Giulia Cecchettin, l’autopsia: è morta dissanguata subito dopo la lite

Sul corpo di Giulia Cecchettin sono state trovate tantissime ferite profonde per le coltellate ricevute. A rivelarlo è stata l’autopsia condotta sul cadavere della 22enne, uccisa a Vigonovo, in provincia di Venezia, prima di essere abbandonata sulle sponde del lago di Barcis. E qui, secondo quanto riscontrato dai medici della Uoc di Anatomia Patologica dell’università di Padova, è arrivata già morta. Giulia, secondo i medici, la causa del decesso è stato il dissanguamento dovuto alla recisione dell’aorta per una delle coltellate subite. I consulenti medico legali nominati dalla procura di Venezia e dalla famiglia della vittima e gli specialisti effettueranno altri controlli più approfonditi nella giornata di sabato 2 dicembre. L’esame è durato 7 ore.

I medici vogliono stabilire l’ora del decesso

L’obiettivo è quello di capire con precisione a che ora è morta Giulia Cecchettin, per il cui omicidio è accusato l’ex fidanzato Filippo Turetta, reo confesso. Tra i consulenti presenti c’è anche Stefano Vanin, entomologo forense, che ha affiancato il medico legale incaricato dalla procura, Guido Viel. Vanin ha il compito di datare la morte in base alle ferite presenti sul corpo e a ciò che è stato ritrovato all’interno.

LEGGI ANCHEOggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia

I funerali di Giulia slittati di qualche giorno

Originariamente sembrava che i funerali di Giulia potessero essere organizzati per sabato 2 dicembre. Ma in virtù dell’autopsia così ravvicinata e nell’eventualità, poi avveratasi, dell’esigenza di ulteriori controlli, sono stati rinviati di qualche giorno. Non appena saranno conclusi gli esami, il padre della 22enne, Gino Cecchettin, deciderà quando saranno celebrati. L’avvocato della famiglia della studentessa ha ipotizzato, nei giorni precedenti all’autopsia, che possano essere fatti tra lunedì 4 e martedì 5 dicembre. Nelle stesse ore del rinvio, è saltato l’incontro tra Filippo Turetta e i propri genitori in carcere, per l’esigenza di un adeguato supporto psicologico.

Powered by WordPress and MasterTemplate