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Governo a caccia delle risorse per la manovra. Conte: «Dalle accise un indegno bottino»
È tornato a parlare il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. Lo ha fatto attraverso un lungo post su Facebook. In questi giorni di polemiche che si rincorrono, i pentastellati hanno evitato di aprirne di nuove sulla scelta di Giorgia Meloni di rimediare al debito lasciato da un gruppo di turisti italiani in un ristorante albanese. Conte ha chiesto però di saldare «un conto molto più salato che chiama in gioco la inerzia e la diretta responsabilità della nostra premier, che per questo merita la più ferma critica. È un conto che cresce giorno dopo giorno e grava sulle spalle degli italiani». Il leader M5s ha puntato il dito sui «circa 2 miliardi di extragettito accantonati dal governo tra i giorni più frenetici di partenza e rientro dalle vacanze. Un tesoretto accumulato grazie all’Iva e alle accise sul carburante che, se calcolato da inizio anno, viene stimato intorno ai 4 miliardi di euro». Conte lo ha definito un «indegno bottino sottratto indebitamente ai cittadini» che va «restituito». E siccome si avvicina la sessione di manovra, ha mandato un avvertimento politico alla leader del centrodestra: «Non provare a trincerarti dietro la necessità di utilizzare questo extragettito per il taglio del cuneo fiscale. Quest’ultima è una misura già prevista, che va resa strutturale, che non può essere finanziata con questa appropriazione indebita fatta sulla pelle dei cittadini».

Pochi fondi per la manovra, al momento solo i 3 miliardi (stimati) sugli extraprofitti delle banche
Le risorse sono ancora tutte da trovare, al di là dei tre miliardi di euro che si stima possano derivare dalla tassazione sugli extraprofitti delle banche, la misura che ha prodotto tensioni fra Meloni e Antonio Tajani. Dopo un primo chiarimento, alla ripresa dei lavori ci sarà un nuovo confronto sulle modifiche che Forza Italia vuole apportare al decreto in parlamento: «Deducibilità. Una tantum. Esclusione delle piccole banche dal provvedimento», i punti cruciali ribaditi dal vicepremier e leader azzurro, assicurando che «non c’è stata alcuna pressione» dai figli di Silvio Berlusconi su un provvedimento che riguarderà anche Mediolanum.
Si parla di una manovra da 25-30 miliardi. Lo scenario sarà ovviamente più chiaro quando verrà varata la Nota di aggiornamento al Def entro fine settembre. Chi seguirà da vicino il dossier manovra ancora evita «previsioni da oroscopo», ma nella maggioranza non si nascondono le difficoltà a reperire risorse. I sindacati chiedono un incontro al governo, e le opposizioni già vanno all’attacco. Il segretario di +Europa Riccardo Magi commenta così gli ammanchi: «Mancano all’appello tra i 20 e i 30 miliardi, che Meloni e i patrioti cercheranno di reperire aumentando le tasse e aumentando il debito pubblico, lasciando intatti i privilegi delle corporazioni amiche. Ci opporremo all’aumento delle tasse e a un aumento debito pubblico».