I miliardari russi hanno ritirato 50 miliardi di dollari dai paradisi fiscali europei

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, i miliardari russi hanno ritirato beni per un valore di 50 miliardi di dollari dai cosiddetti Paesi europei “ostili” a causa delle crescenti sanzioni occidentali e delle pressioni del Cremlino per il rientro dei capitali. Come scrive Bloomberg, gli oligarchi – che hanno sempre considerato l’Europa una cassaforte sicura – stanno trasferendo i loro fondi da paradisi fiscali come come Cipro, la Svizzera o l’isola britannica di Jersey in patria o in Paesi che Mosca considera amici, come il Kazakistan o gli Emirati Arabi Uniti. I primi a spostare le proprie ricchezze sono stati il re dei fertilizzanti Andrey Guryev e il magnate dell’acciaio Victor Rashnikov (presidente e proprietario di Magnitogorsk Iron and Steel Works, uno dei maggiori produttori d’acciaio del mondo), seguiti da Igor Altushkin (fondatore e maggiore azionista della Russian Copper Company, il terzo produttore di rame della Russia), Igor Shilov, Mark Kurtser e altri. Il Cremlino dal canto suo ha sempre spinto per riportare in patria le ricchezze degli oligarchi, creando anche zone a fiscalità agevolata.

Kyiv chiede di utilizzare i beni congelati per la ricostruzione dell’Ucraina

Kyiv ha dichiarato più volte di utilizzare i beni congelati dell’élite russa per finanziare la ricostruzione e la ripresa dell’Ucraina. Intanto lo scorso 6 settembre, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che per la prima volta Washington finanzierà il sostegno ai veterani militari ucraini utilizzando «beni sequestrati agli oligarchi russi sanzionati».

 

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