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Hamas, cos’è e perché ha attaccato Israele
L’attacco a Israele avvenuto all’alba di sabato 7 ottobre 2023, con centinaia di razzi partiti dalla striscia di Gaza, è stato rivendicato da Hamas, organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista, sunnita e fondamentalista. Si tratta di un’organismo che Unione Europea, Stati Uniti, lo stesso Israele e altri paesi considerano terroristico, dotato di un’ala militare e fondato nel 1987 come braccio operativo dei Fratelli Musulmani contro Tel Aviv durante la Prima Intifada. Negli anni ha commesso e rivendicato svariati attentati contro i civili israeliani, tra cui quello di Gerusalemme del 1997, quello di Rishon LeZion del 2002 (16 vittime civili ciascuno) e molti altri, provocando centinaia di morti tra civili e militari. Dagli Anni 2000 ha più volte attaccato Israele con razzi, venendo accusata da Human Rights Watch di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Nelle sue intenzioni c’è l’istituzione di uno Stato palestinese
Lo Statuto di Hamas propone il ritorno della Palestina alla sua condizione precoloniale e l’istituzione di uno Stato palestinese. L’organizzazione ha guadagnato molta popolarità nella società palestinese con l’istituzione di servizi ospedalieri, scuole e biblioteche in tutta la Striscia di Gaza. Il suo principale rivale politico è Fatah, che governa la Cisgiordania e che ha rinunciato all’uso della violenza e della lotta armata. A questa divisione di governo dell’area palestinese (Hamas nella Striscia e Fatah in Cisgiordania) si è arrivati nel 2007 durante la Guerra civile di Gaza. L’ultima grande ondata di scontri tra Hamas e Israele si è verificata nel 2021, ma da allora i lanci di razzi da parte dell’organizzazione islamista sono stati ricorrenti – così come le risposte con operazioni militari da parte di Tel Aviv.
L’attacco a Israele per «difendere la moschea al-Aqsa»..
Fino all’escalation del 7 ottobre, quando centinaia di razzi provenienti dalla Striscia di Gaza hanno raggiunto il Paese ebraico causando un bilancio di decine di vittime e feriti. Hamas ha dichiarato di aver compiuto questa azione per «mettere fine ai crimini di Israele», riferendosi alle «profanazioni» dei luoghi santi di Gerusalemme e al «rifiuto israeliano di liberare i nostri prigionieri». L’operazione dell’organizzazione è stata denominata Al-Aqsa’s flood, dal nome della moschea di Gerusalemme che il gruppo vuole difendere e che invece Israele osteggia da tempo. Si tratta del luogo di culto musulmano più grande della città, situato in un territorio governato da Tel Aviv ma rivendicato dai palestinesi come parte di un futuro stato di Palestina.
..e per lanciare un messaggio ai Paesi arabi
Il sospetto che dietro all’attacco ci siano altri obiettivi è però emerso sin da quando Hezbollah, organizzazione paramilitare islamista libanese, ha lodato l’operazione di Hamas definendola un messaggio ai Paesi arabi che si normalizzano con Israele. Secondo il gruppo terrorista, la Tempesta di Al-Aqsa è da intendersi come un monito per la comunità internazionale e il mondo arabo e musulmano, in particolare per quei Paesi che cercano la normalizzazione con Israele. Proprio pochi giorni prima, il 26 settembre, aveva avuto luogo la prima (storica) visita di un membro del governo israeliano in Arabia Saudita, con il ministro del Turismo Haim Katz che era atterrato a Riad per partecipare a un evento delle Nazioni Unite. Non solo. Sempre nella stessa giornata Nayef al Sudairi, inviato speciale saudita, era stato in visita in Cisgiordania per incontrare il ministro degli esteri palestinese Riyad al-Maliki. Citando, in un punto stampa con i giornalisti, quel piano che prevede la normalizzazione delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele in cambio del suo ritiro dalla Cisgiordania, da Gerusalemme Est, dalla Striscia di Gaza e dalle alture del Golan. Di qui il sospetto che l’avvicinamento tra i due paesi sia il punto centrale di tensione per tutta l’area e che il vero obiettivo dell’attacco di Hamas sia mandare un messaggio a Mohammed bin Salman.