G20, nel 2022 spesi oltre mille miliardi per i combustibili fossili

I Paesi del G20 continuano a investire cifre record di denaro pubblico nei combustibili fossili. Nonostante i numerosi colloqui per ridurre le emissioni e salvaguardare il pianeta. È quanto emerge da un nuovo studio dell’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (IISD), secondo cui le maggiori economie del mondo hanno stanziato circa 1,4 mila miliardi di euro soltanto nel 2022 per carbone, gas e petrolio. È oltre due volte quanto speso nel 2019, due anni prima degli accordi della Cop26 di Glasgow. «I governi hanno nelle loro mani il potere per invertire la rotta», ha spiegato Tara Laan, autrice principale dello studio. «È cruciale inserire all’ordine del giorno del forum di Nuova Delhi (a settembre, ndr.) l’analisi di tali sussidi».

G20, i dettagli del denaro speso per finanziare l’industria dei combustibili fossili

Scendendo nel dettaglio, il rapporto dell’IISD ha sottolineato come circa mille miliardi siano stati spesi in sussidi per l’industria dei combustibili fossili. Si aggiungono poi 322 miliardi in investimenti da parte delle imprese statali e ulteriori 50 miliardi in prestiti delle istituzioni finanziarie pubbliche. Si tratta del 75 per cento degli interi sussidi per il settore energetico a livello globale. Come mai i Paesi del G20 continuano a stanziare così tanti soldi nonostante si siano impegnati a salvaguardare la salute del pianeta? Il rapporto dell’IISD ha provato a dare una spiegazione con l’aumento del costo della vita, soprattutto a seguito della pandemia da Covid-19 e della guerra in Ucraina, cui è seguita una seria crisi energetica mondiale.

È oltre il doppio del 2019, nonostante gli accordi della Cop26. Così i Paesi del G20 finanziano ancora gas, carbone e petrolio.
Nel 2022 i Paesi del G20 hanno speso oltre mille miliardi per i combustibili fossili (Getty Images).

Il rapporto dell’IISD sui combustibili fossili nei Paesi del G20 ha anche proposto alcune misure per frenare quanto prima le emissioni. «I governi dovrebbero dare priorità alle riforme e alla transizione energetica», hanno sottolineato gli scienziati. «Occorre proteggere i più vulnerabili e migliorare la vita delle persone». Hanno anche suggerito una carbon tax più elevata, pari a 25-50 euro per tonnellata di gas serra, tramite cui potrebbero ricavare circa mille miliardi in appena un anno. L’IISD ha inoltre invitato i leader del G20 a porre fine ai sussidi entro il 2025 per i Paesi più ricchi ed entro fine secolo per tutti gli altri.

I primi allarmi già in alcuni studi del 2022

Il rapporto sui combustibili fossili nei Paesi del G20 giunge però a seguito di ulteriori studi precedenti. Già nel febbraio 2022, come ha ricordato il Guardian, l’Agenzia internazionale per l’energia aveva individuato un «segnale preoccupante per la transizione energetica». Nel giugno dello stesso anno, la Banca Mondiale aveva sottolineato una «sottovalutazione delle emissioni di gas serra da parte dei governi». Gli scienziati sottolineano infatti che l’inquinamento atmosferico uccide fino a 10 milioni di persone l’anno. Le tossine infatti possono danneggiare i polmoni e gli organi, causando danni permanenti e potenzialmente letali. È quanto sta avvenendo in Indonesia, a Giacarta, dove anche il presidente Widodo ha accusato problemi di natura respiratoria dovuti alle emissioni. Ingenti le ripercussioni sulla crisi climatica, con un sostanziale innalzamento delle temperature e l’aumento dei fenomeni estremi.

È oltre il doppio del 2019, nonostante gli accordi della Cop26. Così i Paesi del G20 finanziano ancora gas, carbone e petrolio.
L’inondazione in Emilia Romagna (Getty Images).
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