Grillo, il tacito rinnovo del contratto con il M5s e le frecciatine a Conte

Tra maggio e giugno ben tre volte nella Capitale. Per Beppe Grillo, che a lungo era rimasto defilato, si tratta di un vero e proprio ritorno sulla scena politica. Ma è fuori strada chi pensa che questo attivismo sia figlio della querelle sul contratto di consulenza per la comunicazione siglato ad aprile 2022 e scaduto a maggio tra il garante e il M5s. Sì perché, a quanto apprende Lettera43, non c’è nessun accordo da chiudere e il motivo è molto semplice: la precedente intesa è stata stipulata con la clausola del “tacito rinnovo”. Il che significa anche, però, che non esiste neppure alcun termine temporale. Potrebbe protrarsi ad libitum? Non proprio, in realtà. Al nostro giornale viene infatti spiegato che «come ogni contratto, si regge sul consenso di entrambe le parti». Per il momento, comunque, il fondatore del Movimento può dormire sonni tranquilli, visto che neppure l’entità economica ha subito o subirà ritocchi. Una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 mila euro, sebbene non abbia mai trovato chiare conferme dal partito di Giuseppe Conte. Grillo dunque continuerà a essere il testimonial del M5s, il che prevede, come da accordi, la promozione di campagne e «strategie digitali», oltre alla produzione di contenuti audio e video. Ma anche l’organizzazione di eventi e iniziative politiche. Sia in Italia sia all’estero dove è prevista la partecipazione a convegni, tavole rotonde e «a incontri con personalità scientifiche e istituzionali».

Grillo, il tacito rinnovo del contratto con il M5s e le frecciatine a Conte
Beppe Grillo sul palco della manifestazione romana del 17 giugno (Imagoeconomica).

La polemica sulle «brigate di cittadinanza»

Non è stata dunque di “ansia da rinnovo” a dettare le ultime uscite del comico genovese alla manifestazione Cinque stelle organizzata sabato 17 giugno a Roma contro la precarietà del lavoro. Semmai ansia da prestazione. Anche se le polemiche, con l’Elevato che si è ripreso la scena, non accennano a placarsi. Tanto che si è dovuto piegare, non una ma ben due volte, a correggere il tiro. Segno dei tempi visto che il blog di Beppe in questi anni ha sempre fatto proseliti pure per i suoi post spesso sibillini e aperti a molteplici interpretazioni. Dopo l’appello alle «brigate di cittadinanza» con tanto di «passamontagna», infatti, il garante M5s ha prima postato una foto su Instagram di un uomo mascherato e t-shirt griffata Movimento e corredata da commenti per circoscrivere il senso delle sue parole in piazza («Brigata ‘Riparazione panchine’» e «Restiamo in attesa delle brigate dei tombini e dei marciapiedi») e poi ha diffuso un video con l’invito, seppure ironico, a fermarsi tutti: «Era una boutade», ha spiegato Grillo. «È possibile che prendiate tutto sul serio?».

Grillo torna a lanciare frecciate a Conte: cambio di leadership all’orizzonte?

Questa volta però il tema non è tanto prendere sul serio o meno Grillo, anche perché il comico ligure non è nuovo a sparate, quanto interrogarsi sulla ratio di queste sortite. Escluse le ragioni economiche, come detto, restano quelle più politiche che rimandano ai rapporti sempre altalenanti tra Beppe e il presidente pentastellato Giuseppe Conte, tema collegato, secondo alcuni, persino a un futuribile cambio di leadership. Una prospettiva che, in caso di flop alle Europee, lo stesso Elevato potrebbe in cuor suo auspicare. Il retropensiero si fa largo soprattutto tra i contiani di ferro. In diversi non hanno difficoltà, seppure off the record, a masticare amaro di fronte «all’ennesimo tentativo di gettare ombre su Conte» andato in scena sabato scorso. E il riferimento neanche tanto velato è a quella stoccata – «Raccogliete i progetti e mandateli a Conte. Conte prima o poi li capirà» – da parte del fondatore della chiesa dell’Altrove. Qualcuno non esclude che Grillo stia «preparando il terreno per spianare la strada a una leadership diversa, soprattutto se dopo le Amministrative pure il risultato delle Europee sarà deludente». E i nomi più gettonati sono quelli delle due ex sindache: «Raggi e Appendino, si sa», ragionano, «hanno sempre avuto il pieno sostegno del garante. Senza contare che sono grilline della prima ora e che potrebbero raddrizzare la barra». Una tesi che però tra i Cinque stelle che conoscono bene il fondatore si tende a escludere: «Non c’è nessuno più lontano di Beppe dalle strategie di palazzo. Non è proprio nella sua natura», replicano a Lettera43. Salvo poi aggiungere: «Potrebbero essere tesi messe in circolazione perché fanno comodo a qualcuno». A chi, al momento, non è dato saperlo. Ma si tratta comunque di affermazioni che aprono uno squarcio rispetto all’immagine di granitica compattezza che l’ex premier ha voluto e vuole assolutamente dare del Movimento, soprattutto dopo l’addio dei dimaiani e la fine del quotidiano controcanto al leader ai tempi del governo Draghi. Ma questo è un altro capitolo e, come è noto, nel M5s ogni giorno ha la sua pena.

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