Gianluca Vacchi, l’addio a Ima vale circa 230 milioni di euro

Gianluca Vacchi, dj e influencer che va per la maggiore sui social, è un ottimo venditore di se stesso, e quel che dice di solito viene preso dai media come oro colato. Così, magari per nascondere anche qualche disavventura del recente passato (compresa la lite con il fratello Bernardo che gli ha fatto pignorare alcuni asset), ha dato grande riscontro alla sua possibile uscita dalla Ima, l’azienda leader mondiale nella produzione di macchine automatiche per confezionare prodotti farmaceutici dove è consocio con suo cugino Alberto che ne è azionista di riferimento e guida operativa. Prezzo dell’addio da capogiro. Per la sua partecipazione del 13,1 per cento Gianluca ha fatto sapere che incasserà oltre 600 milioni: un fiume di denaro con cui finanziare nuove e si spera più fortunate avventure imprenditoriali rispetto a quelle di recente avviate, nonché un tenore di vita di cui l’influencer non nasconde certo i costosi eccessi.

Gianluca Vacchi, l'addio a Ima vale circa 230 milioni di euro
Alberto Vacchi, Ceo di Ima (Imagoeconomica).

La quota di Gianluca Vacchi in realtà vale intorno ai 230 milioni

Siccome però il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, bastava dare un occhio ai numeri di Ima per scoprire il bluff. Il gruppo infatti, sulla base dei conti fatti quando il fondo americano Bdt & Msd Partners ne ha rilevato il 45 per cento, ha sì infatti un valore di impresa di oltre 6 miliardi di euro, ma che si riduce a 2 se si tolgono i 4 miliardi di debiti. Ciò fa sì che la quota di Gianluca non valga i 600 milioni fatti balenare come sicuro incasso, ma una cifra che si aggira intorno ai 230. «Buttali via» potrebbe commentare qualcuno rilevando che comunque si tratta sempre di un bel gruzzolo. Giusto, ma se si pensa che la società di Gianluca hanno sulle spalle un debito di quasi 100 milioni (soldi che gli sono stati prestati da Unicredit e Agorà Finance) contratto quando i tassi stavano quasi a zero, e su cui ora la loro impennata gli costa quasi 5 milioni all’anno di interesse, più un po’ di fatture di fornitori non pagate, alla fine non resta molta trippa per gatti. Tale forse da non evitare al simpatico influencer bolognese la necessità di una spending review.

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