur ha infatti promesso concessioni sulle sue “proverbiali” politiche anti-islamiche. E questo gli sta facendo guadagnare voti. Gli scenari post-elettorali delineati dagli analisti vedrebbero Wilders ago della bilancia nel centrodestra per una coalizione di governo con Yesilgoz e Omtzigt, che però tradirebbe quanto detto in campagna elettorale. L’ipotesi alternativa profilata è invece un’alleanza centrista formata da Yesilgoz, Omtzigt e Timmermans. Ovviamente, i partiti di sinistra olandesi tifano per questo scenario e perciò hanno esortato i cittadini a votare in modo strategico per evitare un governo di estrema destra. Timmermans ha avvertito che potrebbe «partecipare alla gestione del Paese una persona che considera un milione di olandesi (i musulmani, ndr) come cittadini di seconda classe», mentre il nuovo capo dei democratici liberali D66, Rob Jetten, ha puntato il dito contro il Partito popolare per la libertà e la democrazia, «che ha lasciato cadere il governo, quando avrebbe potuto gestire meglio la questione migranti» e poi su Ye?ilgöz, la quale «ha spalancato la porta a Wilders». Per la cronaca D66, secondo partito nel 2021, è adesso (guardando con ottimismo i sondaggi) il sesto del Paese. A poche ore dall’apertura delle urne, gli analisti evidenziano tuttavia come molto possa ancora cambiare: ben il 63 per cento degli elettori non sembra ancora essere certo delle propria scelta. Sarà dunque molto importante l’ultimo dibattito televisivo tra i leader politici.
Quello in corso, certamente, è un momento di forte polarizzazione politica. E ciò sta facendo crescere la tensione nei Paesi Bassi. Nella serata del 20 novembre Baudet è stato aggredito da un uomo che l’ha colpito alla testa con una bottiglia in un locale di Groningen: il leader di Forum voor Democratie, portato in ospedale, già a fine ottobre era stato attaccato nella città belga di Gand, in quell’occasione con un ombrello.
#Dutch conservative leader Thierry #Baudet was attacked with a bottle two days before the #Netherlands elections pic.twitter.com/sIcReg56lm
— Ian Collins (@Ian_Collins_03) November 21, 2023
Alle elezioni in corsa 26 partiti, un record per i Paesi Bassi
Alle elezioni del 22 novembre partecipano 26 partiti, un record. Considerata la soglia di sbarramento, in parlamento – sempre secondo i sondaggi – potrebbero entrare in 17, in un panorama di forte frazionamento politico. L’ultima coalizione ha impiegato nove mesi per formarsi ed è durata due anni. Una cosa è certa: chiunque succederà a Rutte, avrà importanti sfide da affrontare, dalla carenza di alloggi – che ha fatto impennare i prezzi – all’aumento del costo della vita, fino alle questioni relative a sanità e clima, senza dimenticare i flussi migratori.
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